CASSINA DEI PECCHI Dalle 6 di mattina, all’improvviso, i 60 operai della Dielle, (per i quali è stata aperta una procedura di licenziamento collettivo da parte della cooperativa Fast Service) iniziano a presidiare i cancelli della fabbrica, presto raggiunti da folte delegazioni operaie del SI.Cobas provenianti da Carpiano, Lodi, Brescia, Piacenza, Pavia, Parma e Bologna, oltre ad una ventina di solidali dell’hinterland milanese, che hanno portato il numero dei partecipanti oltre le 150 unità Le attività aziendali sono così state completamente bloccate; un pizzico di buona sorte, inoltre, ha voluto che a rimanere intrappolati nel blocco ci fossero una squadra di tecnici sopraggiunti dalla >Germania per attivare una nuova macchina produttiva e, soprattutto, che oggi fosse il primo giorno di lavoro per la nuova cooperativa che ha sostituito la dimissionaria Ecoservizi (quella del presidente morto in un misterioso incidente in moto mentre si recava ad un incontro col SI.Cobas per definire concretamente i termini operative dell’accordo raggiunto in prefettura il 27 giugno) E così, la nuova cooperativa (facente parte di un consorzio bresciano) non ha potuto espletare il suo compito e, pive nel sacco, ha abbandonato la fabbrica con tutti gli operai chiamati inutilmente a lavorare, dichiarando a voce di non volerne sapere di questo appalto. Vedremo! Intanto la lotta prosegue, sempre viva e determinata. Dopo il ripristino del presidio permanente, avvenuto venerdì scorso, la tattica di lotta è necessariamente cambiata. La permanenza 24 ore su 24 di tutti gli operai davanti ai cancelli, che aveva caratterizzato i primi due mesi di sciopero, aveva anche prodotto una efficace contromossa dell’avversario: quella di andare a colpo sicuro ogni qualvolta i blindati decidevano di muoversi per colpire lo sciopero per questo gli operai hanno deciso di ridurre il presidio ad una presenza simbolica ma capace, in qualsiasi momento, come nel caso di oggi, di trasformarsi in un picchetto. Durante i comizi, le assemblee e le (in verità scarne) trattative con la Digos, gli operai in lotta hanno potuto esprimere i termini molto semplici della proposta: Rispettare l’accordo in prefettura, assumere immediatamente 30 operai e collocare i restanti in cassa integrazione col criterio della rotazione Se qualcuno pensava che lo sgombero del presidio e le blindature delle istitutzioni, a sostegno della logica degli appalti e dei suoi cambi truffaldini, gettasse glioperai in uno stato di rassegnazione….ha avuto ancora una volta il ben servito Ma quel che più conta è che fra i 150 manifestanti si è creata una connessione che punta a raffrozare il percorso di mutuo sostegno, nella speranza che la strategia imperniata sulla cassa di resistenza riesca a breve a fare significativi passi in avanti
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