OPERAI E CAMERIERI
Anche se e’ passato gia’ molto tempo dal loro allontanamento dalla fabbrica , noi operai abbiamo accolto con entusiasmo la sentenza favorevole a Giovanni Barrozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli della Fiom-CGIL.
La notizia della sentenza favorevole ai tre compagni licenziati non e’ andata giu’ non solo alla Fiat ma anche a personaggi che nulla hanno a che fare con gli interessi di noi operai.
La Fiat che ha fatto e continua a fare quello che vuole ha gia’ annunciato che non fara’ rientrare in fabbrica Giovanni, Antonio e Marco fino alla sentenza di cassazione e i suoi camerieri si sono subito mobilitati per dargli una mano.
Angeletti, segretario nazionale della Uil, infatti, ha subito dichiarato che: “non ritiene sia un errore la decisione del lingotto di non far lavorare i tre operai reintegrati dall’ultima sentenza del tribunale di Potenza”.
Il segretario provinciale della Uilm Tortorelli ha affermato : “qualcuno ha smarrito la vera funzione sindacale”. Ovviamente non rivolgendosi al segretario Angeletti ma alla Fiom.
Non c’e’ dubbio che la loro carriera potrebbero farla anche fuori dal sindacato.
Il primo potrebbe far parte benissimo del consiglio di amministrazione della Fiat.
Il secondo potrebbe magari fare il suo portaborse.
Anche il segretario nazionale della Uilm, Palombella, dovrebbe almeno un pochino vergognarsi.
Al posto di sorreggere i lavoratori licenziati e reintegrati, da’ manforte ai suoi soci e capovolge la realta’.
Dal suo pulpito accusa la Fiom di essere riuscita a far licenziare Giovanni, Antonio e Marco.
Afferma: “Un sindacato come quello dei metalmeccanici della Cgil e’ riuscito a far licenziare tre lavoratori e dopo due anni grida alla vittoria per essere riuscita a farli riassumere. Se questo e’ vincere…”
Probabilmente secondo il suo punto di vista la Fiom non ha saputo domare sufficientemente i tre lavoratori e il padrone non c[k]entra niente con i licenziamenti.
Quando gli operai scioperavano contro gli aumenti dei ritmi e dei carichi di lavoro, cosa che ha fatto scattare il licenziamento dei nostri tre compagni, i due delegati dovevano svignarsela e fare come tanti altri.
Ha probabilmente anche voluto far capire che i suoi delegati sono addestrati e non saranno mai licenziati.
Sono gli stessi delegati che in fabbrica non lavorano mai e firmano di tutto affinche’ continuino a non farlo e gli operai lo facciano al posto loro?
Stia tranquillo Palombella, al di la’ delle sue prediche, i delegati, disposti a tutto pur di continuare a far niente, non saranno mai licenziati!
Il ricorso della Fiat presso il tribunale di Melfi (che ha anticipato il ricorso in appello), invece di essere accolto, poteva essere bocciato, se alcuni delegati filo padronali della Fismic, opportunamente addomesticati dal loro segretario nazionale Di Maulo, non avessero ritrattato quello che avevano sostenuto inizialmente a favore dei lavoratori licenziati.
Anche il segretario della Fim Zenga (che ultimamente ha accolto a braccia aperte fra le sue fila tre delegati della Fiom che per continuare a non fare niente in fabbrica sono passati nella sua parrocchia e adesso sono in buona compagnia) e’ intervenuto.
Anche lui non e’ intervenuto per difendere i tre lavoratori licenziati e reintegrati ma per attaccare la Fiom.
Egli accusa la Fiom “di doppiezza politica” continua e ribadisce “ci sono almeno sei Fiom: quella che dice di no al contratto nazionale Fiat, quella che dice di no agli accordi per Pomigliano, Grugliasco, Mirafiori e Melfi, smentendo la posizione della sua stessa Rsu, ma anche quella che, al di fuori del recinto Fiat, non si fa scrupolo di firmare accordi in deroga al contratto nazionale, come nel caso della Lear di Caivano o dell’Alenia di Nola, che prevedono clausole piu’ che peggiorative delle intese siglate in Fiat”.
Noi siamo contro tutti quelli che firmano porcherie per mantenere i propri privilegi in cambio di fantomatici miglioramenti per noi operai, quindi anche contro chi firma “accordi che prevedono clausole piu’ che peggiorative” come afferma Zenga.
Ci chiediamo: oltre alle intese siglate a Melfi da Zenga che danno alla Fiat la possibilita’ di ridurre le pause e aumentare i ritmi di lavoro cosa ha fatto la Fim alla Lear di Caivano e all’Alenia di Nola?
Siamo sicuri che la risposta non puo’ essere un’altra: ha sostenuto quello che hanno firmato alcuni responsabili Fiom, “accordi che prevedono clausole piu’ che peggiorative” come afferma lo stesso Zenga!
Altro che difensori degli interessi operai, questi signori, che continuano imperterriti a imbrogliare gli operai, meriterebbero di essere presi a calci in culo!
In questo quadro e con questi personaggi la Fiat si fa ancora piu’ forte e, invece di rispettare la sentenza dei giudici (dato che nel nostro paese ha sempre fatto quello che vuole), ha gia’ deciso che i lavoratori reintegrati non dovranno rientrare in fabbrica fino alla sentenza di cassazione, sperando che gli sia favorevole, come e’ successo per Tonino Innocenti ex delegato della Fiom-Cgil.
La strada delle cause, dei ricorsi, dei controricorsi sta dimostrando i suoi limiti. Noi operai per poter rientrare in fabbrica dobbiamo aspettare tempi lunghissimi, sperare che nel frattempo le norme e le leggi non cambino ulteriormente in favore dei padroni. Ed e’ probabile, considerato il periodo che stiamo vivendo, che questo avvenga in tempi stretti. L’alternativa ci sarebbe: gli operai dovrebbero far presto e organizzarsi in proprio. Ovviamente questo non potra’ avvenire se tutti noi operai non iniziamo a prendere le distanze dai soggetti che non hanno nulla a che vedere con i nostri interessi. Solo la lotta collettiva e di massa di noi operai puo’ difendere i nostri compagni licenziati.
Alcuni Operai della Fiat di Melfi
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