Ennio Abate ci ha permesso di utilizzare le sue immagini e pensiamo che sia doveroso lasciargli la parola
La redazione
Da ragazzo ho imparato a scrivere. Ma ad un certo punto ho imparato anche a disegnare e dipingere. Le due attività nel mio concreto percorso di vita si sono divaricate o alternate e mai conciliate. La scrittura ha preso il sopravvento per varie ragioni, che qui non affronto, ma Tabea Nineo (alter ego e anagramma giovanile del mio nome e cognome col quale firmo di solito disegni e dipinti) non s’è mai arreso. E prima ha insinuato “disegnini” in bianco/nero sui fogli dove scrivevo o sulle pagine di giornali, riviste e libri che leggevo. Più tardi ha potuto lavorare – sempre in solitaria – su fogli da pacco o per disegno e, più recentemente, su tela e col colore, soprattutto ad olio. I temi, mai premeditati, nascono non dalla cosiddetta “copia dal vero” (che pure so praticare) ma da uno “scarabocchio” in b/n o dai colori buttati a caso sulla tela e spesso mescolati con la spatola, che ad un certo punto mi suggeriscono figure, che accetto o cancello fino a quando trovo quelle per me soddisfacenti. Col tempo l’insieme della mia ricerca si è andato organizzando in una sorta di racconto che chiamo narratorio, dove elementi autobiografici e storico-sociali dicono a chi guarda – spero – qualcosa d’importante di me, delle persone che ho conosciuto, degli anni che ho vissuto e dell’idea del mondo e della storia che mi sono fatta.
Ennio Abate
P.s.
Quando trovo il tempo, fotografo con lo smartphone quello che ho prodotto o vado producendo e gli do dei titoli. Chi vuole può guardare e commentare a questo link: https://narratoriografico.wordpress.com/
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