Redazione,
Il ducetto Renzi minaccia i lavoratori del Teatro alla Scala che non vogliono lavorare il 1 Maggio.
I dirigenti del Teatro alla Scala cercano crumiri
Un lavoratore del teatro alla Scala
dal corriere
Se non la Turandot, un altro spettacolo dove servono meno tecnici. O un concerto. Nei corridoi della Scala è questa una delle proposte che girano per garantire l’alzata del sipario il Primo maggio. Non si è ancora smorzata l’eco delle parole del premier Matteo Renzi, il quale ha detto di essere pronto “a tutto, anche a misure normative” per garantire che la Scala nel giorno di inaugurazione di Expo metta in scena l’opera di Puccini, evitando così “una figuraccia internazionale”.
A detta di Giancarlo Albori, coordinatore nazionale Slc della minoranza Cgil Democrazia e lavoro, che per anni si è occupato della Scala, le parole di Renzi “gettano benzina sul fuoco” e “l’uso di termini come boicottaggio è priva di senso”. “Se è un boicottaggio difendere un diritto – commenta – siamo messi male. Lo stesso sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, ha riconosciuto che la posizione del lavoratori è legittima”. A questo pasticcio, però, pensa che si possa trovare una soluzione. “C’è tutto il tempo per correggere – rimarca – dato che i biglietti saranno in vendita solo dal 19 febbraio”. Il che significa che si può cambiare la data. La cosa non è semplice, però, perché il 2 maggio in teatro è previsto un concerto dei Berliner Philharmoniker e il 30 aprile nel sito di Expo ci sarà lo show di Andrea Bocelli.
In realtà coro e orchestra da mesi hanno dato la disponibilità a esibirsi il Primo maggio. Ed è per questo che Giuseppe Nastasi, della Fials, ripete che “le alternative ci sono. Con coro e orchestra uno spettacolo si può organizzare”. I dubbi riguardano soprattutto i tecnici e gli elettricisti, un settore dove sono molti gli iscritti a Cub e Cgil. Molto è il personale che serve per allestire e gestire un’opera lirica come la Turandot. Meno – anzi, molto meno – quello che servirebbe per un concerto o un gala di lirica. Con il rientro a Milano del direttore generale Maria Di Freda, che ha accompagnato il balletto in tournée a Parigi, ci saranno dei dati più precisi: dovrebbero essere aperte le buste con la disponibilità firmata a lavorare il Primo maggio che i dipendenti hanno consegnato il 31 gennaio.
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