Redazione di Operai Contro,
“La Francia intensifica i bombardamenti su Raqqa”, “Bombardamenti a tappeto su Raqqa”, “In corso massiccio bombardamento russo”, “pioggia di missili dal mare: 18 “Kalibr” lanciati nelle province di Raqqa, Aleppo e Idlib”, “i russi testano il missile da crociera “Raduga”. La testata standard è di 880 libbre”(circa 400 kg).
Questi sono solo alcuni dei titoli di giornali degli ultimi 7 giorni circa i quotidiani bombardamenti francesi, russi, americani, inglesi in Siria e Iraq, in particolare su Raqqa.
Ma cosa è Raqqa? E’ forse un poligono di tiro disabitato, un’isola deserta nel Pacifico adibita internazionalmente a esercitazioni militari? E’ forse una zona della Siria disabitata che i combattenti dell’Isis hanno ripopolato per creare da zero il Califfato? No, è una normale città in cui l’umana gente per ragioni geoclimatiche ha deciso di insediarsi e nei secoli si è sviluppata fino a diventare una moderna città, una delle principali città della Siria.
Raqqa per brevità, in realtà si chiama Ar-Raqqa come il governatorato di cui è il capoluogo. Dal 13 gennaio 2014 è stata proclamata capitale dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (ISIL). Gli abitanti della città sono circa 220mila, più o meno quanti ne ha una media città italiana come Brescia o Genova. A Raqqa vi sono, come in tutte le città, case, negozi, bar, ristoranti, strade e piazze, posti di ritrovo, fabbriche (l’ultimo censimento del 2010 ne contava 1831), scuole e università, e naturalmente uomini donne e bambini che vi abitano, lavorano, studiano. Nel suo centro ci sono l’ospedale centrale, e la banca centrale del governatorato, uffici e tribunale, come in tutti i capoluoghi di provincia nel mondo.
Ma forse oggi, dopo i bombardamenti occidentali, bisognerebbe dire che c’erano. Come i ponti sull’Eufrate o le dighe e le centrali elettriche. Raqqa è città di antichissima storia, che fine avranno fatto tutti i suoi monumenti di età babilonese, greca e romana? Le sue storiche moschee? In questo caso lo sdegno deve essere meno forte che per Palmira?
La densità di popolazione è inferiore alla media delle nostre città . Ma se si considera che una bomba d’aereo da 1000 kg crea crateri di 15 m di diametro, 11 di profondità e sparge schegge per 360 metri, senza contare l’onda d’urto in grado di abbattere i muri delle case, si può stimare che per ogni bomba sganciata almeno un terzo dei 110 abitanti per Km2 di Raqqa ne viene ogni giorno coinvolto. Quante case, scuole, ospedali, avrà interessato la “pioggia di bombe e missili” russi e francesi sulla città di Ar-Raqqa? Quante fabbriche sono diventate obbiettivo militare? Saranno riusciti a scappare gli operai? Quanti non ci sono riusciti durante un normale turno di lavoro e sono morti sotto le macerie? Quante donne e bambini di Raqqa, comuni abitanti intenti nelle loro quotidiane occupazioni, al lavoro o a scuola, sono stati fatti a pezzi finora, o lo saranno nei prossimi giorni, dalle bombe dei civili e democratici governi occidentali?
R.P.
Allora diciamo tutti “nous sommes des citoyens de Raqqa”? No? Lo sospettavo (anche a “sinistra”).