Fra Zaia e la Cgil del Veneto è guerra sul numero dei morti sul lavoro. Il primo usa dati falsi per dimostrare che nella sua regione, il Veneto, la situazione migliora. I secondi, con i dati INAIL alla mano, denunciano una realtà ben diversa, ma provano così anche la loro incapacità a fronteggiare questa strage operaia.
Caro Operai Contro,
abituato a spararle grosse tanto che i suoi elettori non gli chiedono conto come mai, dopo 17 anni il Mose non sia ancora in funzione, nonostante i 6 miliardi di denaro pubblico costato finora, Luca Zaia presidente leghista della regione Veneto, stavolta ha cacciato la balla truccando i dati degli operai morti sul lavoro. Facendoli sparire anche da morti, dimostrando un grande rispetto nei loro confronti, una spiccata sensibilità verso i famigliari, nonché una statura morale all’altezza del segretario del suo partito.
Tentando di farsi bello e dare lustro al suo operato, Zaia presenta ufficialmente i dati falsi forniti dallo Spisal (Servizio Prevenzione Igiene Sicurezza negli Ambienti di Lavoro). Un istituto che agisce in base al piano di prevenzione regionale, varato sotto la presidenza dello stesso Zaia. Secondo lo Spisal negli ultimi 5 anni il numero dei morti sul lavoro in Veneto, sarebbe addirittura crollato del 60%, dai 52 del 2015 a 21 del 2019. [esclusi gli itineri ndr].
Una grossa provocazione che ha irritato la Cgil, il sindacato che come Cisl, Uil e quelli più piccoli, non ha finora fatto granché per fermare le morti sul lavoro, qualche sporadico sciopero con richieste ai padroni e al governo, di maggior formazione e sicurezza per l’incolumità degli operai.
Davanti alla provocazione di Zaia, la Cgil è trasalita e gridato allo scandalo: “Falso, nel 2019 i morti sul lavoro non sono stati 21 come dice Zaia, ma bensì come dice l’Inail sono 57 sul posto di lavoro, più altri 41 in itinere fanno 98”.
E continua Christian Ferrari, segretario generale della Cgil in Veneto: “I morti sono il triplo di quanto dice la Regione. E’ davvero fuori luogo il trionfalismo del presidente. Non si può lanciare il messaggio che vada tutto bene, a fronte di tragedie che continuano a funestarci”.
Per bleffare un taglio del 60% sul numero dei morti sul luogo di lavoro in Veneto, Zaia ha ignorato i dati dell’Inail affidatosi allo Spisal della regione veneta, che ne ha miracolosamente ridotto di circa 2 terzi il numero, da 57 a 21.
Per sostenere e avvalorare i dati forniti dallo Spisal, Zaia ricorda che: “abbiamo assunto 32 nuovi tecnici della prevenzione, 2 in più del previsto e sono avviati i concorsi per assumerne altri 51, nonché 18 medici del lavoro”. In totale saranno 101 specialisti in più addetti alla formazione e prevenzione. 32 già stati assunti e operanti, ma nonostante l’organico potenziato, gli infortuni sul lavoro anche in Veneto aumentano, sono passati dai 76.435 del 2018, ai 77.124 del 2019, quasi 700 in più in un anno, alla faccia delle balle di Zaia.
Nessun calo degli infortuni sul lavoro quindi e, tantomeno crollo del 60% dei morti sul lavoro! Nel 2019 la regione Veneto è al 4° posto dei morti per il lavoro e Vicenza, è al terzo posto in Italia come provincia, di questa tragica classifica.
I dati dell’Inail smascherano e mettono all’angolo Zaia, con la sua puerile operazione. Ma la Cgil sa benissimo che comunque, anche i dati dell’Inail sono sottostimati, e questo, per un sindacato che vuole battersi per fermare infortuni e morti sul lavoro, dovrebbe essere una ragione in più per mettere in campo azioni e mobilitazioni concrete, non limitarsi a bacchettare giustamente, personaggi inqualificabili che speculano anche sui morti del lavoro, per farsi propaganda politica.
Sul sito dell’Osservatorio morti sul lavoro di Bologna si legge: “ Ogni anno circa il 30-40% delle denunce delle morti sul lavoro pervenute all’INAIL, non vengono riconosciute come tali. Molte altre morti per infortunio sulle strade e in itinere di lavoratori non assicurati a questo istituto [Inail, ndr], non sono considerate da nessuno ecc. ecc”. Tra questi “lavoratori in nero che non hanno neppure ‘l’onore’ di essere considerati come tali: ‘morti sul lavoro’ ”.
Finché non si attueranno efficaci iniziative per fermare la strage operaia per il lavoro, personaggi come Zaia, per meschini interessi di bottega, potranno permettersi di giocare a nascondino con i morti sul lavoro. E non saranno i rimbrotti del sindacato a fermare la strage.
Saluti Oxervator
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