Assegni di fine mandato (sembravano abbrogati) in Puglia corsa a incasso |
di MASSIMILIANO SCAGLIARINIBARI – Si può approvare una legge per ridurre i costi della politica e ottenere un salasso senza pari. Dopo aver abrogato (dal 1° gennaio) assegni di fine mandato e vitalizi, i consiglieri regionali si sono infatti presentati tutti insieme alla cassa. Ciò che è maturato al 31 dicembre, infatti, non si può toccare. E così dal 1° gennaio a oggi la Regione Puglia ha speso 5,6 milioni di euro, 2 milioni nel solo mese di agosto in cui sono stati erogati 23 assegni di fine mandato. Anche a chi è ancora regolarmente in servizio.
Non c’è trucco e non c’è inganno. Si tratta infatti di una delle conseguenze (ce ne sono altre, come vedremo) della legge regionale 34, quella che ha congelato al 31 dicembre 2012 i benefit dei consiglieri di via Capruzzi. E dunque, visto che «liquidazioni» e «pensioni» non crescono più, tolte poche e lodevolissime eccezioni (tra tutti: Fabiano Amati e Antonio Decaro del Pd, Angelo Di Sabato di Ppv) c’è stata la corsa a farsi pagare. In particolare – ma non solo, naturalmente – da parte dei consiglieri che a febbraio sono stati promossi parlamentari, e che dunque sono partiti per Roma con un bel gruzzoletto in tasca. Ma anche da parte dei consiglieri ancora in carica, che – unici lavoratori dell’universo – hanno ottenuto la «liquidazione» prima di lasciare il «lavoro » . Tra i primi c’è l’ex assessore regionale Dario Stefano. Il senatore di Sel, che ha in mano il destino politico di Silvio Berlusconi, ha preso infatti 198.818 euro. Il collega Rocco Palese, ex capogruppo Pdl, deve invece accontentarsi di 136mila euro: ma gli anticipi ottenuti nel corso dei 12 anni di mandato (perché il sistema funzionava un po’ come un bancomat) portano il suo totale a oltre 458mila euro. Da questo punto di vista, però, il recordman è l’ex consigliere Lucio Tarquinio, che con 587.811 euro ha maturato l’assegno vitalizio più pesante nella storia della Regione. Il ragioniere foggiano (che a questo giro ha ricevuto un saldo di 244mila euro) ha così polverizzato il record precedente: apparteneva al mitologico Giovanni Copertino da Monopoli con 491mila euro. A portare a casa la somma complessiva più alta è stato invece un altro parlamentare, Arcangelo Sannicandro. Sfruttando un’altra norma contenuta nella legge 34, infatti, l’ex consigliere regionale di Sel (per anni in testa alle classifiche dei redditi di via Capruzzi) ha rinunciato al vitalizio regionale, chiedendo ovviamente la restituzione dei contributi versati nei 12 anni di mandato. Sono 241mila euro, che sommati al saldo dell’as – segno di fine mandato (104mila euro) fanno 345mila euro tondi tondi. Pur avendo rinunciato a quello della Regione, comunque, Sannicandro potrà consolarsi con il vitalizio da parlamentare che sommerà alla pensione. A proposito di vitalizi, comunque, c’è chi ha fatto manovre ancora più spettacolari. Dato che il vitalizio è stato abrogato a metà quinquennio, la legge 34 ha concesso ai consiglieri di prima nomina di poter versare autonomamente i contributi necessari a completare la legislatura. Finora lo hanno fatto in tre. Gerardo De Gennaro, Arnaldo Sala e Patrizio Mazza hanno infatti versato 66.560 euro, maturando così il vitalizio minimo da 4.322 euro lordi mensili. Non ci hanno certo rimesso di tasca loro, visto che prima di effettuare il versamento dei contributi volontari, i 3 consiglieri si erano fatti liquidare dalla Regione i 69.154 euro di assegno di fine mandato. Lo stesso giochino, ma per raggiungere i 15 anni di contributi e intascare dunque il vitalizio mensile massimo da 10mila euro, lo avrebbero fatto anche gli altri consiglieri. A questo serviva la normetta che si erano approvati il 3 aprile, infrattandola (come rivelò la «Gazzetta») nella legge sui referendum: peccato che sull’onta dell’indignazione popolare siano stati costretti a fare marcia indietro. |
Comments Closed