Nel Sahel sono considerati come i più fedeli amici dell’uomo. Gli asini costituiscono un insostituibile mezzo di locomozione e di trasporto. Nella capitale Niamey, per esempio, hanno un ruolo di primo piano per regolare il traffico e le mercanzie. Persino le numerose fuori strada d’occasione o di contrabbando libico si fermano al loro studiato cambio di corsia. D’abitudine il conducente è seduto sull’animale e con un bastone ritma la direzione e il trotto dell’animale. Portano in giro quanto constituisce l’economia reale del Paese. Legna da ardere, fieno per i capri che saranno presto sacrificati, bidoni d’acqua popolare, immondizie da gettare da un’altra parte e mobili per il trasloco nell’altro quartiere della città. Occasionalmente si impuntano nel mezzo dell’arteria principale della capitale e non si smuovono finchè la loro sovrana volontà non lo decide: a nulla valgono i bastoni, i calci, le spinte e le esortazioni. Offrono una resistenza degna di miglior sorte al potere del padrone. Il bello è che persino i bambini, senza nessuna licenza uficiale, sono al comando delle briglie e del carretto in legno o metallico, che li porta in giro. Con consumata perizia ammaestrano gli asini così come vedono fare dai grandi: a colpi di bastone.
Non sanno di avere gli anni contati. A meno di un cambiamento radicale di legislazione e di costumi gli asini sono in fase di decimazione. I cinesi hanno scoperto che la loro pelle nasconde innumerevoli proprietà magiche e terapeutiche. Asini e giraffe, assieme a rinoceronti, pangolini e zanne di elefante, sono ambito bersaglio dei bracconieri. Ridotto in polvere, ognuno a suo modo, è reputato per combattere la vecchiaia, l’aids e per risorgere appetiti che con gli anni tendono ad assopirsi. L’asino non è ancora, nel Sahel, una specie in estinzione anche perché alcuni Paesi, e tra questi il Niger, hanno creato una legislazione che ne proibisce l’esportazione. Tutta la ricchezza dell’animale sta nella sua pelle. Anche l’ultimo dei capitalisti di questo mondo ciò l’aveva ben capito e applicato da tempo anche su esseri umani. Non casulmente, ad esempio nel vicino Burkina Faso, il furto di asini si è moltiplicato, à causa del prezzo, rendendo necessaria la costruzione di steccati protettivi. Dunque la Cina, dopo aver decimato gli asini in patria cerca altrove, in Africa nella fattispecie, quanto è carente nell’Impero di Mezzo. In Africa, per la Cina c’è di tutto e di più. Petrolio, rame, cobalto, uranio, bauxite, metalli e terre rare esportate per migliaia di tonnellate. E adesso anche pelli di asini.
Gli asini di Niamey ancora non lo sanno. Agli occhi dei cinesi sono preziosi come non mai nella loro millenaria storia. Asini di qualità e compagni per la pelle, perché in economia non ci sono amici ma solo complici o al più concorrenti. Niente che nel Niger, a suo modo strategico, i cinesi sono i protagonisti riconosciuti del commercio e degli investimenti nelle strutture del Paese. Si sa, a parte gli asini, fuori della Cina non c’è salvezza. Sono operanti una trentina di imprese cinesi nel settore del petrolio, della telecomunicazione, dei lavori pubblici e nell’ambito degli hotel di lusso. Il Soluxe Hotel Niamey accoglie clienti dall’aprile del 2015 e comprende un centro commerciale e un complesso sportivo. E’ il primo hotel a cinque stelle del Niger, in grado di soddisfare le domande dei vari tipi di clientela. Gli asini naturalmente non hanno accesso né all’hotel né agli impianti sportivi e, d’altra parte, non aspirano a farlo. La gente sa bene che i vestiti, gli utensili e buona parte dei prodotti cinesi non dura molto più di un paio di settimane a farla grossa. C’è però lo stadio nazionale, il terzo ponte, la diga che dovrebbe essere completata nel 2020 e infine gli asini la cui pelle darà a suo tempo lunga vita alla popolazione cinese abbiente.
In città gli asini viaggiano spesso in fila indiana. Per avere più visibilità e forza contrattuale attrraversano la strada in guppo. A volte, di notte, l’ultimo carro della fila porta un triangolo da sosta che brilla coi fari delle macchine che la sorpassano. Non mancano asini che resistono ad ogni tentativo di sfruttamento e, da veri proletari, vendono cara la pelle.
Mauro Armanino, Niamey, agosto 2018
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