Caro Operai Contro,
ieri dopo aver raccomandato “ non chiamiamola guerra “, il ministro degli esteri Gentiloni, per conto del governo Renzi ed in nome della civilizzazione dell’umanità ha dichiarato: “ In Iraq, subito dietro gli americani e l’Iran, siamo il Paese più attivo e presente della coalizione. Lavoriamo su due fronti: fornendo armi e addestramento ai 7 mila peshmerga* e, nel governatorato di Anbar, collaborando con le forze irachene regolari. Non voglio dire che sia merito dell’Italia, delle nostre armi e dei nostri addestratori, ma i peshmerga hanno riconquistato il Sinjar e esercitano il controllo sulla strada che porta da Mosul a Raqqa che nell’immaginario del cosiddetto Califfato sono le loro capitali, una in Iraq e l’altra in Siria. Vuol dire che sul piano del contrasto militare stiamo ottenendo dei risultati”.
Saluti da un lettore
*Combattenti filogovernativi curdi
Altra dichiarazione di Gentiloni del 9 dicembre 2014
Sostegno dell’Italia all’azione dell’Onu e dei suoi inviati in Siria e in Libia: lo ha espresso il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni in visita a Washington. In Siria l’Italia “sta sostenendo l’impostazione dell’inviato di Ban Ki moon, Staffan De Mistura, che sta cercando di procedere per tappe. Cercando tregue locali, a cominciare se possibile da Aleppo, seconda città più importante della Siria”, ha detto il ministro in una conferenza stampa dopo l’incontro con il segretario di Stato John Kerry.
E anche per la Libia “l’assoluta priorità per Italia e Usa e’ quella di sostenere la mediazione in corso dell’inviato dell’OnuBernardino Leon e di farlo anche con i Paesi vicini. Senza, è impensabile immaginare scenari diversi”. Secondo Gentiloni, che domani passera’ la giornata al Palazzo di Vetro, “qualsiasi ipotesi di ulteriori azioni di presenze per esercitare azioni di monitoraggio o peacekeeping hanno senso solo se inserite nel quadro di un processo di riconciliazione a guida Nazione Unite”.
E anche sul fronte del contrasto all’Isis, Gentiloni ha precisato che il contributo italiano “oltre ad essere apprezzato è considerato al momento adeguato alle esigenze”. Rispondendo ad una domanda sull’invio di 1.500 soldati da parte dei Paesi della coalizione, annunciato dal comandante James Terry Gentiloni ha spiegato che l’Italia “e’ impegnata anche sul piano umanitario, sia nei confronti della Siria che del Kurdistan. Sul piano militare abbiamo fornito armi leggere e munizioni ai peshmerga, d’accordo con il governo di Baghdad. Stiamo inviando 280 addestratori, sempre nella zona di Erbil, d’intesa con il governo iracheno. Abbiamo diversi asset in Kuwait, quattro Tornado e due Predator, tutti con missioni non di combattimento, ma di ricognizione”. (9 dicembre 2014) .
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