una pulizia etnica generazionale, è uno degli aspetti più devastanti del Jobs Act, perché per l’azienda sarà “naturale” licenziare i dipendenti (per ragioni economiche) in forza prima del Jobs Act, e assumerne altri, più “convenienti”, ed inoltre licenziabili a loro volta in qualsiasi momento.
Il lavoro a tempo indeterminato non esiste più, è diventato precario con l’abolizione della giusta causa nei licenziamenti insieme all’articolo 18..
200 mila escono dal Cocopro e Cococo, mena vanto Renzi. Ma dove finiscono? Se tutto va bene e non vengono risucchiati dal lavoro nero, finiranno comunque assunti in forma precaria, perché senza articolo 18 il lavoro a tempo indeterminato, sparisce di fatto.
In questo modo le “tutele crescenti” sono sicuramente centuplicate per i padroni, legittimati a licenziare qualsiasi dipendente, senza dover spiegare e rendere conto a nessuno.
I padroni usufruiranno di sgravi fiscali per tre anni, nelle assunzioni a tempo indeterminato. Ma poiché come si è visto il “tempo indeterminato”, senza l’articolo 18 è ormai vuoto di significato, i padroni usufruiranno degli sgravi se, quando e finché farà comodo a loro, ossia, assumeranno finché il gioco vale la candela, ai fini dei loro interessi.
Tempi addietro una schifezza simile avrebbe riempito le piazze. Se oggi non avviene, è l’ennesima conferma che bisogna ricominciare pazientemente a ritessere le fila, cominciando dalle fabbriche.
Saluti Ornella Vasca
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