BERTINOTTI: A CIASCUNO IL SUO GHETTO

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Spodestato dallo scranno di Presidente della Camera, Bertinotti si e’ subito rimesso in bocca il sigaro alla Che Guevara[k] e, fattosi paladino di disoccupati e salariati al minimo, presenta come punto forte del suo programma elettorale, il “salario sociale”[k].
Ad illustrare la proposta di legge, gia’ depositata in Parlamento, nientemeno che Zipponi, Responsabile Nazionale del Lavoro del PRC, gia’ esponente del sindacalismo compiacente (coi padroni), tagliatore di teste nelle fabbriche, (esuberi) e firmatario di contratti che hanno spinto il salario italiano all’ultimo posto in Europa.
Rifondazione propone per i prossimi 3 anni un reddito sociale per i disoccupati di 708 euro lordi al mese, (8.500 l’anno), e per gli occupati che prendono meno di questa cifra, un integrazione sociale che porti anche i loro salari a 708 euro lordi al mese.
A parte ogni considerazione sull’entita’ della cifra e della sua valenza di soli 3 anni, quale prospettiva si da’ con questa proposta ai disoccupati ed ai salariati al minimo? Di sopravvivere facendo i salti mortali per tutta la vita? Di agire nell’illegalita’ per poi essere additati come ladri o delinquenti?
Quella di Rifondazione non e’ solo una trovata elettorale a caccia di voti. Questo falso partito comunista si prodiga perche’ agli operai, ai sottoproletari e semiproletari, venga garantito a ciascuno il proprio ghetto, nel rapporto con la produzione e in definitiva nella collocazione sociale.
Agli operai la galera delle fabbriche, dei cantieri, dei lavori peggio pagati e senza prevenzione.
Ai disoccupati una vita ai margini, fatta di stenti, senza sussidi e se c’e’, e’ pure miserabile.
Con le proposte di Rifondazione, ai disoccupati non resta che sperare, di avere anche loro prima o poi, il “privilegio[k] di un padrone che li sfrutti in cambio di un salario!

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