Redazione di Operai Contro,
mentre gli USA minacciano la Corea del Nord, la loro vera preoccupazione è la Cina
dal fattoquotidiano
Fino ad ora Steve Bannon ha inquadrato lo scontro tra le due nazioni in termini economici. Secondo lui la Cina danneggia gli Stati Uniti perché applica pratiche commerciali sleali, e cioè il trasferimento forzato di tecnologia americana, il cosiddetto know-how, alle aziende cinesi. Bannon è anche convinto che questo tipo di attitudine nei confronti dei partner commerciali è tipica della Cina. Così ha spiegato a Bloomberg a cosa si riferisce: “Ci sono stati 4.000 anni di storia diplomatica cinese, tutti centrati su una gestione commerciale barbara, a parte gli ultimi 150 anni. L’obbiettivo è sempre ridurre i barbari [e cioè gli stati stranieri] ad uno stato tributario. Il nostro tributo alla Cina è la nostra tecnologia che poi è ciò che serve per entrare nel loro mercato. Negli ultimi 10 anni le imprese cinesi si sono appropriate di 3,5 trilioni di dollari. Gli stiamo dando l’essenza del capitalismo americano: la nostra innovazione tecnologica”.
Cosa pensa Henry Kissinger di tutto questo? Lo ha spiegato durante una conferenza alla Columbia University all’inizio di questa settimana. In primis ha ribadito che l’America e la Cina devono mantenere buone relazioni economiche per evitare lo scoppio della terza guerra mondiale, che porterebbe alla distruzione globale. Una visione apocalittica alla Bannon insomma. Poi ha parlato specificamente della Road Initiative, il progetto che vuole collegare la Cina all’Asia centrale. Secondo Kissinger la potenza cinese appoggiata da un nuovo baricentro commerciale in Asia sposterà l’asse del mondo dall’Atlantico al Pacifico. Se ciò avvenisse le regioni dell’Eurasia e gli stessi Stati Uniti dovranno decidere come relazionarsi con questo nuovo potere geopolitico. E certo all’Occidente questo cambiamento non farà piacere.
Bannon e Kissinger, dunque, condividono l’idea che la Cina e l’America si muovano lungo una traiettoria che potrebbe portaci ad una nuova guerra mondiale e l’unico modo di evitare tale conflitto è attraverso un’alleanza economica. Ma le regole le dovranno dettare gli Stati Uniti, e già questo rende qualsiasi accordo impossibile. Sia Bannon che Kissinger si stanno muovendo perché sono convinti che più il tempo passa più sarà difficile per Washington imporre le sue condizioni o mantenere una posizione contrattuale forte. La prova del nove di questa teoria potrebbe fornircela a breve l’incalzare della crisi mondiale con un vicino della Cina, la Corea del Nord.
Fino ad ora Steve Bannon ha inquadrato lo scontro tra le due nazioni in termini economici. Secondo lui la Cina danneggia gli Stati Uniti perché applica pratiche commerciali sleali, e cioè il trasferimento forzato di tecnologia americana, il cosiddetto know-how, alle aziende cinesi. Bannon è anche convinto che questo tipo di attitudine nei confronti dei partner commerciali è tipica della Cina. Così ha spiegato a Bloomberg a cosa si riferisce: “Ci sono stati 4.000 anni di storia diplomatica cinese, tutti centrati su una gestione commerciale barbara, a parte gli ultimi 150 anni. L’obbiettivo è sempre ridurre i barbari [e cioè gli stati stranieri] ad uno stato tributario. Il nostro tributo alla Cina è la nostra tecnologia che poi è ciò che serve per entrare nel loro mercato. Negli ultimi 10 anni le imprese cinesi si sono appropriate di 3,5 trilioni di dollari. Gli stiamo dando l’essenza del capitalismo americano: la nostra innovazione tecnologica”.
Cosa pensa Henry Kissinger di tutto questo? Lo ha spiegato durante una conferenza alla Columbia University all’inizio di questa settimana. In primis ha ribadito che l’America e la Cina devono mantenere buone relazioni economiche per evitare lo scoppio della terza guerra mondiale, che porterebbe alla distruzione globale. Una visione apocalittica alla Bannon insomma. Poi ha parlato specificamente della Road Initiative, il progetto che vuole collegare la Cina all’Asia centrale. Secondo Kissinger la potenza cinese appoggiata da un nuovo baricentro commerciale in Asia sposterà l’asse del mondo dall’Atlantico al Pacifico. Se ciò avvenisse le regioni dell’Eurasia e gli stessi Stati Uniti dovranno decidere come relazionarsi con questo nuovo potere geopolitico. E certo all’Occidente questo cambiamento non farà piacere.
Bannon e Kissinger, dunque, condividono l’idea che la Cina e l’America si muovano lungo una traiettoria che potrebbe portaci ad una nuova guerra mondiale e l’unico modo di evitare tale conflitto è attraverso un’alleanza economica. Ma le regole le dovranno dettare gli Stati Uniti, e già questo rende qualsiasi accordo impossibile. Sia Bannon che Kissinger si stanno muovendo perché sono convinti che più il tempo passa più sarà difficile per Washington imporre le sue condizioni o mantenere una posizione contrattuale forte. La prova del nove di questa teoria potrebbe fornircela a breve l’incalzare della crisi mondiale con un vicino della Cina, la Corea del Nord.
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