Redazione di Operai Contro,
Dopodomani apre Expo Milano 2015. L’Esposizione Universale che l’Italia ospiterà dal 1° maggio al 31 ottobre 2015 sarà il più grande evento mai realizzato sull’alimentazione e la nutrizione umana. Tema dell’Expo è “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”.
Ci dicono e ci fanno leggere che “per sei mesi Milano diventerà una vetrina mondiale in cui i Paesi mostreranno il meglio delle proprie tecnologie per dare una risposta concreta a un’esigenza vitale: riuscire a garantire cibo sano, sicuro e sufficiente per tutti i popoli, nel rispetto del Pianeta e dei suoi equilibri”.
Che grande impegno! Che buoni propositi! Eppure a me che sono un operaio licenziato chi dà da mangiare? A noi operai alla catena per quattro euro o licenziati o disoccupati chi garantisce cibo sano, sicuro e sufficiente? Con i nostri scarsi salari o con gli ancora più miseri sussidi siamo costretti, noi e le nostre famiglie, per sopravvivere a nutrirci di cibo di scarsa qualità e più spesso a stringere la cinghia. Anche le statistiche meno serie sono costrette a dire che calano i consumi di frutta, verdura, carne, pesce e così via, non per tutti, ma innanzitutto per noi operai.
Senza far passare l’Expo sotto la lente delle condizioni di vita degli operai e delle masse popolari povere, in Italia e altrove nel mondo, non si può capire nulla di questa esposizione universale!
In essa i padroni, piccoli e grandi, dalle semplici aziende o cooperative agricole od organizzazioni di produttori agricoli alle grandi multinazionali mondiali, presenteranno il meglio dei loro prodotti e delle loro tecnologie agroalimentari. Per essi l’Expo è una vetrina imperdibile per mettere in mostra se stessi e le proprie merci, trovare clienti, stringere accordi, realizzare affari, fare profitti.
Ma in sostanza che cosa presentano? Il frutto dello sfruttamento di noi operai, del lavoro nero di migliaia di braccianti, italiani, albanesi, romeni, bulgari polacchi, africani, ecc., dalle serre del Ragusano ai vigneti di Cuneo ai meleti delle valli trentine… Così per le merci prodotte in Italia. Così anche per le merci prodotte altrove. In esse ci sono il nostro lavoro non pagato, la nostra fatica, il nostro sudore, il sangue di tutti gli operai morti e feriti nella produzione, gli abusi, di ogni tipo, commessi su di noi.
A Milano correranno tutti, padroni e padroncini, tecnici mercenari e professori filibustieri di ogni sorta, a pavoneggiarsi con le merci da noi prodotte. In giacca e cravatta, tirati a lucido, soddisfati di sé, discuteranno fra loro delle difficoltà di mercato e della concorrenza straniera condendo con abbondanza di nazionalismo ed europeismo, parleranno dell’organizzazione del “personale” per aumentare il nostro sfruttamento o sostituirci con nuove macchine. Poi, in compagnia di donnine compiacenti, approfitteranno dell’occasione per abbuffarsi in ristoranti di lusso e per riposarsi in costosi soggiorni a Milano e dintorni, in luoghi di particolare bellezza, ambienti naturali immersi nel verde. Tutto a nostre spese, con il denaro estorto non pagandoci il nostro duro lavoro.
Noi operai facciamo la fame e viviamo nelle ristrettezze, i padroni fanno la bella vita, godono e si divertono sulla nostra pelle. In un’epoca in cui il livello di progresso tecnico-scientifico raggiunto potrebbe consentire a tutti, sull’intero pianeta, di disporre di tutti i beni alimentari necessari, i padroni organizzano l’Expo farneticando di voler nutrire il pianeta! Che grande ipocrisia! A essi interessa solo vendere le loro merci a chi ha la disponibilità economica per comprarsele. Il capitalismo mondiale non vive forse una forte crisi di sovrapproduzione? Chi non è in grado si arrangi! Se i padroni fossero veramente solidali non butterebbero gli operai in mezza alla strada! E tanto meno a loro interessano le sorti del pianeta, inquinato, avvelenato e distrutto in nome del profitto.
Come la fame di noi operai serve ai padroni per ricattarci e comprimere verso il basso il nostro costo, così la fame di larghe masse popolari, in Africa, in Asia e altrove, serve loro per ridurre pressoché a zero il costo della manodopera locale, per porle in condizioni di schiavitù e rastrellare più facilmente, e impunemente, con la complicità delle borghesie locali, le materie prime, presenti poi in forma diretta (prodotti agricoli) o indiretta (entrando nel ciclo della trasformazione agroalimentare) anche all’Expo.
Expo 2015 è lo specchio delle contraddizioni economiche e sociali nella fase attuale del capitalismo e dell’imperialismo. Per noi operai come tale va capito, denunciato, boicottato, combattuto.
SPARTACUS
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