Redazione Operai Contro,
Le fanfaronate di Renzi girano il mondo, ora Renzi vola negli Stati Uniti a raccontare che il suo governo con le riforme attuate sta portando l’Italia fuori dalla crisi.
Renzi continua a ripetere che la nuova riforma del lavoro Jobs Act incentiva gli imprenditori italiani ad assumere a contratto a tempo indeterminato.
I dati ufficiali lo smentiscono chiaramente come questo articolo che vi invio.Saluti da un vostro affezionato lettore.
Renzi continua a ripetere che la nuova riforma del lavoro Jobs Act incentiva gli imprenditori italiani ad assumere a contratto a tempo indeterminato.
I dati ufficiali lo smentiscono chiaramente come questo articolo che vi invio.Saluti da un vostro affezionato lettore.
In questi giorni stanno arrivando agli uffici della Cgil giovani lavoratori licenziati senza preavviso da un negozio del centro commerciale Le Terrazze di La Spezia.
“La ricetta è semplice – dicono Lara Ghiglione, della segreteria Cgil, e Luca Comiti, segretario Filcams Cgil -: assumere proponendo come opzione un contratto a tempo determinato part time di 20 ore, chiedendo poi di svolgerne 40, oppure, come nella stragrande maggioranza dei casi, assumere con contratti a collaborazione a progetto, associazione in partecipazione o apprendistato. Quest’ultima tipologia è molto diffusa per le assunzioni dei giovani sotto i 29 anni, ha una durata di tre anni. Con la promessa di un’assunzione a tempo indeterminato alla fine del triennio, si chiede a questi ragazzi di svolgere un numero eccezionale di ore di straordinario, magari non retribuite, insieme alla disponibilità a effettuare il doppio turno e a rinunciare al giorno di riposo, alla pausa e a tutte le festività”.
“Quando poi si arriva allo scadere del terzo anno – continuano i sindacalisti – un paio di giorni dalla fine del contratto, viene comunicato a questi giovani lavoratori che il contratto è scaduto e che possono ritenersi liberi e quindi ovviamente disoccupati. Fuori loro, avanti altri: dal giorno dopo arrivano altri ragazze e ragazzi, pronti a portare ai tavoli hamburger e patatine per dieci ore di fila, ai quali ovviamente sarà riservato lo stesso identico trattamento. E’ allora che questi ragazzi si rivolgono alla Cgil delusi, amareggiati, traditi. Qualcuno di loro ha la prontezza di fotografare la tabella oraria con quel numero incredibile di ore di straordinario. Qualche volta vengono in due o tre, accomunati dalla stessa sorte e ugualmente delusi e arrabbiati, pronti a testimoniare a vicenda la loro situazione lavorativa ormai conclusa. A quel punto, il nostro studio legale inizia il percorso per veder riconoscere il maltolto e per capire se esistono le prerogative per costringere la società a un’assunzione stabile.”Un fenomeno diffuso, soprattutto nei negozi all’interno di grandi centri commerciali. La Cgil, al momento dell’apertura de Le Terrazze, aveva preso contatto con l’azienda che si occupava dell’assegnazione dei fondi commerciali, per cercare di stabilire un accordo preventivo riguardante le tipologie contrattuali da applicare, in tutela dei lavoratori neoassunti. “Anche all’epoca – svelano Ghiglione e Comiti – la sensibilità dimostrata sul tema fu veramente molto scarsa e non fu possibile pervenire a nessun accordo. E’ necessario che si metta fine, una volta per tutte, a queste forme di sfruttamento del lavoro giovanile, perché al di là degli aspetti palesemente scorretti dal punto di vista normativo, registriamo comportamenti eticamente inaccettabili. Il fatto che all’interno dei negozi ci siano solamente 2/3 unità di personale rende più difficile la nostra azione, soprattutto per i ricatti occupazionali che questi lavoratori subiscono se si rivolgono al sindacato. Il presidente del Consiglio ha più volte affermato la necessità di diminuire le tutele a chi le ha per estenderle a tutti. Quello che registriamo è una diminuzione di tutele e garanzie per tutti, rischio che la Cgil ha sempre denunciato sin dalle prime indiscrezioni sul jobs act”.
“La ricetta è semplice – dicono Lara Ghiglione, della segreteria Cgil, e Luca Comiti, segretario Filcams Cgil -: assumere proponendo come opzione un contratto a tempo determinato part time di 20 ore, chiedendo poi di svolgerne 40, oppure, come nella stragrande maggioranza dei casi, assumere con contratti a collaborazione a progetto, associazione in partecipazione o apprendistato. Quest’ultima tipologia è molto diffusa per le assunzioni dei giovani sotto i 29 anni, ha una durata di tre anni. Con la promessa di un’assunzione a tempo indeterminato alla fine del triennio, si chiede a questi ragazzi di svolgere un numero eccezionale di ore di straordinario, magari non retribuite, insieme alla disponibilità a effettuare il doppio turno e a rinunciare al giorno di riposo, alla pausa e a tutte le festività”.
“Quando poi si arriva allo scadere del terzo anno – continuano i sindacalisti – un paio di giorni dalla fine del contratto, viene comunicato a questi giovani lavoratori che il contratto è scaduto e che possono ritenersi liberi e quindi ovviamente disoccupati. Fuori loro, avanti altri: dal giorno dopo arrivano altri ragazze e ragazzi, pronti a portare ai tavoli hamburger e patatine per dieci ore di fila, ai quali ovviamente sarà riservato lo stesso identico trattamento. E’ allora che questi ragazzi si rivolgono alla Cgil delusi, amareggiati, traditi. Qualcuno di loro ha la prontezza di fotografare la tabella oraria con quel numero incredibile di ore di straordinario. Qualche volta vengono in due o tre, accomunati dalla stessa sorte e ugualmente delusi e arrabbiati, pronti a testimoniare a vicenda la loro situazione lavorativa ormai conclusa. A quel punto, il nostro studio legale inizia il percorso per veder riconoscere il maltolto e per capire se esistono le prerogative per costringere la società a un’assunzione stabile.”Un fenomeno diffuso, soprattutto nei negozi all’interno di grandi centri commerciali. La Cgil, al momento dell’apertura de Le Terrazze, aveva preso contatto con l’azienda che si occupava dell’assegnazione dei fondi commerciali, per cercare di stabilire un accordo preventivo riguardante le tipologie contrattuali da applicare, in tutela dei lavoratori neoassunti. “Anche all’epoca – svelano Ghiglione e Comiti – la sensibilità dimostrata sul tema fu veramente molto scarsa e non fu possibile pervenire a nessun accordo. E’ necessario che si metta fine, una volta per tutte, a queste forme di sfruttamento del lavoro giovanile, perché al di là degli aspetti palesemente scorretti dal punto di vista normativo, registriamo comportamenti eticamente inaccettabili. Il fatto che all’interno dei negozi ci siano solamente 2/3 unità di personale rende più difficile la nostra azione, soprattutto per i ricatti occupazionali che questi lavoratori subiscono se si rivolgono al sindacato. Il presidente del Consiglio ha più volte affermato la necessità di diminuire le tutele a chi le ha per estenderle a tutti. Quello che registriamo è una diminuzione di tutele e garanzie per tutti, rischio che la Cgil ha sempre denunciato sin dalle prime indiscrezioni sul jobs act”.
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