Caro Operai Contro,
« Fanno sempre conto sulla nostra professionalità e attenzione al paziente – commenta un’infermiera – sanno che non lasciamo i pazienti in difficoltà, tantomeno i colleghi. Ma passi una o due volte, qui è ormai la normalità lavorare due o tre ore più del proprio orario, soprattutto di notte quando siamo in due a gestire 39 letti».
Questa e altre situazioni insostenibili arrivano direttamente dal personale interno all’ospedale di Varese. Come altri lettori voglio segnalare un’altra pesante situazione della Sanità Lombarda, ben lontana dall’essere quell’eccellenza decantata dai suoi caporioni politici. Impariamo a guardare la realtà per quella che è, impariamo a ribellarci e organizzarci.
Saluti da un lettore
Invio un estratto da La Provincia Pavese
VARESE. La Fials non ha mai accettato, e intende contrastare, la preintesa sul contratto collettivo siglato a Roma: « Di fatto, quegli 85 euro di aumento non sono altro, tra tasse e tagli, poco più di un caffè al giorno. In questo modo, però, si va a sanare, legalizzandole, tutte le situazioni anomale di straordinari e riposi saltati. Il lavoro diventa sempre più faticoso, le condizioni stressanti a fronte di nessun riconoscimento».
Alle problematiche nazionali si sommano quelle squisitamente aziendali: « L’Asst Sette Laghi continua a comportarsi come se fosse ancora l’Azienda ospedaliera Macchi – chiarisce Tucci – Non si è fatto nulla per integrare il nuovo personale di Tradate e quello degli ex distretti Asl. In compenso non sono ancora state pagate le festività lavorative del 2017: chi ha lavorato a Natale, Pasqua, primo dell’anno, ecc non ha guadagnato un centesimo in più. Noi abbiamo chiesto all’azienda di sanare quelle situazioni sulla base dei vecchi rapporti che esistevano prima della riforma, per il 2018, invece, se ne riparlerà appena avremo chiare anche le nuove normative il contratto. Per ora non abbiamo avuto risposta».
Il pensiero va immediatamente al pronto soccorso ma il malcontento è generalizzato: « Si parla di nuovo personale ma nella gran parte dei casi si è trattato di stabilizzazioni: personale che già lavorava in reparto con contratti a tempo determinato. La qualità del lavoro peggiora sempre di più, i carichi aumentano».
Nei reparti l’organizzazione è sempre al limite: « Fanno sempre conto sulla nostra professionalità e attenzione al paziente – commenta Daniela De Santis, infermiera al Del Ponte e candidata Fials – sanno che non lasciamo i pazienti in difficoltà, tantomeno i colleghi. Ma passi una o due volte, qui è ormai la normalità lavorare due o tre ore più del proprio orario, soprattutto di notte quando siamo in due a gestire 39 letti».
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