RASSEGNA STAMPA
Usa, Irak, Is, Siria
Asia Times 140827
Gli Usa cercano aiuto contro l’IS in Siria
Brian M Downing
La sorprendente avanzata dello Stato Islamico (IS) nel Nord Irak e in Kurdistan ha portato ai bombardamenti americani, alla vendita di armi e all’intervento di GB, Francia e Germania.
– L’intervento americano avviene nel quadro di un dibattito negli Usa, in cui l’Amministrazione Obama è criticata per la debolezza della risposta agli eventi in Siria e Ucraina.
Secondo il segretario americano alla Difesa Hagel IS può essere combattuto solo intervenendo in Siria, il che pone due questioni:
– quali soldati utilizzare sul terreno,
– quali gli effetti futuri su Siria e Irak.
La situazione militare richiede l’intervento di soldati lungo il confine siriano per impedire a IS di rifugiarvisi e di spezzarne la resistenza in Irak, sommando le operazioni dei soldati e milizie irachene a quelle dei bombardamenti americani. Questo presuppone l’intervento di un gran numero di aerei e di truppe aerotrasportate, ma nessuna forza locale è in grado di inviare e mantenere un elevato numero di soldati.
– Gli Usa potrebbero intervenire con unità di marina su navi nel Golfoo con parà dalle basi in Italia, non è affatto probabile il dispiegamento di unità di combattimento sul terreno in Irak o in Siria.
– L’intervento americano si limiterà probabilmente al salvataggio di ostaggi e ad attacchi di commando contro obiettivi chiave.
– Per indebolire o sconfiggere IS occorrono forze sul terreno, terreno dove sono presenti varie forze, ma nessuna adatta dal punto di vista militare e/o politico.
Assad:
– Gli Usa si limiteranno a fornire informazioni di intelligence alle forze aeree di Assad, senza giungere però a coordinare le operazioni con Assad o gli alleati Hezbollah.
Fronte Islamico
– Pur essendo meno radicali di IS, le forze del Fronte Islamico non sono appetibili per gli Usa a causa del loro legame con i Fratelli musulmani.
Libero Esercito Siriano
– Il Libero Esercito Siriano è troppo disorganizzato e incompetente.
– L’alleanza con una delle suddette forze coinvolgerebbe gli Usa, forse a fondo e a lungo termine, nella guerra civile siriana.
L’utilizzo di soldati iracheni:
– l’esercito nazionale, a guida sciita, è la maggiore forza militare in Irak, ma non è affidabile per un intervento efficace in Siria, dato la sua scarsa preparazione, e il fatto che non sarebbe bene accetto nelle regioni sunnite di Siria e Irak,
dove lo si vedrebbe come appoggio agli sciiti del regime di Assad.
Curdi
– I curdi siriani e iracheni hanno già cooperato su entrambi i lati del confine, e se IS dovesse essere respinto in Siria, i curdi iracheni continuerebbero a combatterli nel Kurdistan siriano.
– Ma, si tratterebbe principalmente di difesa della popolazione curda e non di operazioni offensive al di fuori del loro paese. Inoltre queste operazioni favorirebbero un ulteriore distacco dei curdi siriani dallo Stato siriano, a favore di un futuro Stato curdo.
Corpo ufficiali e del partito baathisti
– I resti del corpo ufficiali e del partito politico di Hussein sono ancora in grado di combattere, ma attorno a Tikrit stanno combattendo assieme a IS, contro cui si rivolterebbero se volesse sottometterli, ma non sono in ogni caso in grado di sconfiggerlo.
Confederazione tribale Dulaim
– Più pericolose per IS sarebbero le milizie della confederazione tribale Dulaim, confederazione che conta milioni di uomini, che vivono nell’Irak centrale e occidentale e nella Siria orientale.
– Queste milizie sono state il centro della rivolta anti-Usa e del Risveglio sunnita, ed ora stanno a guardare, accontentandosi che IS indebolisca il governo sciita e rafforzi i sunniti.
– Gli sceicchi Dulaim hanno di recente negoziato a Baghdad con il nuovo primo ministro e con diplomatici americani e sauditi; potrebbero ordinare alle proprie milizie di combattere ISse opportunamente incentivati: armi dagli Usa e l’autonomia da Baghdad e Damasco. In Siria i Dulaim potrebbero reclutare altre tribù contro IS.
– I guerriglieri di IS si troveranno perseguitati in ampie aree e non saranno più in grado di combattere contro i curdi, esercito nazionale iracheno, l’esercito nazionale siriano, e vari gruppi ribelli siriani.
– Ma un’insurrezione tribale di Dulaim e alleati nelle aree controllate da IS causerà molto probabilmente terribili ritorsioni e massacri contro gli abitanti dei villaggi,
– fattore di cui gli Usa devono tener conto rispetto ai nuovi alleati, e decidere se fornire o meno una copertura aerea e truppe di terra.
– Inoltre, interventi Usa in Siria e Irak favoriranno il reclutamento dei jihadisti contro l’Occidente.
In Dulaim siriani, a fronte della debolezza dello Stato o del rischio di sua disintegrazione potrebbero preferire di aderire ad una emergente regione autonoma sunnita in Irak.
– Molto probabilmente nei negoziati summenzionati si è discusso di questo.
– Armi leggere Usa potrebbero essere loro fornite per via aerea, o tramite le reti tribali Dulaim.
– Una regione autonoma sunnita troverebbe l’opposizione sia di Damasco che di Baghdad, anche se nessuna delle due sarebbe in grado di impedirla.
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Asia Times 140903
Come Washington ha creato lo Stato Islamico
Tom Engelhardt
Il governo degli Stati Uniti è in una fase di scarsa popolarità; la situazione sociale interna vede una crescente povertà e diseguaglianza, indebolimento dei salari. In politica estera gli Usa si trovano ad affrontare questioni spinose, dalla Libia all’Ucraina, all’Irak, al Mar di Cina Meridionale. Secondo i sondaggi il 71% degli americani pensa che il paese sia su una rotta sbagliata.
– All’improvviso giunge in aiuto del governo americano ISIS, lo Stato Islamico di Irak e Siria, ora semplicemente IS,con tutta la sua violenza e brutalità, estremismo, fanatismo, che con una veloce avanzata militare, sconfigge le forze armate siriana, irachena, le milizie curde pesh-merga, prende il controllo di un territorio più ampio della GB nel cuore del MO, e domina su almeno 4 milioni di persone; controlla giacimenti petroliferi e raffinerie, da cui trae finanziamenti, come pure dal saccheggio di banche, e dai rapimenti.
Gli Usa sono costretti a fare qualcosa … ad iniziare una guerra aerea in Irak e forse presto in Siria, inviando caccia bombardieri, droni.
Per adempiere a questo compito gli Usa devono
– creare una nuova “coalizione dei volonterosi” prendendo dai vari sostenitori e oppositori al regime siriano di Assad, da coloro che hanno armato e finanziato i ribelli estremisti, dalle fazioni etnico-religiose nell’ex Irak, e da vari paesi Nato;
– mettere a capo dell’Irak un uomo in grado di riunire in una sola nazione sciiti, sunniti e curdi e di scacciare IS;
– avere truppe che combattono a terra per procura, e che devono prima essere addestrate, armate, finanziate e guidate dagli Usa.
Tutto ciò non è che la ripetizione e il riassunto di quanto già avvenuto negli ultimi 13 anni, e che è stata chiamata “Guerra globale al terrorismo”.
ISIS è almeno in parte l’eredità degli Usa in Medio Oriente.
Dopo l’attentato alle torri gemelle di New York, è stato semplice convincere gli americani che occorreva combattere il male assoluto, Osama bin Laden e al-Qaeda…
Gli Stati Uniti hanno così potuto condurre contro di esso una guerra come contro una potenza militare nemica; George Bush ha lanciato la insuperabile potenza militare americana contro … un’organizzazione che in realtà non aveva una forza militare degna di questo nome (nonostante la drammaticità dei video dei campi di addestramenti di Al-Qaeda in Afghanistan …).
L’Amministrazione Bush ha così potuto mandare i militari americani contro gruppi terroristici in 60 paesi, inizialmente contro bande di estremisti islamici in gran parte irrilevanti, sparsi in piccoli numeri negli entroterra tribali di Afghanistan o Pakistan e contro i rozzi eserciti dei talebani.
– Una specie di “crociata”, qualcosa di simile a una guerra di religione, se non contro l’Islam in sé contro l’idea di un nemico musulmano, così come contro al-Qaeda e i talebani in Afghanistan, Saddam Hussein in Iraq, e poi Muammar Gheddafi in Libia.
– ee, seguite due volte da invasioni su vasta scala e da occupazioni, ha scelto e raccolto politici locali per operazioni di “costruzioIn ognuna delle situazioni Washington ha messo assieme una coalizione dei volenterosi, dagli Stati arabi e dei paesi del Sud o Centro Asia, a quelli europei,
– ha inviato forze aer
ne nazionale”, con la propaganda sulla democrazia, ha costruito nuovi apparati militari e di sicurezza, finanziati, addestrati e armati.
– Il tutto non può non essere visto come una specie di jihadismo americano, un tentativo di stabilire un califfato americano nella regione, smantellando e distruggendo il potere statale di ognuno dei tre paesi in cui è intervenuto, destabilizzando i paesi confinanti e la stessa regione.
– E questo mentre gli americani denunciano la barbarie altrui …
– L’orrore dei video delle decapitazioni operate da Isis servono come propaganda per un nuovo intervento contro questo gruppo.
– Ma occorre ricordare almeno alcune delle scene di atrocità prodotte dopo il settembre 2001 dall’intervento americano nel Gande Medio Oriente: dalle torture dei prigionieri iracheni nel carcere Abu Ghraib, a quelle dei sospetti di al-Qaeda da parte della Cia, a quella dell’elicottero Apache dal quale piloti americani che bombardava civili iracheni a Baghdad, dei soldati americani che orinavano sui cadaveri di guerriglieri talebani, di parti di corpo portati a casa come trofeo da soldati americani, delle campagne di assassinii condotte con i droni in lontane aree tribali, l’assassinio di bin Laden …
– Le invasioni, occupazioni, campagne di droni in vari paesi, le centinaia di migliaia di vittime, lo sradicamento di milioni di persone in esilio interno o all’estero, i trilioni di dollari spesi, sono tutti strumenti di reclutamento per i jihadisti.
– Il processo messo in moto dalle scelte Usa, che ha portato a ribellioni, guerre civili, crescita di milizie estremiste, collasso di strutture statali, ha anche garantito la nascita di ISIS, o di altre progenie di estremisti dai talebani pakistani, a Ansar al-Sharia in Libia e al-Qaeda nello Yemen.
– ISIS è un rampollo degli Usa, sono il frutto di 13 anni di guerra regionale, occupazione e intervento; sono un’eredità americana non solo perché molti dei loro leader provenivano dall’esercito iracheno che gli Usa hanno dissolto, il loro credo e le loro capacità sono state affinate nelle prigioni che abbiamo costruito istituito (sembra che Camp Bucca sia stato una specie di West Point dell’estremismo iracheno), e hanno fatto esperienza nelle operazioni antiterrorismo degli Stati Uniti, durante gli annidi “surge”/impetodell’occupazione.
– Nessuno degli interventi militari americani, a partire dalle prime bombe sull’Afghanistan nel 2011, ha raggiunto lo scopo che si prefiggeva, ognuno si è dimostrato un disastro a sé, e fornito terreno fertile per l’estremismo…
– Il video provocazione dell’esecuzione di Foley è uno strumento studiato da ISIS per coinvolgere in pieno gli Usa, e utilizzare questo coinvolgimento per rafforzare il movimento dell’ISIS, come nelle arti marziali, la forza dell’avversario è usata per destabilizzarlo. In questo Isis potrebbe riuscire, come si vede l’amministrazione Obama sta attuando un’escalation, contro i suoi stessi desideri di non intervenire né in Irak né in Siria.
– L’autore parla di “incrementalismo” di un presidente riluttante sotto le solite pressioni di una Washington militarizzata desiderosa di scatenare i suoi cani da guerra. Tutto questo porterà di sicuro ad una palude di bizzarre contraddizioni sulla politica verso la Siria:
– bombardare la Siria significherà, implicitamente, sostenere il regime assassino di Bashar al-Assad, ma anche i ribelli “moderati” ad esso opposto e ai quali Washington potrebbe fornire maggiori armamenti,
– il che a sua volta potrebbe significare fornire più armi a ISIS.
– Mettendo tutto assieme, gli Usa sembrano proprio percorrere la strada che ISIS ha preparato.
– Lasciato a se stesso, in quanto movimento di minoranza che già si è alienata molta parte della popolazione nell’area, ISIS potrebbe esaurirsi o implodere. Non è dato sapere.
– Quel che è certo e dimostrato dai 13 anni passati è che l’escalation di un intervento militare americano non porta a nulla di quanto Washington pensa di ottenere.
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