Un commento “fuori linea” sull’iniziativa popolare che vuole cancellare il canone radiotelevisivo più caro d’Europa (oltre 400 euro a famiglia più tasse di allacciamento mensili presso ditte private). “Billag” è la società privata incaricata dalla Confederazione di riscuotere il canone pagato dai cittadini.
Queste settimane che precedono il SI/NO Billag mi divertono molto. Lo dico infischiandomene dei sinistri che mi daranno dell’avventurista o dello stupore destrorso che non riesce a far quadrare il personaggio con le opinioni del momento. Perché mi diverto? Semplice. Mai vista tanta gente “che conta” pensarla alla stessa maniera. L’urégiat, il sinistrato, il liberalone, l’ecologista, radicali e diversi conservatori nazionalpopolari, tutti assieme appassionatamente a difendere storia, ruolo e potenzialità (?) della Radiotelevisione nazionale. Dibattiti fiume per parlarsi addosso (malattia infantile che distingue il politicante dal cittadino comune), corsa incessante a coinvolgere nell’agone i vip del momento sulla parola d’ordine dettata dal cane Peo ( noto peluche delle trasmissioni per i bambini). Milioni buttati in pubblicità mediatica che, improvvisamente, va bene anche a chi l’ha sempre avversata, con nutrito contorno di buoni propositi per l’immediato futuro. Non una parola sui perché della diminuzione del canone nel 2019. Pagheremo di meno (la solita inezia di fronte al totale) e basta, finita lì. Non è forse perché fino ad oggi si è pagato troppo e il No Billag ha messo il ditino sulla piaga? Molte invece sui funzionari che perderebbero il posto di lavoro a Comano e dintorni. Gente con discreta visibilità e chiappe al caldo da tempo, che si può permettere diverse attività in parallelo all’impiego ufficiale e (senti, senti) partecipare anche a programmi occupazionali per enti foraggiati con denaro pubblico. Se il carrozzone, fino a oggi, è andato avanti per inerzia, dopo il 4 marzo la pacchia sarà meno facile, qualunque sia l’esito della votazione. Anche i signorini della tele dovranno considerare l’eventualità di scarparsi il culo a cercare un’alternativa professionale dignitosa, come sta facendo, da tempo, la fascia meno privilegiata di questo Cantone. Insomma mi diverto e mi divertirò anche a primavera e dopo, comunque vada, perché l’orticello italofono della Svizzera felix dovrà darsi una mossa e abituarsi agli scossoni, anche solo paventati. Come si diceva una volta? Grande è il disordine sotto il cielo, la situazione è quindi eccellente!
CC
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