Per il dibattito sull’articolo sulle banche.
Spett.le redazione,
sul numero Numero97-12 di Operai Contro, lunedi scorso, e’ apparso un articolo firmato da Pino sul [k]Consenso a Monti[k]. L’autore giustamente attacca il Governo Monti, il suo presunto consenso, ma soprattutto mostra tutta la sua contrarieta’ a [k]fare sacrifici[k] che vengono presentati come equi e necessari alla salvezza di tutti, quando invece servono [k]per salvare i soldi dei ricchi amici intoccabili[k].
Tuttavia, quando l’articolo prende in considerazione le banche, vi sono espressi dei giudizi che non mi possono trovare d’accordo e che di fronte ai vostri lettori, soprattutto operai, meritano un necessario chiarimento. L’autore differenzia tra [k]banche d’affari[k] e [k]banche di risparmio[k]. In estrema sintesi, le prime [k]cattive[k] perche’ dedite alla speculazione, le seconde [k]buone[k] perche’ invece tutelerebbero il risparmio a loro affidato prestando denaro solo a imprese e persone affidabili.
Quella dei padroni buoni e padroni cattivi e’ una vecchia storiella utile solo a tenere gli operai sottomessi per il resto dei loro giorni. Circa poi la sottospecie padronale dei banchieri me la vorrei risolvere per brevita’ con il celebre aforisma di B. Brecht: [k]Cos’e’ rapinare una banca a paragone del fondare una banca?[k]
Il capitale non e’ invero ne’ buono, ne’ cattivo, solo che per agire in quanto capitale, deve valorizzarsi ovvero passare da D a D’, maggiore di D di una certa differenza positiva, ΔD. Cio’ non avviene per miracolo, ma a seguito dell’appropriazione di lavoro operaio non pagato da parte del capitalista industriale (anche di quello ritenuto piu’ buono), dal plusvalore operaio. Questa e’ la unica vera fonte del profitto industriale.
In fin dei conti l’unico padrone buono e’ quello che non esiste e non perche’ sono tutti cattivi, ma perche’ non agirebbe con il denaro da capitalista, capitale impersonificato.
Nel mondo del credito, delle banche, quel ΔD prende il nome di interesse. Quell’interesse che il capitalista banchiere delle banche di Risparmio dovrebbe garantire, secondo Pino, ai suoi correntisti, ma, aggiungo io, anche al proprio capitale monetario e a quello degli azionisti. Apparentemente questa valorizzazione sembra non passare attraverso lo sfruttamento degli operai, ma invero e’ proprio una parte del profitto industriale, quella parte che il capitalista industriale riconosce al capitalista monetario, banchiere della cassa di risparmio, ma anche di quella di investimento, per il denaro ricevuto in prestito.
Rimarrebbero infine da fare delle considerazioni circa le ragioni della crisi che Pino attribuisce proprio al fatto che negli ultimi 30anni le banche [k]si sono trasformate da quelle che erano[k], ma la discussione andrebbe troppo per le lunghe. E forse da quello che ho scritto sopra si puo’ intuire che se intoppo nel funzionamento del capitale c’e’ stato, generando la crisi, questo va cercato all’origine, nella produzione delle merci e nel loro scambio, e non nel credito. Ma in questo Pino, a dire il vero, si trova in buona compagnia: dalla sinistra alternativa (come quella del No Debito), fino ai gruppi dell’estrema destra, passando per quelli del[k]signoraggio[k]. Tutti a indicare nella finanza globale, nella Bce e nelle banche in generale il nemico principale se non unico, per salvare invece il capitalismo industriale, quello [k]buono[k] naturalmente. Pino forse voleva solo salvare i propri risparmi di una vita, ma ha scatenato in me voglia di chiarezza, non me ne vorra’.
Roberto
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