dalla Gazzetta del Mezzogiorno
Andrea Del Monaco*
«Signor ministro le ricordo che non tutti gli italiani sono cretini», disse l’allora governatore della Banca d’Italia Guido Carli in una riunione del Cipe dei primi anni Settanta. Il presidente del Consiglio Renzi avrebbe dovuto ricordare questa frase di Carli quando venerdì 22 è stato ospite di Enrico Mentana su La7 a Bersaglio Mobile. Per il premier l’Italia avrebbe avuto un punto di Pil in più «se la Campania fosse stata amministrata come Salerno» è stata amministrata da Vincenzo De Luca. Renzi da Mentana ha detto che vuole far partire «progetti come Bagnoli, Pompei, la Reggia di Caserta, la Napoli-Bari, il porto di Napoli». Presidente Renzi ha letto la Relazione per le aree sottoutilizzate allegata al suo Documento di economia e finanza. Perchè promette come opere nuove infrastrutture che avrebbero dovuto già essere concluse? Enrico Mentana avrebbe potuto fare questa obiezione e proiettare in video la suddetta tabella su alcune opere pagate dal Fondo di sviluppo e coesione (fondo interamente italiano) nel ciclo 2007-2013.
I dati del governo: sulla direttrice ferroviaria Napoli-Bari-Lecce-Taranto sono stati spesi solo 553,9 milioni dei 3,52 miliardi finanziati (16%); sulla direttrice ferrovaria Messina-Catania-Palermo sono stati spesi solo 975 milioni dei 2,426 miliardi stanziati (40%); sulla ferrovia Salerno-Reggio-Calabria sono stati spesi solo 129 milioni dei 504 milioni stanziati (26%). Infine sull’asse stradale Sassari-Olbia sono stati spesi solo 81,7 milioni dei 930 milioni a disposizione (18%). Complessivamente su 7,392 miliardi stanziati sono stati spesi solo 1740 milioni (il 24 %). Con lo stesso spirito di Renzi, sabato 23, il ministro Graziano Delrio ha inaugurato la 17° stazione della linea 1 della metro a Napoli: «Completeremo nel 2016 la stazione di Afragola» e il governo metterà «5 miliardi nell’alta velocità, di cui 4 miliardi sono già disponibili sulla Napoli- Bari- Lecce Taranto. Il Governo crede che le connessioni al Sud debbano molto migliorare con l’alta velocità….». Tali dichiarazioni sono poco credibili: si omette la mancata conclusione di un’opera e si promette che l’opera verrà realizzata come se fosse nuova. I giornalisti hanno chiesto a Delrio e al sindaco De Magistris il costo complessivo della linea 1 della metro a Napoli; non è stata data loro risposta. Sarebbe stato sufficiente andare sul sito del governo Open Coesione. Chi scrive non teme di essere iscritto da Renzi al club dei gufi professionisti. L’unico club al quale siamo iscritti è quello dei lettori dei documenti e dei siti del Governo: per esempio sul sito Open Coesione si può leggere la spesa certificata al 31 dicembre 2014. Il grande progetto di completamento della linea 1 della Metropolitana a Napoli ha uno stanziamento di 1376 milioni, ne sono stati spesi 555 milioni, il 40%: i lavori sono iniziati effettivamente l’1 gennaio 2000 e si sarebbero dovuti concludere il 31 marzo 2014 (basta cliccare http://www.opencoesione.gov.it/progetti/1ca1c272007it161po009/ per controllare). Sul grande progetto di completamento della linea 6 della metropolitana regionale? Stanziati 643 milioni, spesi solo 361 milioni, il 56%. Sul sito del governo non sono disponibili nè la fine effettiva dei lavori nè l’inizio effettivo dei lavori. Basta cliccare http://www.opencoesione.gov.it/progetti/1ca7c272007it161po009/ per verificare l’incompletezza dei dati. Entrambi i progetti linea 1 e linea 6 sono cofinanziati dal Fesr (Fondo europeo di sviluppo regionale) e, qualora la spesa di quei soldi non fosse certificata entro dicembre 2015, restituiremmo a Bruxelles il cofinanziamento europeo. In un paese normale le opposizioni avrebbero incalzato il Governo: ciò è avvenuto in parte nel forum organizzato dalla Gazzetta; nel contempo nei confronti su Skytg24 dedicati a Puglia e Campania nessun candidato sembrava sufficientemente informato. Quando il conduttore Gianluca Semprini, il 17 maggio alle ore 22,15, ha chiesto quanti fossero i fondi per lo sviluppo ai 5 candidati alla presidenza in Campania, i candidati hanno dato 5 risposte diverse. In un paese normale, per esempio l’Olanda, conoscere l’entità dei soldi a disposizione sarebbe stata la conditio sine qua non per partecipare al confronto; ogni candidato avrebbe chiesto il voto sulla sua proposta sul sistema produttivo e avrebbe illustrato quali industrie e quali settori della ricerca vuole sostenere, quali infrastrutture vuole realizzare. E i cittadini avrebbero scelto quale candidato votare in funzione della proposta più convincente. In un paese civile ogni candidato si confronta con gli avversari sull’allocazione delle risorse del bilancio pubblico. Al contrario il 17 maggio, nessun candidato mostrava di conoscere esattamente quanti soldi dovrà gestire qualora fosse eletto, e, di conseguenza nessun candidato ha detto come vuole allocare precisamente le risorse. Perchè? Perchè manca la classe dirigente invocata dal direttore De Tomaso. E perchè manca l’ opposizione. L’unico ad opporsi è Maurizio Crozza su La7: il 22 maggio, imitando Renzi, si rivolge agli elettori con le seguenti parole : «Signora maestra precaria se non ci sono i soldi per la scuola la colpa è dell’operaia che vuole la cassa integrazione , operaia se sei in cassa integrazione è perchè il tassista con le sue proteste blocca le liberalizzazioni». E poi, mentre l’operaia, la maestra e il tassista aizzati si insultano, Crozza-Renzi conclude all’intervistatore: «Non vede che funziona, iniziano a litigare tra loro e dimenticano quest’odore di aria fritta che produco quando parlo». In compenso l’aria fritta non è stata dimenticata da James Politi sul Financial Times di mercoledì 27. Secondo Politi la candidatura di De Luca «ha dimostrato i limiti dell’influenza di Renzi fuori da Roma, dove la politica locale è ancora basata su personaggi sgradevoli e reti clientelari estremamente difficili da smantellare». Presidente Renzi, non tutti gli italiani sono cretini. E nemmeno tutti i giornalisti.
*Esperto fondi strutturali europei
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