Grande Mimmo Mignano, grande Marco Cusano e grandi gli operai che li sostengono. Sono anni che Mimmo ed i suoi compagni hanno ingaggiato una guerra contro i padroni e i loro governi nell’interesse degli operai, ogni loro atto, anche se condotto da loro soltanto, ha sempre assunto un valore generale. Rivendicando la libertà di poter criticare il loro padrone hanno rivendicato la libertà di parola per tutti gli operai. Promuovendo gli scioperi allo stampaggio della FCA hanno sostenuto, anche se in minoranza, la possibilità di tutti gli operai di ribellarsi al lavoro senza maggiorazioni il sabato. Ora facendo un grande sacrificio si sono piazzati, appesi alle impalcature, sul campanile della chiesa del Carmine a Napoli per ottenere come operai licenziati il reddito di cittadinanza che gli viene negato per le regole restrittive che lo accompagnano. Denunciano apertamente dall’alto, con uno striscione , che “ il reddito di cittadinanza per i licenziati non c’è”, costringendo il capo dell’INPS a promettere un intervento immediato. Mimmo e gli altri pagano come sempre di persona ma niente è personale, tutto è per l’emancipazione degli operai. Tutto è in funzione di un movimento che ha come obiettivo il potere degli operai, la fine dei padroni e del loro sistema. Obiettivo che ogni volta hanno dichiarato pubblicamente di voler conseguire. Noi come tanti altri operai che hanno lottato con gli stessi obiettivi, chiediamo a Mimmo ed ai suoi compagni di mettere in atto con la stessa energia, determinazione, chiarezza la costruzione di un vero e proprio partito operaio che ci unisca e ci disciplini in un’unica coalizione operaia, fondata fabbrica per fabbrica, luogo di lavoro per luogo di lavoro. Dovunque ci sono schiavi ci sono ribelli, dovunque ci sono operai ci sono potenziali militanti del partito operaio. Per come Mimmo e compagni agiscono ed hanno agito, noi intendiamo, che non si tratti di fare del sindacalismo un po’ più agguerrito. Intendiamo che si muovano invece come esponenti di una classe, quella degli operai, che se si vuol liberare dallo sfruttamento ha bisogno, più che mai oggi, di un proprio partito.
La Redazione
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