Sono più preoccupati delle lamentele di bottegai, artigiani e piccoli padroni. Agli operai possono dare anche solo due dita negli occhi. La riduzione del cuneo fiscale è una presa in giro, non esiste.
Caro Operai Contro,
gli industriali dicono SI al taglio del cuneo fiscale, anzi sostengono che sia poca cosa, c’è da capirli, se arriva dalle casse dello Stato qualche euro di aumento di salario lo risparmieranno loro sulle richieste sindacali.
Approvato con la manovra di bilancio il 15 ottobre 2019, anche se ancora in via di aggiustamenti, la riduzione del cuneo fiscale dovrebbe partire dal 1° luglio 2020, riguarderà in modo diverso 11 milioni fra operai e lavoratori dipendenti con una retribuzione annua lorda dai 19.500 ai 35 mila euro. Mentre per gli “incapienti” con retribuzioni sotto gli 8 mila euro annui, e per le retribuzioni che non superano i 19.500 euro lordi l’anno, non cambierà niente. Per gli “incapienti” devono accontentarsi se ne hanno diritto del reddito di cittadinanza, per gli altri ci sono gli 80 euro di Renzi.
Non si tratta dei 120 euro mensili di cui il governo prometteva nella fase della sua formazione, ma di un taglio delle “trattenute” non uguale per tutti, che si realizzerà nel fatto che chi meno ha in busta paga, meno prende.
Di conseguenza dal 1° luglio 2020 la busta paga mensile, dovrebbe aumentare mediamente, ma non in modo uguale per tutti, fino a 40 euro lordi per le retribuzioni che vanno dai 19.500 ai 25.500 mila euro lordi annui, e, a decrescere, dai 25.500 mila ai 35 mila euro lordi annui, una decrescita solo virtuale, perché entra in gioco il bonus Renzi. Infatti, oltre i 25.500 euro e fino ai 35 mila euro lordi l’anno, si sommeranno 2 detrazioni che faranno crescere queste retribuzioni (che solo parzialmente incassavano il bonus Renzi), fino a 80 euro lordi al mese. In pratica il bonus di 80 euro di Renzi, che per questa fascia era solo parziale, in questo modo sotto forma di detrazioni arriverà a 80 euro lordi mensili.
Quindi ricapitolando, sono 3 livelli di trattamento. Per le retribuzioni dagli 8.000 ai 19.500 euro lordi l’anno, 2 dita negli occhi, tanto questi non vanno a votare. Una mancetta di 40 euro lordi, al netto dai 20 ai 30 euro, per la fascia dai 19.500 ai 25.500 euro l’anno, anch’essi ritenuti soggetti aventi poco peso nelle urne. Invece 80 euro lordi per la fascia che va dai 25.500 ai 35 mila euro lordi annui, sono un piccolo segnale utile a tentare di raggranellare qualche voto fra impiegati e operai dei livelli più alti.
Gli industriali volevano più soldi per il cuneo fiscale, tanto i soldi non ce li mettono loro. Significativo l’esempio di Carlo Bonomi, presidente dell’associazione degli industriali lombardi (Assolombarda), il quale 2 settimane fa, al gran galà al Teatro della Scala di Milano gremito di padroni provenienti da tutte le parti, insieme a Vincenzo Boccia presidente di Confindustria, ed in presenza di Conte capo del Governo e Mattarella capo dello Stato, ha dichiarato: “Per il cuneo fiscale servono 14 miliardi, non solo 2 miliardi”.
I padroni sostengono la riduzione del cuneo fiscale, per il semplice fatto che se le buste paga aumenteranno un po’, comunque con soldi che non hanno sborsato loro, poi avranno la scusa per resistere e non concedere aumenti salariali nei rinnovi contrattuali. Diranno che i salari sono già aumentati con la riduzione del cuneo fiscale. Useranno per i propri interessi e in modo strumentale quei pochi euro recuperati dalle trattenute quando al tavolo delle trattative, dovranno discutere di aumenti salariali.
Il 2° governo Conte ha stanziato 2 miliardi di euro per il cuneo fiscale, portandoli a 3 nelle ultime riunioni del consiglio dei ministri. Come verrà impiegato questo miliardo in più, il governo si è impegnato a discuterne con il sindacato. Dopodiché con la manovra finanziaria, votata dal parlamento, si vedrà se il terzo miliardo stanziato per il taglio del cuneo fiscale servirà a questo scopo, o verrà regalato al padroni sotto forma di taglio delle tasse per ridurre il cosiddetto costo del lavoro.
I padroni gongolano perché la manovra finanziaria regala loro 4 miliardi di euro come incentivi alle imprese. Mentre Di Maio chiede un vertice di maggioranza, insoddisfatto per il “regime analitico” previsto per la tassazione delle partite Iva fino a 65 mila euro, vuole garanzie per non toccare la flat tax che permette ai professionisti e alle partite Iva , fino a 65 mila euro e forse fino a 100 mila, di pagare molto meno tasse di un lavoratore dipendente con un livello di reddito di molto inferiore. E tutto a nome dell’equità fiscale.
Saluti Oxervator
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