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Modugno – Ancora lavoratori fuori dalle fabbriche a protestare, ancora un braccio di ferro tra metalmeccanici e gruppo Fiat. Anche questa volta il teatro dello scontro e’ lo stabilimento barese della Magnetti Marelli, in cui in tarda mattinata ad un operaio e’ stato negato l’accesso per un cambio unilaterale del suo orario di lavoro.
“E’ una vera rappresaglia contro i dipendenti – accusano in coro i rappresentanti – attuata colpendo un uomo simbolo della nostra azienda”. Giovanni Spilotros, operaio del reparto affilatura, da quarantun’anni in MM e rappresentante Fiom-Cgil si e’ visto oggi respingere ai cancelli. I datori gli avevano espresso l’intenzione di spostarlo dal turno occupato da sempre, senza necessita’ particolari secondo le sigle sindacali e oltretutto senza alcuna comunicazione scritta, eccezion fatta per un sommario avviso su un tabellone interno. Proprio mentre le Rsa raggiungevano l’ingresso per dar man forte al lavoratore, i colleghi hanno deciso autonomamente di lasciare il proprio posto come gesto di solidarieta’. “Ha aderito volontariamente almeno il 90% degli operai di turno, a prescindere dalla propria tessera – ci dicono Francesco Zenga (Fiom-Cgil) e Antonio De Stasio (Fim-Cisl) – e molti continuano ancora ad uscire. Ci fermeremo per le otto ore del secondo turno, di quello notturno e del primo di martedi, per poi calendarizzare uno sciopero a scacchiera interno”. “Questa solidarieta’ dei colleghi mi inorgoglisce – commenta Spilotros – qui l’unita’ sindacale e’ massima e questa giornata lo dimostra ancora una volta”.
Quest’ultimo episodio pare inserirsi, secondo le sigle dei metalmeccanici, in un quadro di forte pressione da parte del gruppo Fiat nei confronti dei propri dipendenti. “E’ dal primo gennaio di quest’anno che le cose sono ancor piu’ degenerate. Giocano a metterci gli uni contro gli altri, colpendo i sindacati per dare una lezione a tutti e servendosi pure di qualche “servo sciocco” che gioca a spaccare dall’interno l’unita’ degli operai”. “Vogliono giustificare le perdite con la repressione – aggiunge Mimmo Reno’ della Uilm – La direzione ci deve fornire le cifre attuali della nostra produzione. Se fossimo stati in periodi di importanti commesse (“con i clienti fuori dai cancelli ad aspettare” dicono all’unisono i confederali) non avrebbero mai messo in campo certi comportamenti”. La scelta di incrociare le braccia richiama un episodio simile di fine 2011, quando ad un altro cambio di turno arbitrario nel reparto meccatronica i colleghi risposero con lo sciopero, costringendo l’azienda a ritirare la scelta. Pochi giorni fa, ancora una manifestazione per la difesa dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori aveva unito le forze sindacali fuori dai cancelli.
L’aria in Magneti Marelli si fa sempre piu’ pesante. I volti tirati degli operai che parlano di “invivibilita’ sempre piu’ forte”, “di modello Marchionne diffuso”, paiono essere il vero marchio di fabbrica. Dal gruppo Fiat, per ora, non e’ giunto alcun commento sull’accaduto.
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