Avevano gridato dal balcone di aver abolito la povertà. 900 mila famiglie ricevono in media 489 euro al mese, sono solo il 15% di chi vive in povertà. Non saranno i 500 euro a coppia a riscattarli dalla miseria nera.
Non passa giorno che sui giornali, in televisione non ci sia la notizia di qualche furbetto del reddito di cittadinanza che è stato beccato a lavorare in nero, camerieri, meccanici, benzinai, babysitter, badanti, colf, pizzaioli, parcheggiatori abusivi, anche spacciatori. Il governatore della Campania si spinge a dire che: “[Il reddito di cittadinanza]è servito a pagare la manovalanza della camorra, a far scansare il lavoro stagionale, ad avere un incentivo a fare il doppio lavoro e prendersi il reddito di cittadinanza, a minacciare i commercianti per farsi dare in contante l’equivalente della scheda del reddito di cittadinanza»! dall’altro lato, in televisione si vedono interviste a beneficiari che vogliono lavorare, sono disposti a trasferirsi ma ad oggi non sono stati ancora chiamati dai Centri per l’impiego per sottoscrivere il patto per il lavoro e ricevere la fantomatica offerta di lavoro. Poi ci sono gli imprenditori, i padroncini, i bottegai che dichiarano che da quando c’è il reddito di cittadinanza nessuno vuole più lavorare per loro perché il reddito di cittadinanza è troppo alto. Allora risponde la neo-ministra grillina, Catalfo, che dichiara: “Abbiamo assicurato la tenuta sociale del Paese”. Eppoi arriva lo sdegno, questo comune e condiviso da tutte le forze politiche e commentatori di destra e di sinistra, che beneficiaria del reddito di cittadinanza possa essere una ex brigatista, anche se ha tutti i requisiti per averlo. Poveri cattivi e poveri buoni….
Da accuse e denunce di politici e giornali ne viene fuori un quadro di che cosa è la condizione di vita di milioni di persone che vivono ai margini e di quale sia il giudizio sprezzante, moralistico e paternalistico delle classi benestanti. Allora tutti scandalizzati dal lavoro nero. Per questi, il reddito di cittadinanza fa il miracolo di trasformare la vittima in colpevole! Il padrone diventa vittima del percettore del RdC ed è costretto ad assumere il “delinquente” in nero! E dall’altra parte, quale fantomatico lavoro potranno mai trovare i Centri per l’impiego e i Navigator ai beneficiari “per bene”, se non quello precario e sottopagato, il solo che i padroni, sono disposti ad offrire.
Dietro le parole si nasconde solo la spregevole ipocrisia di questa piccola e media borghesia del nord e del sud che in realtà della povertà, ma in generale delle reali condizioni della povera gente se ne frega e considera la povertà, i poveri come mero affare, merce di scambio, serbatoio di voti da comprare, opportunità di lavoro per se stessa che dei poveri si occupa da dietro la scrivania.
La povertà è sconfitta, dichiarava l’ex vice primo ministro di allora Di Maio. In realtà i dati dimostrano che l’intervento è stato pensato con ben altri obiettivi che sconfiggere la povertà e che già all’origine è stato strutturato per essere molto limitato rispetto agli obiettivi puramente propagandistici dichiarati. E adesso tutta la campagna messa in atto, sia dai fautori che dai detrattori, dopo la caduta del primo governo Conte, è finalizzata ad un ulteriore ridimensionamento dell’intervento.
Ma allora analizziamo i dati forniti dall’INPS (qui quelli aggiornati a inizio ottobre). Quanti sono questi beneficiari, quanto prendono realmente, chi sono e dove sono?
1,5 milioni di nuclei hanno presentato una domanda. 982 mila sono state accolte, 126 mila sono in lavorazione e 415 mila sono state respinte o cancellate. Però, 39 mila sono decadute (per essere venuto meno il diritto a seguito di variazione nei requisiti). Pertanto, al momento, le domande accolte sono 943 mila di cui 825 mila da percettori di Reddito di Cittadinanza, con 2,2 milioni di persone coinvolte, e per 118 mila da percettori di Pensione di Cittadinanza, con 134 mila persone coinvolte. Ma questo non è ancora il numero definitivo. Infatti, a questi, vanno sottratti tutti quelli che non hanno presentato entro il 21/10 la documentazione integrativa, dovuta da chi aveva presentato la domanda prima della conversione in legge del decreto che aveva cambiato i requisiti di accesso. Non ci sono ancora notizie ufficiali, ma sui giornali si parla insistentemente di almeno 100 mila nuclei (di cui oltre la metà saranno quelle famiglie di extra comunitari che non sono riuscite a presentare la documentazione richiesta per dimostrare la propria condizione patrimoniale nel paese di origine, questo senza che si sia ancora provveduto, come previsto dalla legge, da parte del governo a fare la lista dei paesi per cui si è esonerati dall’obbligo per evidenti impossibilità ad avere la documentazione richiesta). Quindi a sette mesi dell’avvio del reddito di cittadinanza il numero quasi definitivo di percettori dovrebbe essere di circa 850 mila nuclei coinvolti, ovvero più o meno 2 milioni di persone tra reddito e pensione di cittadinanza. Ma i dati dell’ISTAT ci dicono che nel 2018, si stima siano oltre 1,8 milioni le famiglie in condizioni di povertà assoluta (7% delle famiglie), per un numero complessivo di 5 milioni di individui (8,4% della popolazione) e se ci allarghiamo alle famiglie in condizioni di povertà relativa queste sono poco più di 3 milioni (11,8% ) ed arriviamo a quasi 9 milioni di persone (15,0% della popolazione) e se aggiungiamo una ulteriore fascia, definita di semi-povertà (con consumi vicini alla soglia della povertà relativa), che aggiunge un ulteriore 5%, allora abbiamo che in Italia vive sulla soglia di povertà circa il 20% della popolazione, ovvero oltre 12 milioni di persone. Pertanto, il reddito di cittadinanza allo stato attuale interesserebbe poco più del 15% di questa fetta della popolazione. Altro che fine della povertà.
Quanto prendono realmente? L’importo medio è 489 euro a nucleo famigliare (526 euro per il Reddito di Cittadinanza e 207 euro per la Pensione di Cittadinanza) e circa il 70% dei nuclei famigliari percepisce meno di 600 euro. Però è importante scorporare il dato per numeri di componenti il nucleo famigliare. Si va da un importo medio di circa 400 euro per i single, 500 euro per le coppie, 550 per le famiglie con tre componenti, 600 euro o poco più per famiglie con oltre 4 componenti. Due considerazioni. Da queste cifre è evidente che si sono privilegiati i nuclei piccoli, con più adulti, discriminando in modo evidente quelli più numerosi che poi sono quelli con i minori e sono quelli più poveri, ma questo poco importa, si sa che i bambini non votano.
Ora, chiunque ragiona si rende conto che con questo reddito non si vive. Che esso va sommato al “reddito” di lavoro non regolare, che invece è punito ed automaticamente azzera il reddito elargito dallo Stato. In poche parole hanno costruito un sistema che coloro che vogliono accedere al reddito di cittadinanza sono costretti a vivere di stenti. Solo pane ed acqua. Vorremmo vedere i signori benpensanti vivere con 500 euro al mese in due. È altrettanto naturale che le domande da reddito provengano dalle zone dove più numerosa è la platea dei poveri, ma anche da dove si possono aggirare giustamente le norme punitive che tolgono ai poveri la possibilità di integrare il reddito con ogni tipo di attività economica. Il moralismo di chi con la pancia piena vuole imporre ai poveri una povertà insostenibile è solo mistificazione.
Chi sono i percettori del reddito di cittadinanza? Il 90% sono italiani, il 6% cittadini extra-comunitari in possesso di un permesso di soggiorno, il 3% cittadini europei ed infine 1% di familiari dei casi precedenti. Se facciamo riferimento alle famiglie in povertà assoluta, 1,8 milioni, abbiamo che ha ricevuto il reddito di cittadinanza circa il 60% delle famiglie italiane mentre solo il 10% delle famiglie extra comunitarie (percentuale destinata a diminuire ulteriormente con le revoche successive al 21 ottobre, come detto sopra). Grazie ai vincoli imposti, quella che è la fascia più povera e debole della società, gli immigrati, non sono che una piccola minoranza dei beneficiari e destinata ad essere quasi del tutto eliminata con l’applicazione dei requisiti aggiunti in fase di conversione del decreto. Questo è il frutto dell’accordo fra i capi della piccola e media borghesia del Nord e del sud, Salvini e Di Maio al grido patriottico di “prima gli italiani” che ha coperto un razzismo strisciante.
Dove sono i beneficiari? Naturalmente soprattutto nelle regioni del Sud dove i tassi di povertà sono più alti rispetto al Nord a causa della difficoltà generale a procurarsi un qualche reddito regolare da lavoro dipendente. Nelle regioni del Sud di conseguenza ci sono oltre il 60% dei beneficiari, in particolare nelle grandi aree metropolitane (per esempio Napoli ha un numero di beneficiari pari a tutta la Lombardia ed il Veneto messi insieme). Nella tradizione di Achille Lauro che distribuiva ai poveri di Napoli i pacchi di pasta in cambio di voti, “Gigino” Di Maio ha tentato col reddito di cittadinanza di comprarsi consenso elettorale, ma sembra aver sbagliato i conti, il contributo è troppo basso per essere un vero sostegno per chi vive in povertà, ha troppi vincoli e ritorsioni che costringono chi lo chiede a vivere a pane ed acqua, la promessa di un lavoro si è rilevata una beffa.
Questa è la farsa della lotta alla povertà organizzata dai capi della piccola borghesia al governo.
P.S.
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