DALLA REPUBBLICA
Quarto giorno di protesta a Gela dei lavoratori del petrolchimico dell’Eni che mantengono i blocchi alle vie di accesso alla città per sollecitare il rilascio delle autorizzazioni ministeriali che consentirebbero l’utilizzo di investimenti per 2,2 miliardi dell’Eni in Sicilia, l’apertura dei cantieri per la riconversione “green” della raffineria e la produzione di bio-carburanti. Dopo il nulla di fatto del tavolo di lavoro convocato, ieri sera, a Palermo, dal governatore, Rosario Crocetta, l’attenzione è rivolta a Roma da dove si attende una iniziativa del governo Renzi e dove si reca oggi il sindaco, Domenico Messinese, per un confronto col ministero dello Sviluppo economico sulla bozza dell’accordo di programma da cui dipende il rilancio dello stabilimento gelese.
Nel frattempo, Cgil, Cisl e Uil ricorrono alla satira come forma di protesta contro il colosso petrolifero multinazionale. Stamani, la città si è svegliata tappezzata di singolari manifesti funebri con una vignetta raffigurante il cane a sei zampe dell’Eni che, valigia piena di soldi al fianco, va via da Gela, mentre dietro di sé lascia uno stabilimento che brucia. Questo il testo della necrologia che l’accompagna: “Oggi, 22 gennaio c.a., è venuta a mancare all’affetto dei suoi lavoratori dell’indotto metalmeccanico di Gela la signora raffineria di Gela, di Matteo Renzi, di anni 53. Con grande dolore ne danno il triste annuncio i saldatori, tubisti, elettricisti, radiologi, gruisti, apparecchiatori, ecc. (Grazie Rosario Crocetta)”.
Anche la Chiesa scende tra i lavoratori auspicando una soluzione rapida dei problemi produttivi e occupazionali.
Il vescovo, oggi a mezzogiorno, ha celebrato una messa tra le maestranze del blocco stradale sulla Gela-Catania, davanti alla sede degli uffici di Enimed, l’azienda Eni che cura ricerche, trivellazioni e sfruttamento dei giacimenti di gas e di petrolio in Sicilia. Gli operai bloccano le strade di accesso a Gela e gli automobilisti provenienti da Catana, Vittoria e Licata stanno in fila anche ore. I blocchi continueranno fino a che gli operai non avranno garanzie occupazionali.
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