Montefibre, a due mesi dalla sentenza
19 maggio 2012
Christian Elia
Trenta anni, per sentirsi dare una risposta. Il giudice monocratico, Daniela Critelli, ha reso noto alle parti che il verdetto del processo per le vittime sul lavoro dello stabilimento chimico Montefibre dovra’ essere emanato entro il prossimo 30 luglio.
Sono ottantatre’, le vittime, otto gli imputati, che rischiano da due a cinque anni di carcere. Le condanne, qualora venisse dimostrata la responsabilita’ degli imputati, possono essere ritenute leggere. Niente in confronto, pero’, al terrore delle vittime sulle voci di prescrizione che erano circolate negli ambienti del tribunale di Nola. Dodici anni di inchiesta, infatti, potevano evaporare in un nulla di fatto.
Il grande stabilimento chimico, arrivato nella Campania profonda, con le sue promesse di lavoro, stabilita’ e futuro, si e’ rivelato un killer spietato. Il cancro si e’ portato via i suoi operai. Le loro vedove, nell[k]ultimo dibattimento del 7 marzo scorso, avevano manifestato la loro rabbia con un sit in silenzioso davanti al portone dell[k]aula di giustizia.
La Montefibre S.p.A., abbreviazione di Montedison Fibre, e’ stata per anni una delle maggiori aziende italiane. Nata nel 1972, dalla fusione di realta’ differenti, aveva stabilimenti in tutta Italia: Ch[k]tillon, Vercelli, Porto Marghera, Pallanza, Ivrea, Terni e Acerra, che aveva sostituito il vecchio impianto di Casoria. Dove si producevano poliesteri. E dove gli operai si ammalavano di cancro.
Su questo indaga la procura e deve pronunciarsi il tribunale: il giudice Critelli aveva fissato la conclusione dell[k]indagine per l[k]8 maggio, quando gli esperti nominati dal tribunale avrebbero dovuto presentare i risultati della perizia. Conclusioni che sarebbero state quindi dibattute nell[k]udienza successiva fissata, appunto, per ieri, 17 maggio 2012.
Sono otto gli imputati: sei ex direttori ( Giovanni Elefante, Roberto Paolantoni, Gennaro Ferrentino, Luigi Patron, Raffaele Greco e Giuseppe Starace) e due medici aziendali del grande impianto chimico, per ognuno dei quali il pm Giuseppe Cimmarotta ha chiesto condanne da due a cinque anni di reclusione. La perizia deve essere depositata entro il 23 giugno. A quel punto il processo subira’ un[k]accelerazione finale: quattro udienze di fila ogni settimana, fino al 30 luglio.
Il pm, il 4 aprile del 2011 aveva chiesto al giudice oltre 23 anni complessivi di carcere per i sei direttori del grande stabilimento chimico e per i due medici aziendali, tutti accusati di omicidio colposo plurimo, disastro colposo e omissione delle cautele antinfortunistiche. Il dibattimento vero e proprio era iniziato nel 2007 ma l[k]apertura dell[k]inchiesta da parte della procura di Nola risale a molto tempo prima, al 2001.
Una fase che ha visto la costituzione in giudizio di ben 200 parti civili, cioe’ i parenti degli operai morti a causa di tumori ai polmoni, alla laringe e per mesotelioma pelvico. Per questo motivo il pm, sollecitato dai legali dei familiari delle vittime, Diego Abate e Pietro Striano, aveva chiesto di condannare i vari direttori dell[k]impianto chimico. La lunga attesa, entro il 30 luglio, finira’.
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