Redazione di Operai Contro,
Il 24 maggio un minuto di silenzio e di raccoglimento, dovunque, alle ore 15. Un minuto di silenzio anche sui campi da gioco e nella Serie A con, sulle maglie, la scritta “Ricorda”. Colpi a salve in 24 città alla stessa ora, con le tv sintonizzate sul “ricordo”. Stelle alpine fatte di carta.
Così il governo ha deciso di commemorare il 24 maggio, data che 100 anni fa segnò l’ingresso del capitalismo italiano nella prima guerra mondiale (quella che la borghesia chiama la IV guerra di indipendenza nazionale) e che causò la morte di ben 650mila militari e 600mila civili.
100 anni fa industriali e agrari italiani, con l’appoggio della chiesa e degli intellettuali borghesi, e della stampa in particolare, entrò nella guerra causata dagli antagonismi fra i più forti capitalismi mondiali dell’epoca. Si schierò con Francia e Inghilterra contro Austria e Germania, per trovare uno sfogo alla crisi economica e sociale interna, conquistare nuovi territori, dividersi il bottino di guerra.
Milioni di operai e di contadini poveri furono mandati sui fronti di guerra a morire per gli interessi dei padroni italiani. La stessa guerra che esacerbò le contraddizioni sociali in Russia fino all’esplosione della Rivoluzione d’ottobre, trovò anche in Italia numerosi oppositori. L’abbandono delle trincee e la fuga da Caporetto fu solo uno degli atti di insubordinazione contro gli ufficiali che, al soldo dei padroni, mandavano gli operai a morire come mosche.
Oggi, dopo 100 anni, il capitalismo italiano punta ancora a risolvere con la guerra la crisi e le contraddizioni economiche e sociali che esso stesso provoca. Oggi con la partecipazione a guerre parziali, mascherate da missioni di pace, domani a una guerra totale.
Perciò ogni lotta degli operai che indebolisce il capitalismo italiano è benvenuta!
SPARTACUS
La fase di coscienza proletaria sul conflitto mondiale voluto dai padroni, primo ed inedito nella storia, cominciò inevitabilmente a svilupparsi in massa proprio nelle trincee. Comunicazioni faticose tra operai, contadini e mezzadri che parlavano ognuno il proprio solo dialetto, dove il proletariato del sud raccontava la macelleria che lo Stato piemontese stava attuando nelle loro terre. Non è certo un caso che l’anno successivo alla fine della Grande Guerra partì l’occupazione delle fabbriche, nota alla Storia come Biennio Rosso. Ai padroni ci vollero pochi anni per arrivare alla Soluzione Finale: il fascismo e Benito Mussolini, già disertore della Grande Guerra fuggito in Svizzera.