Annunciata alla FCA di Melfi la produzione di una nuova vettura, tutti festeggiano sulla pelle degli operai che dovranno lavorare sul nuovo modello. Tutti nascondono che ci sarà ancora CIGS, che la “piena occupazione” è come sempre solo un miraggio.
Sono contenti a Melfi, parte la produzione della nuova auto. I sindacati sono quelli più contenti. Parlano di rilancio, di nuovi tavoli. Su carta e non con la fatica si sostituiscono agli operai e arrivano addirittura a dichiarare, senza mai nominare gli operai quali produttori di pezzi e di auto, che loro “si accingono a produrre in Basilicata una grande vettura“.
Infatti tramite il giornale online del vulture melfese VultureNews.net del 20 febbraio, Gianluca Ficco segretario nazionale Uilm e Marco Lomio segretario regionale Basilicata ribadiscono: “E’ stata appena certificata la delibera a produrre per la Jeep Compass nello stabilimento Fca di Melfi. Da domani si avvieranno gli incontri sindacali per la salita produttiva. Questa notizia è il primo passo per il rilancio dello stabilimento Fca di Melfi e di tutto il suo comprensorio. Il piano industriale va avanti come programmato e questa è la migliore notizia possibile per i lavoratori. Quella che ci accingiamo a produrre in Basilicata è una grande vettura, in futuro anche nella versione ibrida”.
Lo stesso giorno anche il coordinatore nazionale della Fim-Cisl auto motive, Raffaele Appetino e il segretario generale della Fim-Cisl Basilicata Gerardo Evangelista intervengono sulla stessa questione. Dichiarano che bisogna puntare sulla piena occupazione, che con questa nuova produzione è l’inizio di un nuovo corso, che sono tasselli importanti, di crescita, di sviluppo del sud. Quante chiacchiere! Il padrone Fiat-Fca-Sata sa bene a cosa deve puntare: maggior profitti, con meno operai. Inizio di un nuovo corso di sfruttamento questo vuole il padrone ed è un tassello importante per il padrone. Invece dei comunicati stampa questi sindacalisti asserviti difendessero gli operai che sono sempre più comandati a svolgere le operazioni di lavoro con minore tempo. La crescita e lo sviluppo del Sud in una terra in cui i padroni fanno quello che vogliono (compresa la grande Fiat) è una chimera che solo ai creduloni si può far credere. Ma non è finita, chiedono che la Regione intervenga ancora con altri contributi. Dichiarano: “ora è necessario che la Regione Basilicata ed il Governo investano subito sulle infrastrutture a partire da una rete stradale e ferroviaria in grado di poter accompagnare lo sviluppo industriale del sito lucano e dell’indotto per evitare che lo stabilimento resti una cattedrale nel deserto“. Il padrone può stare tranquillo, può continuare a portare a casa i profitti, l’importante per i sindacalisti è che mangino anche loro, ma nel frattempo auspicano “che entro la fine dell’anno si possa definitivamente mettere la parola fine agli ammortizzatori sociali”.
Come in un coro affiatato anche la Fiom-Cgil è visibilmente soddisfatta, dice “si apre una nuova fase”, evidentemente hanno aggiunto un posto al tavolo anche per loro. Anch’essa parla di piena occupazione, miglior condizioni di lavoro e di salario. Sembrano i comunicati di 20 anni fa, sempre gli stessi, peccato che quando gli operai si sono organizzati in quella parrocchia e avevano la forza per strappare qualcosa al padrone, la piccola borghesia, che sta lì dentro e che scrive i volantini e i comunicati stampa, ha isolato e alleandosi con il padrone ha combattuto gli stessi operai.
Il sindacato creato dal padrone Fiat, il Fismic, non può che applaudire: “E’ sicuramente una bella notizia” dice il segretario della Fismic-Confsal Basilicata Pasquale Capocasale. “Ci auguriamo che con l’inizio della produzione della Jeep Compass nello stabilimento di San Nicola di Melfi si abbiano ripercussioni positive sul mercato dell’automotive, di conseguenza, sui lavoratori”. Auspica che sul mercato si possano vendere le auto, così agli operai potrà essere garantita la sopravvivenza, a loro la bella vita.
Anche gli elementi che controllano adesso la regione Basilicata, Lega e il centro destra, non aspettavano altro, il 21 febbraio in una ammucchiata generale con la piccola borghesia sindacale non si sono fatti attendere. Entrando nella nuova fase, annunciano che con “il contratto di sviluppo Fiat” metteranno mano al portafoglio, ovviamente pubblico, non quello delle loro tasche, per foraggiare ancora Fiat.
Brindano tutti meno che gli operai. Gli operai non hanno niente da brindare, da festeggiare. La Fiat, passati dieci giorni dai vari comunicati di propaganda, di rilancio e di nuova fase, ha comunicato in questi giorni il calendario di marzo dei giorni di Contratti di solidarietà, e che la linea della Jeep Renegade e Fiat 500 sfornerà meno auto, si passerà da una produzione giornaliera di 1200 auto a una produzione giornaliera di 960 auto. Da 425 auto a turno si passerà a 335 auto a turno. Gli operai che adesso lavorano sulla Jeep Renegade e Fiat 500, saranno spostati e ovviamente comandati a lavorare sulla linea per la produzione della nuova auto. Continuerà la cassa integrazione, gli operai non lavoreranno tutti e continueranno a percepire la miseria della cassa integrazione, tutto ciò mentre la Fiat continuerà a fare profitti, incassando anche altre cospicue somme ricevute da elementi “nuovi” al servizio dei padroni piazzati nelle vari istituzioni per continuare a garantire “il contratto di sviluppo Fiat”.
Crocco, operaio di Melfi
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