Discutono animatamente sul come aggirare il blocco delle borghesie del Nord e far arrivare nelle tasche di banchieri ed industriali italiani i soldi della UE. Non tengono conto di un particolare, nel capitalismo nessuno regala i soldi senza interesse, nessuno li presta a chi è sull’orlo della bancarotta
È un gran divertimento vedere i politici rappresentanti della borghesia italiana battibeccare l’uno contro l’altro sui soldi che dovrebbero arrivare dall’Europa. Matteo Salvini: «non ci sono gli Eurobond che voleva Conte ma c’è il Mes … una truffa, una rapina». Giorgia Meloni: «Alla fine hanno vinto i diktat di Germania e Olanda, il governo … si è piegato ai dogmi nordeuropei». Qualche giorno prima al Senato la 5 stelle Paola Taverna: «Lei, senatore Salvini, è orgoglioso dei suoi alleati in Europa, gli olandesi, Wilders, e dell’altro alleato della Meloni, Rutte, che … mirano a impedire all’Europa di utilizzare gli eurobond per poter aiutare non solo l’Italia ma tutti i Paesi?». È toccato a Giuseppe Conte completare l’opera, dichiarando in diretta tivù che Salvini e Meloni raccontano balle, finalmente, ma da che pulpito: «Il Mes non è stato istituito ieri, non è stato attivato la scorsa notte come falsamente e irresponsabilmente dichiarato da …, Matteo Salvini e Giorgia Meloni». Per poi aggiungere, in questa nuova campagna contro i capitalisti più agguerriti del Nord Europa: «l’Italia non … ha bisogno del Mes». Insomma, se non ci fosse la tragedia dei toni nazionalisti, sarebbe proprio un gran bello spettacolo vedere con che faccia tosta, questi politici chiedono soldi “a sbafo” ai loro soci borghesi in Europa .
Ma il divertimento raggiunge il suo apice quando dopo, e nonostante, i parapiglia tra i rappresentanti che la borghesia italiana ben si merita, i tentativi di ottenere denari in Europa cozzano contro i meccanismi economici che le borghesie del Nord Europa conoscono evidentemente meglio di quella ” stracciona” italiana. Cosa pensano questi degni rappresentanti dei padroni italiani (dal piccolo e medio capitale), di poter ottenere denaro gratis, senza pagare alcun interesse? O che gli vengano riconosciute le stesse condizioni di credito sul mercato internazionale oggi attribuite ai capitalisti di Olanda, Germania e Finlandia? Paesi che possono affrontare anche le peggiori condizioni di spesa per coronavirus con un debito pubblico intorno al 60% del pil, ed emettendo titoli con interesse negativo? Evidentemente no.
Sanno bene questi borghesi italiani, che hanno spolpato senza ritegno le casse dello Stato, che alzano la voce per far lavorare gli operai insieme al virus e chiedono soldi agli altri borghesi europei, come funzionano le cose quando vanno in banca. Dall’impiegatuccio che inizia la pratica, al direttore della filiale che alla fine gli concede il prestito, gli fanno prima la radiografia: la conta dei debiti già contratti, delle note di pagamento messe allo sconto, del fatturato, dei bilanci, del patrimonio che dovrà essere messo a garanzia e che la banca può aggredire. La “fiducia” nel mondo del credito viene misurata concretamente, non è data per sempre e non è concessa a tutti in maniera generica e uguale, se poi viene richiesta al mercato con emissione di obbligazioni da parte del medio e grande capitale, a secondo del rischio dell’emettitore questa fiducia prende la forma di un più o meno alto tasso di interesse.
Forse che per gli Stati pensano debba funzionare diversamente? Fatte salve le diverse dimensioni dei capitali, evidentemente no. E lo Stato italiano non è che a “fiducia” stia messo troppo bene. Agli investitori si presenta con un debito pubblico pari al 135% del pil, con la prospettiva di arrivare in pochi mesi al 160%, senza ben sapere dove potrà trovare tutti quei miliardi che ogni decreto mensile del governo Conte prevedono. Non certo dalle entrate, oltre ai soliti borghesi che non pagano le tasse, ha il problema di una economia in frenata e le previsioni di un crollo del pil tra il 6 e il 10%. Negli accordi con gli altri paesi europei è stato deciso che ogni paese può, data l’emergenza, indebitarsi anche oltre il vincolo del 6% di deficit sul pil, ma poi occorre comunque che il debito venga finanziato, che vengano emessi titoli di debito per raccogliere denaro. E qui veniamo al punto, la credibilità sui mercati dello Stato Italia è già fortemente compromessa e, parliamoci chiaramente, il rischio default (fallimento) dietro l’angolo. Già nei giorni scorsi lo si è visto, tant’è che senza l’intervento della Bce, che nel solo mese di marzo ha comprato titoli per 66,5 miliardi, dedicandone ben 15 a quelli di Stato italiani, lo spread tra Btp italiano e Bund tedesco sarebbe andato ben oltre il 2,8% toccato il 17 marzo.
Anche se oggi non appare, la strada della richiesta d’intervento alle borghesie del Nord Europa è molto più obbligata di quanto Conte e il ministro dell’economia vogliano far credere. Ma queste borghesie i propri capitali non hanno nessuna intenzione di non farseli remunerare secondo le regole del capitale stesso, al “giusto” tasso. Se poi accettassero che il rischio Italia venisse spalmato su nuovi comuni titoli europei (questi sono i coronabond), anche per i loro debiti dovrebbero pagare un interesse maggiore e si dovrebbero accollare le maggiori spese per interessi nei loro bilanci. Insomma siamo in presenza di una duplice “solidarietà” richiesta dai padroni italiani (dai loro rappresentanti), che cozza contro le regole stesse del capitale. I nostri bravi padroni non sono nemmeno disposti a pagare la cassa integrazione ai loro operai a casa per il coronavirus ma pretendono dai loro “partner europei” una montagna di soldi a costo zero. Si arrangino.
R.P.
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