OPERAI ALCOA I TAVOLI NON SERVONO

Alcoa, nuovo blitz di trecento operai Occupata la superstrada in ardegna La protesta degli operai dell’Alcoa lungo la Statale 131  Protesta dei caschetti bianchi dopo il presidio di lunedì a Roma. «Se non riaprano la fabbrica dell’alluminio per noi sarà la fine» NICOLA PINNA ABBASANTA (ORISTANO) L’idea è saltata fuori davanti a un caffè all’autogrill. «Dobbiamo farci sentire ancora, tutti devono sapere che non siamo disposti ad abbassare la guardia. Noi continuiamo a lottare finché la fabbrica non sarà riaperta». E così gli operai dell’Alcoa hanno fatto scattare un nuovo blitz: in trecento hanno lasciato la stazione di servizio e […]
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Alcoa, nuovo blitz di trecento operai Occupata la superstrada in ardegna

La protesta degli operai dell’Alcoa lungo la Statale 131
 Protesta dei caschetti bianchi dopo
il presidio di lunedì a Roma. «Se non riaprano la fabbrica dell’alluminio per noi sarà la fine»
ABBASANTA (ORISTANO)
L’idea è saltata fuori davanti a un caffè all’autogrill. «Dobbiamo farci sentire ancora, tutti devono sapere che non siamo disposti ad abbassare la guardia. Noi continuiamo a lottare finché la fabbrica non sarà riaperta». E così gli operai dell’Alcoa hanno fatto scattare un nuovo blitz: in trecento hanno lasciato la stazione di servizio e hanno invaso la superstrada. La Statale 131, che è l’unica arteria che collega i due capi della Sardegna, è stata sbarrata in un attimo: i caschetti bianchi hanno invaso la carreggiata, auto e tir sono rimasti bloccati. Sul guardrail hanno iniziato a sventolare le bandiere dei sindacati e gli striscioni che lunedì mattina gli operai hanno esposto a Roma, sotto la sede del Ministero dello Sviluppo economico. Rientrando a casa, dopo una maratona di protesta che durava da domenica, hanno deciso di far scattare una nuova azione. E lo hanno fatto alla loro maniera. In pochissimo tempo sulla principale strada della Sardegna si è creato il caos. Polizia e carabinieri hanno deviato il traffico e subito è iniziata la trattativa per liberare la statale.La vertenza per la riapertura della grande fabbrica dell’alluminio di Portovesme ora si carica di altra tensione. A Roma lunedì si è discusso della vendita dello stabilimento che gli americani hanno deciso di chiudere (per trasferire altrove la produzione e risparmiare) ma la trattativa non si è ancora sbloccata. E in tanti, al termine dell’incontro col sottosegretario De Vincenti, avrebbero voluto mantenere a oltranza il presidio romano. Ma i sindacalisti hanno deciso di fidarsi della promesse del Governo e della Regione e nonostante qualche tensione con la polizia hanno convinto tutti a risalire in pullman per tornare in Sardegna.

Ora c’è da aspettarsi nuove azioni di protesta. «La vertenza ha fatto un passo in avanti piccolissimo: è passato un anno da quando la fabbrica e chiusa e per la vendita non si è fatto quasi nulla – ripete Bruno Usai della Fiom Cgil – La multinazionale svizzera che vuole acquistare l’impianto è ancora interessata ma la trattativa si è arenata su una fideiussione troppo alta richiesta da Alcoa. Per gli svizzeri la cifra è esagerata e ora abbiamo ottenuto l’intervento economico da parte della finanziaria regionale Sfirs. Tutto questo però si poteva già fare un anno fa, quando i motori erano ancora accesi».

Ora siamo alla vigilia dei licenziamenti. L’Alcoa è disposta a richiedere il rinnovo della cassa integrazione per i suoi 500 operai ma il problema più urgente è quello dei 300 dipendenti delle ditte d’appalto: in tanti hanno già ricevuto la lettera di licenziamento. «In gioco, calcolando tutto l’indotto, ci sono oltre duemila buste paga – gridano i sindacalisti che occupano la Statale 131 – In gioco c’è il futuro dei nostri figli. Il Sulcis è già la provincia più povera d’Italia, se non riapre la fabbrica dell’alluminio sarà la fine».

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