Redazione di Operai Contro,
Nella Terra dei Fuochi morire di tumore è diventato quasi normale. Ma normale non è. Perché i tumori hanno molti nomi e molte cause, e c’è chi chiede giustizia, perché morire, se accade, sul lavoro normale non è, neanche nella Terra dei Fuochi.
Michele Meo, nato a Saviano, era un idraulico. È sempre stato idraulico, da quando era bambino e maneggiava tubi, li manipolava, li seghettava, li aggiustava. Michele non sapeva che ad ogni taglio da quei tubi si sprigionava una polvere mortale.
Il 18 gennaio del 2010 all’ospedale Monaldi i medici gli hanno diagnosticato un “mesotelioma pleurico”. Il 14 giugno dello stesso anno mio padre ci ha lasciati”.
Sul certificato di morte, redatto dall’Asl Napoli 3, è scritto a stampatello. “Causa iniziale Mesotelioma, terminale cachessia neoplastica”.
Non è morto per un incidente stradale, per un infarto o per una caduta. Michele Meo, idraulico, è morto per un tumore ai polmoni causato dall’amianto, causato da quei tubi che per tutta la vita ha aggiustato, spostato, tagliato.
. Mio padre è morto sul lavoro. È una morte bianca”.
A riconoscere questa verità c’è un numero: “numero 1012”. È il codice identificativo del registro mesoteliomi della Regione Campania assegnato a Michele Meo il 28 ottobre 2013.
Durante la malattia l’Inail, ufficio infortuni sul lavoro, ha anche riconosciuto all’operaio “la malattia professionale”, con un’ indennità giornaliera per l’inabilità temporanea ( pratica numero 509779614 de l2010). Ma quando è morto Michele Meo è diventato un fantasma.
L’INAIL è l’istituto dei padroni che neanche da morti riconosce gli operai
Un lettore
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