Ecco come i padroni ci fregano.Felici i sindacalisti
dal Corrieredell’umbria
Prendi il bonus e scappa. Non si ferma la corsa per uscire dalla fabbrica di viale Brin. Un’emorragia continua con decine e decine di domande per ottenere gli incentivi e iniziare una seconda vita. All’ufficio del personale non riescono più a tenere il conto delle richieste depositate nelle ultime ore, da quando l’azienda ha confermato gli 80.000 euro lordi di buonuscita fino al 31 dicembre. Secondo un calcolo sommario pare che le domande depositate siano addirittura superiori alle effettive disponibilità. E proprio gli incentivi alla mobilità sono stati il grimaldello con cui gli esuberi fissati in estate a quota 537 sono poi calati di giorno in giorno, fino a ridursi ai 39 registrati nel corso dell’ultima riunione al ministero dello Sviluppo Economico. “Ci sono giovani – racconta un sindacalista – che vogliono tentare nuove strade, con l’entusiasmo di rimettersi in gioco. Alcuni sono single, ma ci sono anche sposati. E non mancano neppure quelli un po’ più attempati che, in attesa della pensione, sono pronti a investire quella cifra sul negozio della moglie o su un’altra attività di famiglia”. E intanto l’azienda chiede un gesto distensivo ai rappresentanti dei lavoratori tale da “ristabilire la piena operatività del sito, per poi consentire la consegna dei prodotti e il rispetto delle commesse”. Da viale Brin, infatti, fanno notare che l’area a caldo dei forni è ancora chiusa e ciò impedisce l’uscita e l’ingresso delle merci. Da sabato 29 novembre è ripresa la movimentazione interna al Centro di finitura e al Tubificio, ma di fatto il blocco delle merci è ancora vigente un po’ dovunque. Sospiro di sollievo, invece, per l’Ilserv, con la proroga dei contratti accordata per un anno.
Chi accetta la miseria non è un operaio ma un accattone. So di un operaio che era stato licenziato senza motivazioni; consigliato dal suo avvocato, che era anche quello della Fiom, accettò 120 mila euro, adesso non se la passa affatto bene. Questo è accaduto a Modena una città più industrializzata di Terni, dove le fabbriche chiudono e il lavoro è una chimera. Un sindacato che consiglia di accettare un incentivo non fa certamente gli interessi degli operai ma quelli dei padroni. Operai solo con la lotta ci possiamo liberare da chi ci sfrutta e dai sindacati asserviti.