Redazione di Operai Contro,
scrivete spesso che Berlusconi è un pregiudicato è avete ragione.
Avete scritto che Colaninno è un padrone parassita e Colaninno è un politico del Pd.
Ma cara redazione di Operai Contro, non si salva nessuno.
Bersani è notorio che prendeva mazzette dal padrone assassino dell’ILVA.
Bersani aveva un conto cointestato con la sua segretaria Zoia Veronesi, che stranamente risultava dipendente della Regione Emilia.
A cosa serviva il conto?
Zoia Veronesi è indagata per truffa aggravata ai danni della Regione Emilia-Romagna.
Secondo l’accusa, la Veronesi è stata pagata dall’ente pubblico Regione dal primo giugno 2008 al 28 marzo 2010 quando in realtà svolgeva un lavoro privato di segreteria per il leader del Pd Bersani. La Procura di Bologna contesta alla Veronesi e all’ex capo di gabinetto del presidente della Regione, Bruno Solaroli, la spesa dei 140 mila euro lordi più rimborsi pagati dalla Regione.
Ora si scopre che c’è anche un telefonino della Camera assegnato, non si capisce a quale titolo, a Zoia Veronesi. Al telefonino affidato a questa dipendente molto particolare della Regione Emilia Romagna dall’allora questore della Camera, Gabriele Albonetti, l’uomo dei conti per il Pd a Montecitorio, ora si sta interessando la Procura di Roma.
Secondo l’accusa, la Veronesi è stata pagata dall’ente pubblico Regione dal primo giugno 2008 al 28 marzo 2010 quando in realtà svolgeva un lavoro privato di segreteria per il leader del Pd Bersani. La Procura di Bologna contesta alla Veronesi e all’ex capo di gabinetto del presidente della Regione, Bruno Solaroli, la spesa dei 140 mila euro lordi più rimborsi pagati dalla Regione.
Ma la democratica magistratura cosa fa? La scoperta del conto risale a due anni fa, Nel frattempo Bersani è stato candidato prima alle primarie contro Renzi e poi alle elezioni nazionali contro Grillo e Berlusconi. Indubbiamente non avrebbe giovato alla sua immagine l’uscita sui giornali della notizia di un conto cointestato con la segretaria indagata per truffa sul quale confluivano i contributi elettorali, compresi i famigerati 98 mila euro della famiglia Riva nel 2006. Un eventuale ingresso dei finanzieri alla Camera per chiedere l’estratto conto e le carte sul telefonino della sua segretaria non sarebbe stato un bello spot.
Cara redazione di Operai Contro, di politici onesti non ce ne sono
Un lettore
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