Redazione di Operai Contro
21 marzo 2015. “Non penso che i danesi abbiano compreso pienamente le conseguenze di quanto accadra se la Danimarca entrera’ a far parte del piano statunitense di difesa missilistica”, ha dichiarato l’ambasciatore russo in Danimarca, aggiungendo che “se questo accadra le navi da guerra danesi diventeranno obiettivi del missili nucleari” russi.
13 aprile 2015. “Chi ha paura di Mosca? La risposta dei Paesi nordici ai giochi di guerra di Putin”.
6 giugno 2015. Putin: «Svilupperemo il nostro potenziale offensivo e penseremo a sistemi in grado di superare la difesa antimissilistica degli Usa»
16 giugno 2015. “La Russia rafforza l’arsenale nucleare con 40 nuovi missili intercontinentali”.
17 giugno. “L’Europa estende per altri sei mesi le sanzioni alla Russia. E Mosca proroga l’embargo sull’alimentare”.
Sono solo alcuni dei titoli e notizie degli ultimi mesi sui tesissimi rapporti tra la Russia di Putin (ex Kgb) e gli Stati Uniti di Obama (“pacifista” premio Nobel), con i governi europei che persino il Corsera di ieri, a firma Franco Venturini, richiama all’attenzione: “Possibile che non vedano già oggi, Germania in testa, dove stiamo andando?”
Tutti evocano una nuova guerra fredda, per non cogliere la vera misura del fenomeno. Cosa sono 5.000 uomini della Nato a ridosso dei confini Russi? Cosa vuoi che sia la parata a Mosca in cui la Russia mette in bella mostra qualche decina dei suoi moderni carri armati? Cosa sono 40 nuovi missili balistici russi quando al culmine della guerra fredda sia USA che URSS ne detenevano ciascuno 10.000? Che pericolo reale vuoi che rappresentino le messe alla prova delle difese aeree e navali reciproche nei mari del Nord?
Peccato che l’escalation di dichiarazioni e manovre, collocate nel contesto della crisi, e della guerra in corso in Ucraina, fanno presagire ben altri accadimenti che la guerra fredda del recente passato. E’ sempre più chiaro dove nella crisi da cui non escono, viceversa “stanno andando”, ma anche trascineranno gli operai e le popolazioni del mondo intero.
I media non trovano meglio da fare che essere megafoni dei politici che urlano di più, i politici dall’altra parte usano i media per la propria propaganda militaresca, per rivendicazioni territoriali e di interessi economici e nazionali da difendere, pena la “sottomissione agli altri popoli e la perdita del proprio benessere economico”. Anche la paura e l’odio verso il nemico vanno ad arte coltivati. Pertanto sono in azione dei veri e propri istigatori della guerra guerreggiata, facendosi artefici già da subito della propaganda che serve per schierare l’opinione pubblica in favore della necessità di combattere, inviare mezzi e truppe, aumentare le spese militari.
R.P.
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