, la guerra di Salvini contro i migranti, tiene sotto schiaffo la forza lavoro immigrata, contrapponendola alla forza lavoro autoctona, quest’ultima solitamente, con salari meno bassi e condizioni meno gravose.
Pompando sul fuoco del razzismo, Salvini che non è un fenomeno da baraccone ma bensì ministro dell’Interno, vorrebbe tenere divisi gli operai immigrati e impedire che si uniscano a quelli autoctoni.
Vorrebbe impedire che gli operai individuino il proprio padrone come proprio nemico, e di conseguenza, organizzarsi per combatterlo. Salvini per la gioia dei padroni, lavora politicamente per fare in modo che gli operai autoctoni si scontrino con gli operai immigrati.
Padroni, padroncini, parassiti piccolo borghesi con a capo Salvini, si scagliano contro l’immigrazione, schierati per respingere quegli stessi immigrati che invece, sfruttano al massimo in condizioni che più difficilmente, da un giorno all’altro riuscirebbero ad imporre agli operai autoctoni.
Quella che potrebbe apparire come una contraddizione, in realtà è una scaltra politica razzista, per sfruttare al massimo gli operai immigrati, isolarli socialmente, costringerli a sopravvivere sottotraccia: che non abbiano ad osare richieste e men che meno rivendicazioni riguardo le proprie condizioni. Salvini e i suoi fiancheggiatori razzisti, emarginano gli immigrati perché portatori della grave colpa di essere poveri, li accusano di “rubare il pane agli italiani”.
Ma proprio nell’impiegarli sfruttandoli al massimo, rincarano la concorrenza al ribasso interna alla forza lavoro. Con la sua politica, le sue sparate, le sue azioni razziste, Salvini di fatto blocca i salari e spinge verso il basso le condizioni di tutti gli operai, immigrati e autoctoni, dandone la colpa ai primi se i salari dei secondi sono fermi.
Con la politica di Salvini, i padroni e la piccola borghesia che rappresenta, sperano che gli operai licenziati nella crisi, quelli precari e una parte dei disoccupati, invece di ribellarsi, si arrendano accettando anch’essi le condizioni di sfruttamento bestiale imposto agli operai immigrati.
Come Operai Contro ha denunciato, con il razzista Orban, a capo da 8 anni del governo in Ungheria, sono diminuiti i salari e aumentate le disuguaglianze sociali. Il salario medio degli operai italiani è al 12° posto in Europa. Il salario medio degli operai ungheresi dopo 8 anni della “cura” razzista di Orban, è al 22° posto in Europa. Per imparare da Orban, Salvini si è incontrato con lui a Milano qualche giorno fa.
Il razzismo contro la forza lavoro immigrata, è un attacco a tutti gli operai. Per questo motivo gli operai immigrati e quelli autoctoni devono organizzarsi nel partito operaio, per lottare e combattere i padroni, il loro nemico, fino all’abolizione dello sfruttamento e del lavoro salariato.
Saluti Oxervator
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