IL CASO CIANCIO SANFILIPPO: I GIORNALISTI O LI UCCIDI O LI COMPRI!
I giornalisti sono la categoria che ha subito maggiori perdite per mano dalla mafia: ogni qual volta un giornalista ha indagato su intrallazzi poco chiari è stato “neutralizzato” in modo definitivo. In verità negli ultimi tempi in tutto il mondo sono stati molti i cronisti scomodi che sono stati neutralizzati in vario modo. La funzione che la borghesia assegna agli intellettuali è di mantenere alto il livello di rincoglionimento, non certo di far aprire gli occhi. L’alternativa è comprarsi tutta la struttura informativa locale, per evitare qualsiasi fastidio, ed è quello che sembra sia avvenuto in Sicilia, almeno secondo i magistrati isolani. Il principale editore siciliano, in pratica il monopolista dell’informazione dell’isola ma anche del meridione, è sotto inchiesta per collusione con la mafia. Non si tratta di un pesce piccolo ma dell’imprenditore che possiede tutti i giornali siciliani, le televisioni locali, ma controlla anche “La gazzetta del Mezzogiorno” di Bari. Mario Ciancio Sanfilippo, questo è il nome dell’imprenditore, è riuscito ad accumulare un impero di cento cinquanta milioni di Euro, gran parte messo sotto sequestro dalla sezione investigativa antimafia. Chiaramente l’inquisito si difende sostenendo che tutto il suo patrimonio è frutto del proprio lavoro ( il lavoro di chi?) e della sua famiglia. Certo riesce difficile immaginare di accumulare tale fortuna solo gestendo giornali e televisioni, ma di soldi derivanti da malaffari sono piene le banche di tutto il mondo, capitali utili per sostenere il sistema “legale”. Non voglio entrare nel merito delle vicende giudiziarie ma considerare come è stata trattata dalla stampa locale e nazionale: solo un una fugace notizia sugli organi informativi dell’Isola, nessun rilievo nazionale. Chiaramente per Ciancio Sanfilippo non c’è stata nessuna gogna mediatica, ne tantomeno arresti domiciliari, non si tratta certo di un pericoloso criminale che favorisce l’immigrazione clandestina! La borghesia sa ben proteggere i suoi figli! Delle considerazioni però sono doverose: come mai negli ultimi decenni non ci sono stati omicidi di giornalisti in Sicilia? A qualcosa a che fare con l’assenza di indagini e servizi sugli intrallazzi e sulle speculazioni? Allora la sensazione di opacità informativa non è solo una sensazione. Intendiamoci la libertà di stampa è solo una chimera in tutto il mondo, difficilmente si conosce la realtà delle cose. Come andrà a finire questa vicenda? Niente illusioni le carceri sono pieni di poveri cristi non certo di borghesi.
MORIRE IN ASCENSORE DI UN’OSPEDALE.
La vicenda di quest’estate ha del parossistico: una donna di 62 anni, colta da infarto, muore in un ascensore di servizio mentre sta facendo degli accertamenti da un piano all’altro, nell’ospedale Villa Sofia di Palermo. In pratica l’ascensore usato solo dal personale dell’ospedale, era malfunzionante da tempo e la signora ha fatto su e giù, su una barella con gli infermieri, per quasi 20 minuti senza poter essere soccorsa. La magistratura ha aperto un’inchiesta perché non si comprende come si possa mantenere un ascensore che dovrebbe servire solo per il trasferimento dei pazienti , malfunzionante da tempo, come denunciava anche il personale del nosocomio. Saranno individuati i responsabili di questa morte assurda? Difficile crederlo, tutto sarà archiviato o relegato ad una fatalità.
GUARDA CHI SI RIPRESENTA, IL DISSESTO FINANZIARIO DELLE CITTA’ SICILIANE!
Periodicamente il TG3 Sicilia evidenzia la problematica del dissesto finanziario di alcune realtà locali, in particolar modo dei Comuni di Catania e di Messina. Non si comprende come sia possibile come per lungo tempo il problema sembra non esistere, per poi presentarsi verso la fine di ogni anno finanziario quando i comuni su citati battono cassa a Roma. In particolare a Catania, secondo la corte dei conti, il comune rischia il fallimento senza l’intervento della finanzia nazionale. 2800 stipendi sono a rischio, ma sono a rischio anche tante altre spettanze delle partecipate comunali. I lettori affezionati di questo telematico si ricorderanno certo di come spesso ho parlato del dissesto del comune, non si comprende, perciò, come queste problematiche non si risolvano, visto che il territorio catanese ha avuto un incremento esponenziale delle presenze turistiche. Chi paga le spese di questa situazione? Soprattutto le fasce più deboli, gli sfrattati e tutti coloro che abitano in catapecchie del centro storico catanese che, a più riprese hanno occupato il duomo della città, per risolvere l’emergenza abitativa catanese i soldi non ci saranno mai. Ma allora da dove è venuto fuori immenso flusso di liquidità che ha permesso la costruzione di innumerevoli centri commerciali sulla cintura della città? Intanto il profondo dissesto idrogeologico delle pendici del Etna provoca inondazioni ad ogni pioggia insistente, con strade che si trasformano in fiumi e trascinano ogni cosa. Chiaramente i soldi per sistemare e curare i corsi d’acqua non ci sono mai. Il problema non è solo il dissesto finanziario ma di come vengono spesi i soldi pubblici.
Situazione diversa è quella del comune di Messina: qui il debito è dovuto alla cattiva gestione del denaro pubblico ma c’è la situazione dei baraccati del terremoto, del 1908! Si avete letto bene del 1908! Da più di 100 anni che esistono delle abitazioni di fortuna nella periferia di Messina e da allora non si trovano le risorse per assegnare delle case popolari a circa seimila persone che ancora vivono in situazioni indecenti. Tutti i sindaci che si sono succeduti si sono, a parole, stracciati le vesti per questi poveri cristi, ma alla fine i soldi non si trovano per assegnare le case ai terremotati. Neanche adesso , notizie di questi giorni, il governo del popolo ritiene che non sia un’emergenza la situazione di Messina e seimila persone continueranno a stare in case senza fognature e con tetti di amianto!
Il DISASTRO IDROGEOLOGICO.
La Sicilia è tra le regioni più colpite dal maltempo. Ieri ( il 2-11-2018) ci sono stati 10 morti nel palermitano. Non esistono calamità naturali ma solo umane. Il disastro di questi tempi è il prodotto di incendi , speculazioni edilizie incurie del territorio, non solo in Sicilia ma in tutto il territorio nazionale. Intanto il vice premier Di Maio, qualche settimana fa, è venuto nell’Isola promettendo fondi per il precedente disastro del catanese. Nessun riferimento al dissesto idrogeologico. I nuovi politicanti stanno ben imparando il mestiere.
Considerazioni conclusive: quello che avviene in Sicilia è solo un riflesso di ciò che avviene a livello nazionale, è il sistema da cambiare.
PIETRO DEMARCO
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