LA SALUTE PUÒ ATTENDERE

Se per i cittadini poveri la lunga lista d’attesa per un esame medico è già una vergogna, per gli operai esposti a materiali cancerogeni, a malattie professionali e infortuni ogni ritardo è un potenziale omicidio. L’esempio di un operaio di Acciaierie d’Italia, Ex ILVA Taranto.
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Se per i cittadini poveri la lunga lista d’attesa per un esame medico è già una vergogna, per gli operai esposti a materiali cancerogeni, a malattie professionali e infortuni ogni ritardo è un potenziale omicidio. L’esempio di un operaio di Acciaierie d’Italia, Ex ILVA Taranto.

Nelle condizioni oggi date di produzione capitalistica, per gli operai la tutela della salute è un miraggio, la prevenzione è una scommessa persa in partenza, la cura di una eventuale malattia è una sfinente corsa a ostacoli contro il tempo, la guarigione è un’illusione, la sofferenza e la morte sono inevitabili compagne di viaggio. Gli operai non solo hanno molte più probabilità di ammalarsi di un professore o un preside, di un bancario o un banchiere, di un onorevole o un ministro, ma hanno anche molte meno possibilità di curarsi bene e in tempo.
Emblematica è la condizione degli operai di Acciaierie d’Italia, l’ex Ilva, costretti a lavorare in fabbriche dove il rischio di malattia professionale, di infortunio e di morte è altissimo. Esemplare il caso di Piero Vernile, operaio dello stabilimento siderurgico ex Ilva di Taranto, che avverte dolori alla schiena: vista l’attività che svolge il medico gli ha prescritto una risonanza per capirne la causa. L’operaio si è recato a un Centro unico prenotazione (Cup) per fissare una risonanza magnetica senza contrasto al rachide dorsale e ha ottenuto il primo accesso al 27 marzo 2027 all’ospedale di Castellaneta (Ta)!
È una notizia che riporta l’Ansa, l’agenzia di stampa più nota e diffusa in Italia, la quale riferisce le seguenti parole dell’operaio: “Come si fa a non lamentarsi della sanità pugliese? Oggi vado al Cup per prenotare una risonanza e mi danno la prima disponibilità per il 27 marzo 2027. Ma vi sembra una cosa normale? E come dire alle persone: andate altrove e a pagamento. È una vergogna. Sono schifato. La politica non fa nulla, solo chiacchiere da salotto e campagne elettorali. Noi lavoratori dell’ex Ilva siamo esposti a cancerogeni, chissà se tra due anni sarò ancora vivo. Questa è la Puglia e questo è lo Stato italiano”. Per l’Ansa due anni per una risonanza costituiscono una “notizia”, perciò la pubblica e si limita a questo. Per il giornalista estensore del breve comunicato fa gioco circoscrivere il problema a un ambito regionale o a un “difetto” dello Stato italiano e far finire tutto là. Però l’operaio dice parole chiare: i lavoratori, cioè gli operai, sono esposti a materiali cancerogeni, sborsando diverse centinaia di euro la risonanza si fa altrove e subito, la politica non fa nulla, solo chiacchiere da salotto e campagne elettorali. Balza netta la distanza fra gli operai che consumano il corpo su linee sempre più veloci per garantire il profitto agli azionisti e gli sproloqui dei politici di turno al potere (oggi Meloni e soci, ieri altri, domani altri ancora, di uguale o diverso colore ma tutti con pari intenzioni) sulla riduzione delle liste di attesa, emerge chiara la diversità fra gli operai che si rovinano la salute in ambienti sempre più malsani per assicurare la bella vita a padroni rapaci e i sindacalisti che ostacolano nei fatti ogni sforzo operaio per alzare i salari, spicca immediata la lontananza fra gli operai che crepano ogni giorno per un salario da fame e i garzoni dei padroni, siano essi giornalisti, professori, artisti o altri, sempre pronti ad abbellirne modo di produzione, società e cultura.
La particolarità degli operai nella esposizione del proprio corpo e della propria salute all’inquinamento ambientale emerge nettamente anche dove appare, pure in buona fede, misconosciuto e confuso. È il caso di un manifesto, peraltro apprezzabile, che un gruppo di cittadini e realtà associative di Taranto ha fatto affiggere in città con la scritta: “Su tutte le malattie e le morti dovute all’inquinamento industriale restano, indelebili, le vostre impronte digitali. Rappresentanti dello Stato italiano vergognatevi”. Accanto una vignetta con la caricatura del primo ministro Giorgia Meloni e le ciminiere fumanti dell’ex Ilva. Tra le associazioni firmatarie del manifesto ci sono il Comitato Cittadini e lavoratori liberi e pensanti, il sindacato Lmo-Lavoratori metalmeccanici organizzati, il Comitato per la difesa del territorio jonico, il Comitato Donne e Futuro per Taranto libera e il Comitato Quartiere Tamburi. Le associazioni contestano l’ultimo decreto governativo sul complesso siderurgico di Taranto, approvato e convertito definitivamente in legge dalla Camera dei deputati, confermando il testo licenziato dal Senato, che prevede il trasferimento, da Ilva in amministrazione straordinaria ad Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria, di 400 milioni di euro, prima stanziati e previsti per la bonifica ambientale nella fabbrica, per continuare l’attività produttiva dello stabilimento siderurgico in attesa del passaggio nelle mani del nuovo padrone privato. Per Massimo Castellana dell’associazione Genitori Tarantini “si tratta di un decreto indegno contro la salute dei cittadini, contro la salubrità ambientale, contro la dignità di un territorio che sembra essere distaccato dal resto d’Italia, quasi fosse un possedimento”. Secondo Castellana “questo decreto sembrerebbe prendere atto delle conclusioni della Corte di giustizia dell’Ue, ma in realtà va in direzione diametralmente opposta in quanto richiama limiti di emissioni contenuti nel decreto legislativo del 2010 del governo Berlusconi, che imponeva, appunto, livelli molto alti”. Ebbene, anche dove la presenza degli operai appare confusa con quella di tutti i “cittadini”, è evidente che non è così. Se l’inquinamento è industriale, come si legge sul manifesto, i primi “cittadini” a esserne colpiti sono proprio gli operai, i più vicini alle fonti di inquinamento, i primi a essere a contatto quotidiano con le emissioni nocive e gli ultimi a potersi curare dai loro effetti negativi sulla salute.
Ma da tale particolarità discende anche una maggiore responsabilità, un più forte impegno per gli operai nel farsi carico di difendere la propria salute e, quindi, quella della collettività dalle cause economiche e sociali dell’inquinamento, la ricerca del massimo profitto da parte dei capitalisti di turno sottomettendo a tale fine gli operai e l’ambiente in cui essi producono e vivono. Un impegno, per gli operai tarantini, anche nei confronti del prossimo padrone dell’ex Ilva.
L.R.

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