Redazione,
Qualche settimana fa ho proposto un approfondimento contro informativo sull’EXPO di Milano, all’epoca avevo “promesso” di fornire dei materiali da cui poter approfondire le problematiche dell’alimentazione. A mio avviso non bisogna trascurare quello che c’è dietro questo evento, e pongo una domanda ai lettori: è un caso se i vertici delle borghesie mondiali hanno scelto questa tematica per collassarsi e consumare i surplus di capitali, anche illeciti, perché a questo servono questi eventi? Chiaramente no , le borghesie hanno ben chiaro che è strategico e cruciale controllare le risorse primarie per perpetuare i profitti e dominare il mondo! Allora pongo al’attenzione dei lettori del telematico un video e degli scritti meritevoli di approfondimento, soprattutto da parte dei comitati contro l’EXPO che potrebbero svilupparsi.
IL CASO DI CUBA: COME SI TRASFORMA UNA CRISI IN OPPORTUNITA’
Consiglio vivamente, senza pregiudizi, il video qui sotto caricato, perché affronta problematiche molto interessanti: Cuba, dopo la caduta del muro, si è trovata praticamente senza risorse primarie e senza beni strumentali, le borghesie mondiali volevano strangolarla economicamente ed annullare la sua esperienza rivoluzionaria. Il popolo cubano, però, ha reagito in modo mirabile ed ha ripensato i suoi processi produttivi, cercando di ricavare le sue risorse nel suo interno. In particolare si è quasi totalmente liberata dall’agricoltura chimica, ma ha quasi raggiunto la sovranità alimentare ed energetica, una strada da seguire per molti paesi del terzo mondo. Attualmente Cuba è la nazione al mondo che produce biologico (80% del cibo prodotto) ma è anche quella che meno dipende dall’esterno per alimentarsi.
https://www.youtube.com/watch?v=3FWpkCaY0V4
COME NASCE IL DOMINIO DI UN POPOLO CON LA RIVOLUZIONE VERDE, IL CASO DELL’INDIA.
Quest’articolo analizza in modo critico la rivoluzione verde e dimostra come questa sia stata, e lo è ancora un potente mezzo per dominare i popoli.
terrorismo, l’agricoltura e la cooperazione USA-India
28 gennaio 2015 by segreteria
di Vandana Shiva
Il terrorismo e l’agricoltura sono le questioni sollevate nella dichiarazione congiunta India-USA rilasciata il 18 luglio 2005 durante l’incontro del primo ministro Man Mohan Singhs col presidente Bush. Come è scritto sulla dichiarazione, i due leader hanno deciso: a. di creare un panorama internazionale che conduca alla promozione dei valori democratici e di rafforzare le pratiche democratiche nelle società, che desiderano diventare aperte e pluraliste; b. di combattere
implacabilmente il terrorismo.
Inoltre i due leader hanno concordato di lanciare un’iniziativa conoscitiva USA-India sull’agricoltura per la promozione dell’insegnamento, della ricerca, dei servizi e dei legami commerciali.
Il Memorandum d’Intesa (MOU, Memorandum of Understanding) su Scienza e Tecnologia, sottoscritto da USA e India il 20 luglio 2005, ha specificato che l’insegnamento e la ricerca si incentrerebbero sulla biotecnologia o ingegneria genetica, spesso anche definita la seconda rivoluzione verde. L’Accordo sulla Scienza e sulla Tecnologia cita la “Rivoluzione Verde” degli anni 1960 come l’inizio della cooperazione USA-India in India. Per valutare l’impatto del nuovo accordo, è necessario fare una corretta valutazione dell’impatto della “Rivoluzione Verde”.
Questa non è la prima volta che un’agenda agricola a gestione USA è imposta all’India. La cosiddetta “Rivoluzione Verde” è stata introdotta cinquant’anni fa e ha alimentato il terrorismo e l’estremismo in Punjab negli anni 1980.
Mentre i due leader decidono di “combattere risolutamente il terrorismo”, nello stesso tempo promuovono tecnologie e modelli commerciali, che servono gli interessi delle corporation USA e distruggono la certezza dei redditi ai contadini, che diventano così – come ho mostrato nel mio libro “The Violence of the Green Revolution” (Zed Books) – il terreno di coltura del terrorismo.
Quando conquistammo l’indipendenza, la nostra agricoltura era in crisi a causa dell’abbandono e dello sfruttamento. Il ministro dell’agricoltura, K.M. Munshi diede la priorità al riassestamento del ciclo idrogeologico e nutrizionale naturale. Questi sono i principi seguiti dall’agricoltura ecologica e sostenibile.
Comunque, se in India gli scienziati e i politici indiani elaboravano alternative autonome e ecologiche per il riassetto dell’agricoltura, nelle fondazioni e nelle agenzie americane per lo sviluppo prendeva forma un’altra visione dello sviluppo agricolo. Questa visione era fondata, non sulla cooperazione con la natura, ma sulla sua conquista.
Non era basata sull’intensificazione dei processi naturali, ma sull’intensificazione del credito e l’acquisto di beni di produzione come i fertilizzanti chimici e i pesticidi. Era basata non sull’autonomia, ma sulla dipendenza. Era basata non sulla diversità, ma sull’uniformità. Dall’America vennero consiglieri e esperti, per convertire la ricerca e la politica agricola indiane da un modello indigeno e ecologico a un modello esogeno e ad alto investimento produttivo, trovando, naturalmente, dei partner in settori dell’élite, perché il nuovo modello era conforme alle loro priorità politiche e ai loro interessi.
Nel trasferimento in India del modello agricolo americano, erano impegnati tre gruppi di agenzie internazionali: le fondazioni private americane, il governo americano e la Banca Mondiale. La Fondazione Ford è impegnata nell’istruzione e nella promozione agricola dal 1952. La Fondazione Rockefeller è impegnata in India nella riorganizzazione del sistema di ricerca agricola dal 1953. Nel 1958, l’Istituto Indiano per la Ricerca Agricola, che era stato fondato nel 1905 fu riorganizzato e ne divenne il primo decano Ralph Cummings, il direttore sul campo della Fondazione Rockefeller. Nel 1960 gli è succeduto A.B. Joshi e, nel 1965, M.S. Swaminathan.
Oltre a riorganizzare gli istituti indiani di ricerca la Fondazione Rockefeller ha anche finanziato i viaggi degli Indiani presso le istituzioni americane. Fra il 1956 e il 1970, furono offerti a leader indiani 90 brevi viaggi, perché visitassero gli istituti agricoli americani e le fattorie sperimentali. Cento quindici tirocinanti hanno terminato gli studi presso la Fondazione. In questo periodo, altri 2.000 Indiani sono stati finanziati da USAID per visitare gli istituti Usa per l’struzione agricola.
L’attività delle fondazioni Rockefeller e Ford è stata agevolata da agenzie come la Banca Mondiale, che ha fornito crediti per introdurre un modello di agricoltura ad alta intensità di capitale in un paese povero. A metà degli anni 1960 l’India è stata costretta a svalutare la sua valuta del 37,5%. La Banca Mondiale e USAID hanno esercitato pressioni anche per ottenere condizioni favorevoli a investimenti stranieri nell’industria indiana di fertilizzanti, la liberalizzazione delle importazioni e l’eliminazione dei controlli interni.
La Banca Mondiale ha fornito i crediti per lo scambio estero, necessari per attuare queste politiche. La quota per lo scambio estero nella strategia della “Rivoluzione Verde”, per i cinque anni del periodo del piano (1966-1971) fu fissata a 11,14 miliardi di rupie, che corrispondevano al cambio ufficiale a circa 2,8 miliardi di dollari. Era poco più di sei volte la somma totale assegnata all’agricoltura nel corso del precedente terzo piano (1,91 miliardi di rupie). La maggior parte dello scambio estero era necessaria per l’importazione di fertilizzanti, di semi e di pesticidi, il nuovo materiale produttivo di una strategia agricola intensiva fondata sulla chimica.
La Banca Mondiale e USAID intervennero per fornire l’imput finanziario per un pacchetto tecnologico, che avevano sviluppato e trasferito le Fondazioni Ford e Rockefeller.
Nel 1966 la siccità causò, in India, un grave crollo della produzione alimentare e una crescita senza precedenti di forniture alimentari di grano da parte degli USA. La dipendenza alimentare fu usata per imporre all’India nuove condizioni politiche. Il presidente USA, Lyndon Johnson, mise sul piatto della bilancia le forniture di grano. Si rifiutò di impegnarsi nel sostegno alimentare per più di un mese fin quando non fu firmato, fra il ministro indiano per l’agricoltura C.S.Subramanian e il segretario USA all’agricoltura, Orville Freeman, un accordo per l’adozione del pacchetto della “Rivoluzione Verde”.
La combinazione di scienza e politica per avviare la “Rivoluzione Verde” risale agli anni 1940, quando Daniels, ambasciatore USA in Messico, e Henry Wallace, vice presidente degli USA, istituirono una missione scientifica, per sostenere lo sviluppo della tecnologia agricola in Messico. L’Ufficio Studi Speciali fu istituito in Messico nel 1943 all’interno del ministero dell’agricoltura, come iniziativa congiunta fra Fondazione Rockefeller e il governo messicano.
Nel 1944, il dott. J. George Harrar, capo del nuovo programma di ricerca messicano, e il dott. Frank Hanson, un funzionario della Fondazione Rockefeller di New York, invitarono Norman Borlaug a cambiare il suo lavoro presso un laboratorio militare a Dupont, con il programma di selezione agricola in Messico. Nel 1954 sono stati prodotti da Borlaug i “semi miracolosi” di frumento nano. Nel 1970, Borlaug è stato insignito del Premio Nobel per la Pace per i suoi “grandi contributi alla creazione di una nuova situazione mondiale per quanto riguarda la nutrizione”.
Comunque, nel Punjab la “Rivoluzione Verde” non ha portato la pace, ha portato i terrorismo.
La “Rivoluzione Verde”, premiata con un Premio Nobel per la Pace nel 1970, ha contribuito in India a due disastri sociali e ambientali. Uno è stato il movimento estremista e il terrorismo del Punjab, che ha portato all’attacco militare al Tempio d’Oro e infine all’assassinio di Indira Gandhi nel 1984. L’altro è stato la fuga di gas dalla fabbrica di pesticidi Union Carbide a Bhopal, che ha ucciso 3.000 persone in quella tragica notte del dicembre 1984. Nei due decenni successivi alla tragedia, a Bhopal, a causa della fuga di quei gas tossici, sono morte 30.000 persone. Negli anni successivi al 1984, la violenza nel Punjab è costata la vita a 30.000 persone.
Perché una “Rivoluzione”, premiata con un Premio Nobel per la Pace, ha portato tanta violenza? La “Rivoluzione Verde” era una promessa di pace. Ma la sua rozza linearità – tecnologia -> prosperità ->pace- è venuta meno. La ragione di questo fallimento è stata che le tecnologie della “Rivoluzione Verde”, come le tecnologie di guerra, impoveriscono la natura e la società. Al momento del lancio della “Rivoluzione Verde”, aspettarsi che la prosperità emergesse da tecnologie violente, che distruggono la terra, erodono la biodiversità, inaridiscono, inquinano l’acqua e lasciano i contadini indebitati e in rovina, era un assunto falso precostituito. Questo falso assunto viene ripetuto nel momento del lancio della “Seconda Rivoluzione Verde”, basata sulla biotecnologia e sull’ingegneria genetica, che sono il fulcro dell’accordo USA-India.
Il “terrorismo” e l’“estremismo” è sorto nel Punjab dall’esperienza dell’ingiustizia della “Rivoluzione Verde” come modello di sviluppo, che ha centralizzato il potere e si è appropriato delle risorse e della terra della gente. Secondo le parole di Gurmata, alla Convenzione di tutti i Sikh del 13 aprile 1986 (citate nel mio libro “The Violence of the Green Revolution”), “se il reddito sudato del lavoro delle persone o le risorse naturali di una nazione o la regione sono saccheggiate con la violenza; se i beni da loro prodotti sono pagati a prezzi fissati in maniera arbitraria, mentre quelli acquistati sono venduti a prezzi maggiori e se – al fine di portare questo processo di sfruttamento economico alla sua logica conclusione – vengono meno i diritti umani di una nazione, di una regione o di un popolo, allora quel popolo assomiglierà a quello che sono i Sikh oggi, un popolo incatenato ai ceppi della schiavitù”.
I contadini e la gente del Punjab non ha vissuto certamente la “Rivoluzione Verde” come una fonte di prosperità e di libertà. Per loro essa ha significato la schiavitù. La “Rivoluzione Verde”, gli effetti che ha avuto sul piano sociale e ambientale, e le risposte che ha determinato fra contadini arrabbiati e disillusi, ha da dare molte lezioni per l’oggi, sia per comprendere le cause del terrorismo, sia per cercare soluzioni contro la violenza.
Questi sono collegamenti, che i nostri leader non riescono a fare. Più combattono il terrorismo, più lo creano con le loro politiche, che creano insicurezza economica. Più parlano di democrazia, più distruggono la libertà, imponendo norme e politiche commerciali, che negano la libertà alle persone e lavorano ai danni dei contadini e dei cittadini. L’Accordo sull’Agricoltura del WTO è stato redatto da un dirigente della Cargill. L’Accordo sul Commercio Collegato ai Diritti di Proprietà Intellettuale (TRIP) è stato redatto da un gruppo di corporation, fra le quali figura la Monsanto. I monopoli della Monsanto sui semi, in India, hanno già indotto al suicidio migliaia di contadini. La promozione del commercio della Monsanto e della Cargill per mezzo dell’Accordo USA-India sull’Agricoltura ucciderà altri contadini e, alla fine, distruggerà la sicurezza alimentare, la sovranità e la democrazia dell’India, alimentando ancor più terrorismo e estremismo.
L’Accordo fra USA e India sulla Cooperazione Scientifica e Tecnologica stabilisce protocolli sulla proprietà intellettuale della ricerca, che eludono la consultazione degli scienziati e del pubblico indiano, che si sono opposti al regime dei brevetti di stile USA, che costringe i paesi a brevettare la vita e a creare monopoli sui semi, sulle medicine e sul software. Per noi, questi accordi sono strumenti della dittatura delle corporation, non sono strumenti della democrazia. E come la dittatura, alimenteranno sempre più la rabbia, il malcontento e la frustrazione.
Il terrorismo è figlio delle politiche economicamente ingiuste e antidemocratiche, come è chiaro nel Punjab in India e in Oklahoma negli USA. Come scrive Joel Dyer in “Harvest of Rage” (Il raccolto della rabbia), un’indagine sugli attentati e i disordini dell’Oklahoma nel corso della crisi agricola USA, i contadini che perdono terra e reddito sono vittime di uno stress a lungo termine. Se non sono aiutati, diventano violenti. Se danno la colpa a se stessi, dirigono la violenza contro di sé e si suicidano. Se danno la colpa a altri, dirigono la loro violenza all’esterno.
Questa è la violenza del terrorismo e dell’estremismo. L’unica durevole soluzione al terrorismo è aumentare la libertà e la sicurezza delle persone, proteggendo i loro redditi, le loro culture, i loro diritti alle risorse e le loro scelte democratiche su come organizzare la loro società e le loro vite.
L’Accordo India-USA sull’Agricoltura, la Scienza e la Tecnologia farà tutto il contrario. Genererà maggiore insicurezza e logorerà le possibilità di scelta delle persone. Di conseguenza, mancherà i suoi due principali obiettivi, di promuovere la democrazia e di por fine al terrorismo.
Fonte: ZNet – documento originale: Terrorism, Agriculture and U.S India Cooperation
I I DANNI DELLE COLTURE OGM. Molti lettori potranno pensare: “Cosa c’entra in Italia non ci sono colture OGM”, in realtà tutti assumiamo OGM attraverso la carne, il latte e gli altri derivati di animali nutriti con mangimi OGM! In quest’articolo vengono evidenziati i danni prodotti da queste colture, frutto di studi tenuti nascosti!
È provato che gli OGM causano almeno 22 malattie diverse
28 gennaio 2015 by segreteria
Natural Society 26 Dicembre 2014
Recentemente sono stati pubblicati i risultati di una ricerca che ulteriormente dimostra la pericolosità degli OGM; secondo questo studio si sarebbero dovuti proibire ancor prima che finissero sul mercato. Il lavoro, intitolato Genetically Engineered Crops, Glyphosate and the Deterioration of Health in the United States of America stabilisce una correlazione significativa fra gli OGM e 22 tra malattie e disturbi.
Incredibile come l’industria delle biotecnologie riesca tuttora a tener nascosta la tossicità dei propri prodotti. Come ci riesce?
I modi sono diversi, per elencarne solo alcuni: la corruzione dei Governi (americano e stranieri), il fatto che l’uomo più importante dell’USDA – incaricato da Obama in persona – è un ex-amministratore della Monsanto… la fenomenale disponibilità economica delle mega-corporations, sfruttata per il lancio di campagne propagandistiche fuorvianti.
La ricerca scientifica in questione è stata pubblicata sul The Journal of Organic Systems, ed è costellata di prove dettagliate che dimostrano il legame fra ingredienti geneticamente modificati e malattie quali l’insufficienza epatica od urinaria, i tumori della vescica, l’ipertensione, disturbi vari della tiroide, infarto, obesità ed altri. Il documento è completato da un gran numeri di grafici e tabelle, che già al primo sguardo danno la dimensione di quale sciagura sia per l’umanità l’aver permesso la diffusione degli OGM.
Buona parte della ricerca è focalizzata sull’introduzione del glifosato – un «erbicida» introdotto nel 1974 – e sulle sue conseguenze sulla salute umana; la ricerca ha potuto condurre degli studi a ritroso fino al 1990, dato che non sono disponibili dati antecedenti. Ma è proprio dai primi anni ’90 che l’uso del glifosato è cresciuto esponenzialmente.
Come dettagliato nel documento:
«… tanto negli animali quanto nell’uomo, il glifosato distrugge la capacità di ‘disintossicare gli xenobiotici’. Ne derivano, nell’essere umano, livelli molto più alti di quelle numerose sostanze chimiche contenute negli alimenti e nell’ambiente che sballano il sistema endocrino o causano tumori, provocando danni che non si sarebbero mai verificati in un organismo normalmente in grado di disintossicarsi».
Gli autori riconoscono che la «correlazione» non è la prova di un nesso causale, ma specificano che:
«… abbiamo dati che dimostrano un alto grado di correlazione e di significatività per 22 malattie. Sembra altamente improbabile che siano tutte e solo delle coincidenze casuali».
E portano poi l’attenzione sulla posizione tenuta dalla American Academy of Environmental Medicine nei confronti degli alimenti OGM, per come espressa in un loro documento:
«Numerosi studi condotti su animali indicano che al consumo di alimenti OGM sono associati gravi rischi per la salute, fra i quali si includono; sterilità, disfunzioni del sistema immunitario, invecchiamento accelerato, malfunzionamento dei geni associati con la sintesi del colesterolo, con la regolazione dell’insulina, la formazione di proteine e modificazioni nei sistemi epatico, renale, della milza e gastrointestinale».
Morale? C’è una correlazione ovvia e significativa fra l’aumento dell’impiego del glifosato – e di quelle sementi geneticamente modificate per reggerne l’uso –, e l’aumento del numero di una serie di malattie e disturbi. Molti dei grafici che seguono mostrano un marcato aumento proprio nell’arco degli anni ’90, quando i produttori del glifosato hanno goduto di un’impennata nei profitti e di un’enorme diffusione dell’uso dell’erbicida contenuto in prodotti quali il RoundUp e simili.
Nessun errore nei dati: il grosso aumento nell’uso del glifosato negli USA è dovuto soprattutto all’aumento di sementi OGM resistenti al glifosato stesso, con conseguenti malattie, che sono sempre più numerose. Ecco quanto affermato dai ricercatori:
«Le probabilità nei grafici e delle tavole mostrano che è altamente improbabile che le correlazioni siano casuali. La forza delle correlazioni indica che c’è un’altissima probabilità che esista un ‘nesso causale’, infatti il numero di grafici che mostrano una medesima tendenza nei dati implica la forte probabilità di un collegamento. Benché correlazione non significhi necessariamente causa, quando si trovano coefficienti di correlazione che superano lo 0,95 calcolati per una serie di malattie che si possono collegare direttamente al glifosato, sarebbe imprudente non considerare come spiegazione plausibile proprio il nesso causale».
Non si discute qui del fatto che le malattie croniche riconoscano più cause: la dieta, la mancanza di attività fisica, l’esposizione ad altre tossine ambientali, ed anche la predisposizione genetica; quello che si sostiene è che quando il tuo corpo non riesce a disfarsi di una sostanza carcinogena – nota – perché questa si ritrova direttamente nei cibi, è semplicemente ovvio che ti ammali e non servono 22 grafici per capirlo. Ma giusto per tagliar la testa al toro, di fatto il glifosato è presente nelle urine, nel sangue e nel latte materno!
Come se non bastasse, siccome il glifosato «sballa» il sistema endocrino, ne consegue che gli attuali livelli residui di glifosato concessi nei cibi possono causare numerosi problemi di salute, già ben documentati nella letteratura scientifica. Il sistema endocrino è fondamentale per la salute umana: attaccate quotidianamente con prodotti chimici provenienti dalle biotecnologie, le ghiandole del nostro corpo – pituitaria, timo e pineale – non possono secernere quegli ormoni che altrimenti ci terrebbero in forma, in salute e liberi da malattie.
Il sistema endocrino si prende cura di tutte queste funzioni:
- Crescita e sviluppo
- Omeostasi (mantenimento dell’equilibrio interno dei sistemi corporei)
- Metabolismo (livelli di energia del corpo)
- Riproduzione
- Risposta agli stimoli (stress e/o ferite)
Quando il metabolismo, il sistema riproduttivo e quello nervoso sono costantemente impegnati a cercare di rimettersi in sesto per controbilanciare gli effetti del glifosato, il corpo comincia a manifestare sintomi di malattia.
Di fatto, siamo le cavie da esperimento dell’industria delle biotecnologie, esperimento condotto su grande scala e finito male (o bene, a seconda di con chi ne parli e degli interessi che ci stanno dietro). I ricercatori dello studio in questione ritengono urgente un’ulteriore ricerca scientifica indipendente:
«I dati presentati in questo documento mettono in luce la necessità di condurre una ricerca scientifica indipendente, soprattutto nelle aree dello squilibrio del sistema endocrino, dei precursori del cancro, dello stress ossidativo, dei microorganismi dell’intestino e del Citocromo P450. Ci auguriamo che, oltre alle ricerche di base a livello tossicologico e carcinogenico, siano intrapresi dagli esperti degli studi epidemiologici in ognuna delle suddette categorie di patologie».
A mio parere, nonostante l’opera di insabbiamento portata avanti dall’industria delle biotecnologie, la manipolazione dei dati nelle università, l’azione propagandistica delle organizzazioni [finte] no-profit e le falsità pubblicate sulle stesse riviste scientifiche, abbiamo già le prove indiscusse della pericolosità degli OGM.
Qui di seguito alcuni dei principali grafici tratti dalla ricerca pubblicata sul Journal of Organic Systems. L’intera ricerca sulla correlazione fra OGM e 22 malattie diverse è reperibile qui.
DI QUESTI ASPETTI, SICURAMENTE NESSUNO PARLERA’ NELLE INNUMEREVOLI RIUNIONI AUTOCELEBRATIVE DELLA BORGHESIA.
P.S. Anche io solidarizzo con i lavoratori della Scala che non vogliono lavorare il Primo Maggio, forza tenete duro, non diamola vinta ai padroni!
PIERO DEMARCO
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