Nella logistica di Melfi c’è un mondo nascosto dove operaie ed operai subiscono, per lavorare, ogni tipo di ricatto, dove padroni e sindacalisti della UILM collaborano per tenerli sottomessi e fare tessere, ma qualche operaio ha deciso di denunciare questa situazione …
La
Fiat a Melfi ha deciso da anni di risparmiare sulla logistica e con
il metodo del sub appalto ha assegnato una parte del movimento dei
materiali alla Bcube. I padroni che stanno dietro la Bcube, a loro
volta, sempre con il metodo del sub appalto, hanno affidato una parte
del servizio alla Logistica Meridionale. La Fiat mantiene ancora una
buona parte della logistica e per ogni operaio in forza deve mettere
in conto, in termini di salario, circa 60 euro per il primo turno,
circa 80 euro per il secondo turno, e circa 100 euro per il turno di
notte. Tutto cambia con il metodo del sub appalto, gli operai della
Logistica Meridionale per decenni hanno dovuto accettare (pena la
disoccupazione), circa 50 euro per ogni turno di lavoro, che possa
essere stato svolto sul primo turno, sul secondo turno e sul turno di
notte. Nessuna maggiorazione notturna e pomeridiana. Pur di lavorare
hanno accettato un salario, rispetto a un altro operaio che svolge lo
stesso lavoro nella stessa fabbrica, ridotto della metà sul turno di
notte. E tantissime volte, pur di portare qualcosa in più a casa,
hanno svolto due turni consecutivamente. Uscivano dai cancelli di una
fabbrica e ne entravano molte volte in un’altra, ma sempre con il
medesimo padrone, con la Logistica Meridionale. Neanche i contributi
previdenziali e assistenziali venivano versati perché lavorando
anche su due turni consecutivamente questo fatto non doveva venire
fuori in alcun modo. Alcune volte hanno lavorato nella stessa
fabbrica per due turni interi e gli stessi addetti al controllo
avrebbero potuto appurare, se avessero voluto, questa cosa, ma mai è
avvenuta nonostante in tanti sapevano.
Dopo decenni di questo
andazzo alcuni operai della Logistica Meridionale hanno iniziato a
lamentarsi. I soldi accumulati per le ferie non godute e non pagate,
le maggiorazioni notturne mai avute nonostante le centinaia di notti
fatte in fabbrica, la cassa integrazione mai avuta nonostante i
tantissimi giorni di fermo, hanno suscitato un certo malcontento. La
Fismic tempo fa è stata spronata da alcuni operai che si lamentavano
ed erano iscritti a questa organizzazione sindacale. Qualcosa si era
rotto fra il padrone e la Fismic, il malcontento aumentava e i soldi
che gli operai avanzavano aumentavano pure. Il padrone della
Logistica Meridionale doveva trovare una via di sbocco.
Scatta
l’operazione Logistica Meridionale–Uilm. Gli operai vengono
invitati a sostenere la Uilm, gli viene promesso che per loro le
condizioni di lavoro ed economiche miglioreranno. In fabbrica gli
operai sono increduli, ma sperano che la loro condizione migliori e
sostengono la Uilm, come vuole anche il padrone. Non sanno ancora
cosa li aspetta.
Viene siglato a fine luglio un accordo in
Confindustria, firmato da Fim, Fiom, Uilm e Fismic, in cui si accetta
il passaggio di quasi 200 lavoratori ad un’altra ditta di subappalto,
la SGL. Altri, una cinquantina, le cablatrici vanno con un’altra
società la Logistica Cassino. Gli operai vengono licenziati e quasi
contemporaneamente, ad uno a uno, viene fatto firmare, alla presenza
di un sindacalista della Uilm, con il sostegno di tutta
l’organizzazione sindacale, una conciliazione nella quale si
stabilisce che l’operaio, in cambio di mille euro, rinuncia ad
impugnare il licenziamento, al diritto di avere tutti i soldi per
ferie maturate e non godute, e sono tante, rinuncia a qualsiasi
rivendicazione sulle maggiorazioni di turno e tantissime altre cose
che metterebbero in ginocchio il padrone.
Alcuni operai che
rinunciano a firmare la conciliazione non ritorneranno più in
fabbrica. E’ evidente che la Logistica Meridionale è ben
consigliata, la Uilm è preparata a queste cose, ben predisposta a
come sostenere il padrone. Alcuni operai che firmano la conciliazione
individuano anche, nel luogo in cui viene fatta firmare la
conciliazione, oltre il sindacalista della Uilm anche la figlia di un
giudice penale del tribunale di Potenza e sembrerebbe che la donna
sia alle dipendenze della Logistica.
Presi a uno a uno si
convincono: non c’è altra strada possibile, bisogna firmare se si
vuole continuare a lavorare. L’operazione per fottere gli operai non
è finita, così dopo anni e anni dello stesso lavoro e nel medesimo
posto, dopo aver preso quattro soldi di salario e rinunciato a tanti
soldi accumulati grazie alla “favolosa conciliazione”, vengono
licenziati e riassunti con l’inquadramento di apprendistato. Una
cinquantina come apprendiste cablatrici e sono quasi tutte donne,
altre decine e decine di operai come apprendisti carrellisti.
La
paga base delle cablatrici è già quella più bassa, come
apprendiste lo è ancora di più, nonostante abbiano tutte decine di
anni di quel lavoro e di esperienza sulle spalle. Gli apprendisti
carrellisti, con anni di esperienza, sono sulla stessa linea, pochi
soldi tanta fregatura. Il padrone risparmia migliaia e migliaia di
euro di contributi che vengono elargiti dallo Stato, soldi non dovuti
perché destinati all’apprendistato vero, ma questo non importa a chi
ha fame di profitti e non gli basta sfruttare gli operai se c’è la
possibilità di mungere la mucca dello Stato.
La Uilm alla fine
dell’operazione grida alla vittoria, aumentano le tessere, qualcuno
di nascosto dice sono stati gli stessi rappresentanti del padrone a
chiedere si facessero la tessera con la Uilm, adesso la Uilm ha anche
i propri delegati in fabbrica. Gli operai li hanno votati in massa,
perché, sembra, minacciati direttamente dall’azienda. Il padrone è
soddisfatto del controllo sugli operai del suo attuale sindacato di
fiducia. Gli operai si confidano, sono delusi, hanno perso tanti
soldi e la loro condizione è peggiorata. L’operazione Logistica
Meridionale – Sindacato è servita forse a prendere coscienza che
sindacato collaborazionista, leggi ed istituzione sono tutti al
servizio del padrone.
Crocco, operaio di Melfi
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