“ma qual è il male pavese?” Se lo chiede l’articolo sul Correre della Sera del 12 maggio. Una domanda pro forma, che ha la sua risposta nel titolo dell’articolo stesso: “La grande recessione”.
Le imprese manifatturiere di Pavia e provincia, sono calate dalle 5.820 del 2005, alle 4.477 del 2015. 1.343 aziende in meno, un calo del 23%.
Quanti licenziamenti e posti di lavoro in meno ha causato la chiusura di 1.343 imprese di cui molte grandi fabbriche? Il Corriere non lo dice, ma si chiede se, data la recessione, sia troppo: “parlare di un mezzogiorno lombardo”. Più che “troppo” sarebbe improprio, perché il mezzogiorno in toto, (a parte aree specifiche), non ha conosciuto un sistema industriale paragonabile a quello pavese, tracollato con la crisi nel 2008.
L’indice di produzione manifatturiero del pavese nell’articolo sopracitato, è rimasto appaiato con quello dell’intera Lombardia dal 2005 al 2009, con un crollo di quello pavese dal 2008 al 2009. Crollo corrispondente alla chiusura in un anno, di 719 imprese che, tradotto in indice di produzione, è lo stesso crollo di tutto il settore manifatturiero lombardo, segnando il punto più basso della recessione. Nel 2010 l’indice di produzione industriale nel pavese, risale fino al 2015 ma non andrà oltre i 95 punti. Mentre quello dell’intera Lombardia, non è più sceso sotto questo livello, con picchi vicino ai 100 punti.
Pur non dicendo il numero dei posti di lavoro persi, corrispondenti alle 1.343 imprese manifatturiere che nel pavese hanno chiuso dal 2005 al 2015, è significativo che l’indice di produzione, base 100 nel 2005, sia calato in 10 anni solo di 7 punti, nonostante appunto, 1.343 imprese manifatturiere (23%) siano state cancellate. Una chiara spia ad ulteriore conferma, che lo sfruttamento operaio è aumentato in modo generalizzato.
Altri dati socio economici legati alla recessione messe in luce dal Corriere sono: il reddito pro capite pavese più basso di mille euro di quello lombardo, 14.563 euro contro 15.502, per una popolazione di 548.722 abitanti.
La disoccupazione al 7,6%, ritenuta sottostimata sia da Confindustria che dalla Cgil.
Il mancato adeguamento delle infrastrutture.
Saluti Bruno Casca
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