DALLA STAMPA
Mentre è ancora fresco il sangue delle stragi di ieri alla scuola dell’Onu e in un mercato di Gaza, l’esercito israeliano ha mobilitato 16.000 riservisti supplementari, portandoli a 86.000 in vista del proseguimento dell’operazione militare nella Striscia di Gaza.
LA GUERRA CONTINUA
In Medio Oriente tregua sembra sempre più lontana. Secondo la radio pubblica, la decisione di richiamare nuovi riservisti è stata presa all’unanimità dal gabinetto di Sicurezza dopo una riunione di cinque ore, per proseguire gli attacchi contro gli «obiettivi terroristici» e le operazioni di «neutralizzazione» dei tunnel di Hamas. Citato dalla radio pubblica, un generale responsabile del settore di Gaza ha spiegato che la distruzione dei tunnel è «una questione di giorni».
LA CONDANNA DI ONU E USA
Nessuno sembra quindi in grado di fermare la guerra a Gaza, arrivata al 24esimo giorno. Ieri un colpo dell’artiglieria israeliana ha centrato una scuola dell’agenzia Onu per i rifugiati a Jabaliya nella Striscia facendo 23 morti (compresi donne e bambini) e decine di feriti. Un attacco definito dal segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki moon «ingiustificabile»: «Nulla è più vergognoso che attaccare dei bambini mentre dormono», ha tuonato, sottolineando che tutte le prove indicano la responsabilità israeliana. Anche gli Stati Uniti hanno parlato di «civili innocenti» uccisi ed hanno condannato l’attacco. Altri 17 morti e 160 feriti, secondo fonti palestinesi, si sono avuti nel mercato di Sajaya, ad un passo da Gaza City, durante la tregua umanitaria di quattro ore annunciata dall’esercito israeliano – e respinta da Hamas – per le zone dove non si verificano combattimenti.
I NUMERI
Ieri i morti sotto le bombe a Gaza, secondo fonti locali, sono stati circa 70, per un totale complessivo, dall’inizio delle ostilità, di 1336 vittime e circa 7200 feriti. I soldati israeliani uccisi sono saliti a 56 con i tre morti oggi nel sud della Striscia per un tunnel e una casa che sono saltati in aria. Negli ospedali israeliani – mentre continuano a piovere razzi, soprattutto nel sud di Israele (2670 dall’inizio e 280 lanciati da Hamas nel suo stesso territorio) – sono circa 117 i feriti. L’ingranaggio del conflitto non appare destinato a bloccarsi facilmente: il gabinetto di sicurezza di Benyamin Netanyahu – durato 5 ore – ha ordinato all’esercito di continuare gli assalti ad Hamas e di proseguire nell’eliminazione dei tunnel che Israele ritiene letali per i suoi civili. A questo proposito il comandante israeliano della zona sud Sami Turgeman non è stato ottimista per quanto riguarda i tempi: «Ci vorranno – ha spiegato – giorni per distruggere tutti quelli che conosciamo». Di diverso avviso l’ex presidente di Israele Shimon Peres per il quale invece «Israele ha esaurito l’opzione militare»: la soluzione alla crisi di Gaza, è stato il suo appello, deve essere diplomatica, con la Striscia da porre sotto il controllo del leader palestinese Abu Mazen.
STRISCIA AL COLLASSO
La situazione umanitaria a Gaza va peggiorando di giorno in giorno. Gli sfollati sono oltre 200mila: rispetto all’ultimo conflitto il numero nelle scuole dell’Unrwa «è quattro volte superiore», secondo John Ging, direttore operativo dell’Ufficio Onu per gli affari umanitari. Per l’ong Gvc sono circa 600mila le persone nella Striscia che rischiano di non aver accesso all’acqua potabile. Proprio sulla crisi umanitaria il Consiglio di Sicurezza dell’Onu terrà una nuova riunione di emergenza oggi alle 10 locali, le 16 in Italia. Con lo sfondo della situazione nella Striscia, l’aspetto diplomatico cerca di accelerare: il Vaticano ha mosso la sua diplomazia per la fine delle ostilità a Gaza e la ricerca di una pacificazione. E per sollecitare l’attenzione internazionale sulla tragica situazione dei cristiani in Iraq. La Segreteria di Stato ha inviato alle ambasciate accreditate presso la Santa Sede una «nota verbale» per richiamare i recenti appelli sul Medio Oriente rivolti dal Papa. Così come il segretario di Stato Usa John Kerry e il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shukry «hanno concordato di riprendere i contatti e di proseguire le consultazioni e il coordinamento per seguire il deterioramento della situazione nella Striscia di Gaza».
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