LE FABBRICHE CHIUDONO, GLI OPERAI LICENZIATI

Ogni giorno sono decine le fabbriche che chiudono. Sono migliaia gli operai che vengono licenziati. fare un elenco delle fabbriche che hanno chiuso dal 2008 è quasi impossibile. La crisi del capitalismo colpisce il lavoro operaio Centinaia di migliaia di operai vengono licenziati, lasciati in mezzo ad una strada con un sussidio miserabile e tutti si sgolano a chiedere lavoro. “Ci vuole il lavoro per dare futuro ai giovani, per dare dignità alla gente”, non c’è dirigente politico, sindacalista o cardinale che non metta al centro il problema del lavoro. Ci fanno ridere, noi operai che abbiamo lavorato sotto […]
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Ogni giorno sono decine le fabbriche che chiudono. Sono migliaia gli operai che vengono licenziati. fare un elenco delle fabbriche che hanno chiuso dal 2008 è quasi impossibile.

La crisi del capitalismo colpisce il lavoro operaio

Centinaia di migliaia di operai vengono licenziati, lasciati in mezzo ad una strada con un sussidio miserabile e tutti si sgolano a chiedere lavoro. “Ci vuole il lavoro per dare futuro ai giovani, per dare dignità alla gente”, non c’è dirigente politico, sindacalista o cardinale che non metta al centro il problema del lavoro.
Ci fanno ridere, noi operai che abbiamo lavorato sotto la frusta del padrone, noi che sappiamo cosa vuol dire stare alla catena di montaggio o lavorare in siderurgia, o al freddo dei cantieri edili ci facciamo una risata.
Di questo mitico lavoro che tutti vorrebbero farci fare, faremmo con piacere a meno. Se siamo costretti al lavoro è semplicemente perché, vendendo la nostra forza lavoro al padrone ne riceviamo in cambio un salario per sopravvivere e sappiamo benissimo che con questo scambio lui si arricchisce e noi schiattiamo.
Questa è la verità, tutte le altre sono mistificazioni, ma mistificazioni che nascondono interessi materiali inconfessabili.
La crisi sta parlando chiaro, il lavoro come generica attività umana non esiste, o serve per valorizzare il capitale o non può essere esercitato, o il suo utilizzo produce un profitto o conviene tenere inattivi oggi, nella miseria, centinaia di migliaia di persone.
Poi ci sono le classi che si realizzano nel lavoro che è intellettuale, politico, di gestione sociale, al caldo delle sale ovattate degli studi, nei centri di direzione delle imprese, questi, a buon ragione chiedono di continuare a svolgere la loro ben retribuita attività, chiedono il lavoro perché non hanno il coraggio di chiedere apertamente il privilegio che il lavoro procura loro.

Ma la crisi sta insegnando a questi signori una verità amara, senza il lavoro degli schiavi, degli operai, anche il loro status sociale corre qualche rischio, i tagli colpiscono anche loro e così gridano ancora più forte: “bisogna mettere al centro il problema del lavoro e prima di tutto quello degli operai”.
Non importa come, in che condizione, con quale salario, con quali ritmi, “bisogna far lavorare i lavoratori” intendendo gli operai, questa è la famosa crescita che tutti invocano.

 Riportiamo i link in cui è possibile vedere le fabbriche che chiudono nel 2013

http://www.cgil.it/DettaglioDocumento.aspx?ID=18439

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