dicono loro, di estendere la lotta manco a parlarne. Troppo pericoloso per lui e quelli come lui approvare iniziative di lotta che rischiano di escluderli dall[k]agognato [k]tavolo delle trattative[k], il banchetto padronale dove schiavisti e mediatori di manodopera dell[k]era moderna, si scambiano a vicenda privilegi, favori, riconoscenza e legittimazione reciproca in virtu’ del mantenimento dello stato di cose : lo sfruttamento di classe. Ma comunque nonostante il boicottaggio anche da soli un bel danno lo abbiamo fatto. Alla fine anche patron Montorsi ha capito che non poteva fare a meno della [k]recalcitrante[k] Fiom. La Fiom stessa che pochi giorni prima era stata lasciata al tavolo da sola, dopo l[k]abbandono della trattativa da parte dell[k]azienda, ora necessariamente diventa l[k]interlocutore essenziale e necessario perche’ essa e solo essa e’ in grado di manipolare la forza degli operai ormai diventata potente e incontenibile. Per arrivare a questo scontro sono serviti tre anni di dispersione tra colleghi, rinunce economiche, esclusione sociale, e in ultimo la procedura di mobilita’ coatta. Per smobilitare una lotta simile,con queste profonde ragioni, ci volevano i dirigenti Fiom, visto che Fim e Uilm contano come il due di picche. Cedere a tutte le richieste degli operai sarebbe disonorevole per Montorsi e Confindustria, sarebbe un esempio, un pericoloso esempio per altre migliaia di operai e lavoratori della provincia e non,con gli ammortizzatori sociali agli sgoccioli. Sarebbe la fine di un[k]epoca fatta di accordi a perdere, si aprirebbe la strada a nuove lotte, coraggiose e capaci di resistere alle scelte dei padroni. Montorsi avra’ pensato .Ma questa operazione gli costera’, se non cede alle richieste principali, la lotta continua senza tregua, si tornerebbe daccapo, ma con un problema in piu’, non potra’ piu’ utilizzare la burocrazia Fiom per tenere a bada gli operai. Naturalmente anche la burocrazia e’ cosciente del fatto che qui si gioca una fetta di credibilita’ comunque gia’ minata da tempo,non puo’ ignorare o peggio raggirare una lotta cosi radicale. Certo l[k]accordo raggiunto poteva essere piu’ favorevole, ma sappiamo bene che chi oggi tratta per conto degli operai e’ piu’ predisposto ad ascoltare i problemi del padrone, piuttosto che usare fino in fondo la forza messa in campo. Alla grande mobilitazione operaia non e’ corrisposta un organizzazione adeguata. Le stesse RSU (a parte un paio di componenti) sono state incapaci di esprimere le vere posizioni degli operai in lotta, sono schierate sempre su posizioni [k]morbide[k] e concertative, contrastano e condannano le posizioni dei piu’ combattivi nelle assemblee, con il silenzioassenso hanno avvallato in passato la repressione aziendale nei confronti degli stessi compagni di organizzazione. A parte questi pessimi elementi,c[k]e’ la sinistra Fiom che pur avendo strumenti di critica maggiori, pur essendo costantemente presente nella lotta, e fornendo un supporto logistico non indifferente, non e’ riuscita a contrastare gli arretramenti della propria organizzazione, pur essendone interni anche con incarichi di rilievo,ma in minoranza. L[k]accordo raggiunto ci e’ costato tanti sacrifici economici e personali, e a parte tutte le [k]realta’[k] che hanno portato la loro solidarieta’, abbiamo dovuto lottare come si puo’ vedere anche contro tanti altri [k]nemici[k], sindacalisti venduti e in malafede assoluta, istituzioni, giornali e televisioni. Tutti questi adesso salutano con orgoglio ed entusiasmo il raggiungimento dell[k]accordo. Ipocriti !! Avrebbero preferito in realta’ vederci sconfitti e umiliati, magari per starnazzare ai quattro venti i soliti [k]luoghi comuni[k] della propaganda borghese, secondo cui la classe operaia non esiste piu’, non e’ stato cosi!! Gli operai solo per il fatto di ribellarsi hanno gia’ vinto, almeno in coscienza e dignita’, solo per il fatto di resistere dimostrano di esistere. In realta’ avevano paura che il fuoco acceso alla Terim potes
se allargarsi e sollevare una ribellione operaia di ben piu’ vaste proporzioni. Ma non e’ detto che cio’ non accada. Questo e’ il pericolo che abbiamo rappresentato, questo e’ cio’ che abbiamo fatto!
Anche su questa vicenda di lotta concreta reale, sul campo, i [k]soloni[k] del comunismo, i teorici da scrivania, per la maggior parte estranei alla condizione operaia, e ignoranti delle varie dinamiche e variabili che possono susseguirsi nel corso di una lotta, capaci solo di pontificare dalla comoda poltrona del salotto, avranno certamente osservazioni e critiche da rivolgere[k]sempre [k]col senno di poi[k], comodo e facile no? Che continuino a guardare il dito anziche’ la luna.
Un gruppo di operai Terim
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