Parigi: E’ la piazza che detta le regole

Macron è impaurito, fa alcune concessioni ma il movimento di ribellione è in marcia, non si ferma, per le strade hanno dato un esempio che vale per tutti. Le processioni con bandiere e balli non fanno paura a nessuno, la protesta rabbiosa di dei nuovi poveri fa tremare i governidei ricchi.   Con la sua faccia altezzosa di rampollo della buona borghesia francese, Macron, messo sotto assedio dai gilets jaunes, è dovuto apparire davanti alla TV di stato per chiedere scusa e tentare di spegnere la protesta che sta infiammando l’intera Francia. “Ho fatto cavolate” ha dichiarato, un’affermazione che […]
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Macron è impaurito, fa alcune concessioni ma il movimento di ribellione è in marcia, non si ferma, per le strade hanno dato un esempio che vale per tutti. Le processioni con bandiere e balli non fanno paura a nessuno, la protesta rabbiosa di dei nuovi poveri fa tremare i governidei ricchi.

 

Con la sua faccia altezzosa di rampollo della buona borghesia francese, Macron, messo sotto assedio dai gilets jaunes, è dovuto apparire davanti alla TV di stato per chiedere scusa e tentare di spegnere la protesta che sta infiammando l’intera Francia.

“Ho fatto cavolate” ha dichiarato, un’affermazione che la dice lunga sul momento che il rappresentante della borghesia e del padronato francese sta passando.

Facendo la figura da imbonitore di paese nel tentativo di fare una miserabile retromarcia su alcuni decreti presi dal suo esecutivo, sforzandosi di fare buon viso a cattivo gioco, ha dovuto dichiarare l’annullamento di alcuni provvedimenti presi dal suo governo.

Costretto dalle potenti manifestazioni di piazza che lo hanno obbligato ad una precipitosa retromarcia sull’aumento delle accise sui carburanti, sull’aumento della tassazione della CSG (contribuzione sociale generalizzata supplementare per gli aiuti ai meno privilegiati ) per i pensionati sotto i 2000 euro e dichiarando che dal 2019 aumenterà di 100 euro lo SMIC (Salaire Minimum Interprofessionnel de Croissance, il salario minimo nel 2018 la paga oraria minima, fissata per legge, è pari a 9,88 euro lordi) sta tentando, con la promessa di quattro briciole, di fermare l’onda della protesta.

Ma per ora la marcia dei gilets jaunes non si arresta. “Non molliamo!” hanno risposto i gilets jaunes, rispedendo al mittente le miserabili briciole offerte da Macron, messe sul tavolo nel tentativo di placare gli animi, e decidendo di continuare ad assediare Macron con ancora più di 150  blocchi stradali in tutta la Francia ( fonte ministero dell’interno).

Questa loro lotta ha decisamente messo in crisi l’economia basata sul turismo e sulle vendite natalizie, facendo della celebrazione del natale, cara al commercio, una festa gettata alle ortiche.

A questo proposito si esprimeva così il ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire in visita ai commercianti: “È un periodo in cui normalmente il commercio va bene, siamo alla vigilia delle feste di Natale e qui è proprio una catastrofe”.

La battaglia che è in atto e che in qualche modo ha costretto il presidente francese a formulare un tentativo di conciliazione, è comunque il frutto di questo scontro e della perseveranza dei gilets jaunes nel condurre la lotta contro il rappresentante dei ricchi Macron.

Qualche leone da tastiera nostrano, che si arroga il diritto di criticare la lotta dei francesi perché non ha una chiara identificazione “proletaria” e non ha ne’ i dogmi ne’ la loro approvazione di maître à penser di quello che intendo loro per lotta di classe, farebbe bene, quanto meno, a congratularsi con i “cugini” francesi della loro testarda determinazione nel scendere in campo quasi quotidianamente scontrandosi furiosamente contro il governo della borghesia francese.

Ma si sa, qui da noi le cose vanno diversamente, le manifestazioni italiane si fanno al suono di canti balli e tarantelle. Mentre oltralpe lo scontro con la polizia è veramente duro e determinato ed il bilancio della battaglia è molto pesante in Italia, malgrado le condizioni economiche siano in caduta libera, il governo gialloverde e con loro tutta la borghesia italiana possono continuare a non preoccuparsene affatto e a dormire sonni beati e tranquilli, disturbati semmai solo dal suono di qualche trombetta.

I blindati sui Boulevards, i saccheggi dei negozi, le auto date alle fiamme, gli arredi urbani distrutti, 8000 uomini della gendarmerie in piazza a reprimere le manifestazioni, i negozi i musei i teatri con i cinema e gli stadi chiusi.

Gli studenti a volto coperto che lanciano bombe molotov, le 1.723 persone identificate di cui per 1.220 di loro è scattato il fermo giudiziario, questi, per ora, sono i numeri e le dimensioni dello scontro in atto in Francia, numeri che fanno impallidire i nostri “sovversivi” da operetta.

I poveri nuovi e vecchi, i precari i disoccupati, gli operai, i lavoratori al minimo salariale, gli emarginati delle Banlieue, che riconoscono in Macron il difensore dei ricchi e dei benestanti e nella borghesia francese la causa della loro povertà e delle loro disgrazie, con la loro protesta stanno facendo tremare Macron il governo dei facoltosi padroni della Francia.

I tentativi di ammansire e comprare con quattro soldarelli la truppa o qualche possibile portavoce dei gilets jaunes è fallito.

Le regole del gioco, per ora, sono ancora nelle mani della piazza che è pronta a dare ancora battaglia.

 

D.C.

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