Caro Operai Contro,
mentre il Tar da una parte ed il Consiglio di Stato dall’altra, a colpi di sentenze aprono e chiudono l’inceneritore di Tossilo, gli unici a non aver voce in capitolo sono gli operai che ci lavorano, per i quali si prospetta il raddoppio dell’impianto. Una serie di associazioni, comitati e Comuni si scontrano chi per chiudere definitivamente l’inceneritore, chi per raddoppiarne la potenza. A non essere interpellati sono gli operai che ci lavorano, tutti i giorni a contatto diretto con un tasso di nocività che può risultare invalidante e letale. Per i padroni e i loro politici gli operai contano e costano meno dei macchinari: forza lavoro intercambiabile, sostituibile in qualsiasi momento. Ha ragione Operai Contro: dobbiamo organizzare la rivolta. Capito mi hai?
Saluti sardi
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Il Consiglio di Stato riabilita l’inceneritore di Tossilo
La battaglia dell’inceneritore Tossilo ha un nuovo (temporaneo) vincitore. La Quarta Sezione del Consiglio di Stato ha, infatti, ribaltato il giudizio del Tar Sardegna che esattamente un anno fa aveva ritenuto valide le ragioni del comitato Non Bruciamoci il Futuro, dell’associazione Zero Waste e dell’Unione dei Comuni della Barbagia. A sorridere, oggi, sono dunque la Regione e il Consorzio Industriale di Macomer, che vedono accolta la loro richiesta di riforma della sentenza di primo grado. Palazzo Spada stabilisce, dunque, che il termodistruttore può andare avanti. Ma non è detta l’ultima parola: al Tar Sardegna, pende, infatti, un nuovo ricorso presentato dai comuni di Sarule, Olzai, Gavoi e Arzana, insieme ai comitati, contro il piano regionale dei rifiuti varato dalla Regione lo scorso dicembre senza l’attivazione della Valutazione ambientale strategica. Poiché il nuovo piano, per quanto riguarda l’incenerimento dei rifiuti, ‘punta forte’ sul nuovo impianto della Piana di Macomer, una bocciatura dei giudici di Piazza del Carmine finirebbe per rimescolare le carte.
In ogni caso, fino ad allora rimarrà in piedi la sentenza del Consiglio di Stato, che stronca la sentenza del luglio scorso con queste parole: “Le valutazioni rese dal Tar sono state esuberanti rispetto ai ristretti parametri del giudizio di legittimità”. In pratica, un ribaltamento di quanto stabilito dai giudici di primo grado, che avevano ritenuto l’inceneritore incompatibile con le decisioni assunte dalla Regione nell’ambito della precedente programmazione in fatto di rifiuti urbani. Viale Trento, infatti, aveva optato per due poli d’incenerimento (Sassari e Cagliari), mentre indicava per Tossilo un ruolo transitorio. Ragione per cui il raddoppio della potenza dell’impianto di Macomer è stato considerato ‘fuori luogo’ dal Tar Sardegna. Il Consiglio di Stato, invece, ritiene la censura formulata da Piazza del Carmine non condivisibile per due ragioni. In primo luogo perché sarebbe esistita, già al tempo del via libera a Tossilo, “una situazione di incertezza sulla realizzazione del sistema bipolare”. Ma, soprattutto, perché la scelta della Regione di ‘puntare’ su Macomer e raddoppiarne la potenza “rientra nella discrezionalità tecnica della pubblica amministrazione”.
La posizione di Palazzo Spada differisce da quella del Tar Sardegna anche sui tempi di scadenza del vecchio Piano rifiuti. In primo grado, infatti, il nuovo inceneritore era stato considerato figlio di un piano obsoleto, da aggiornare. In breve, non valido. Per il Consiglio, invece, l’intervento entro sei anni dall’adozione del piano non sarebbe obbligatorio. In altri termini, entro tale data l’amministrazione si può limitare a valutare la necessità – o meno- di un aggiornamento del documento programmatico. Questo stabilisce la normativa italiana. Ma la direttiva europea, fonte sovraordinata, recita: “Gli Stati membri provvedono affinché i piani di gestione e i programmi di prevenzione dei rifiuti siano valutati almeno ogni sei anni”. Insomma, l’Ue istituisce un termine, che la Regione non ha rispettato. Per questo motivo, Bruxelles ha aperto una procedura d’infrazione contro la Sardegna. Eppure giudici di secondo grado “non vedono le ricadute negative che detta situazione avrebbe avuto sulle previsioni contestate”. È questo il passaggio meno comprensibile delle oltre 40 pagine di sentenza.
Conclude il Consiglio di Stato: “Per dirla in altre parole, la sentenza del Tar entra in contraddizione, in quanto da un lato si duole della circostanza che il Piano fosse scaduto e valuta negativamente le previsioni progettuali dell’impianto di Macomer, mentre per altro verso considera scontato che la opzione “bipolare” (incentrata sugli impianti di Cagliari e Sassari) sarà in futuro mantenuta (ed a questo punto non si comprende quale incidenza abbia spiegato la circostanza che il Piano non era stato ancora aggiornato nell’economia della vicenda)”, sostiene Palazzo Spada.
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