Anche
nella epidemia si è dimostrato che la classe degli operai è la
classe fondamentale della società. Tutto quello che serve alla
popolazione viene prodotto dagli operai. Senza gli operai delle
fabbriche, dei campi, dei magazzini, del trasporto non ci sarebbe
niente da poter utilizzare per la sopravvivenza.
Per aver
bloccato sì e no il 60% della produzione, è successa l’ira di
dio. L’attuale società fondata sul profitto di una classe è
andata subito in crisi.
I padroni singolarmente sono spariti
dalla circolazione rifugiati nei loro paradisi al sicuro, nelle
tenute in campagna, nelle ville circondate dal verde, in isole di
loro proprietà. Collettivamente hanno scatenato un’offensiva
spietata per costringere gli operai a lavorare col rischio del
coronavirus, dai loro rifugi di lusso, ordinano tramite i loro
funzionari della politica che tutto deve riprendere. Le fabbriche
devono riaprire a pieno ritmo non perché la popolazione ha bisogno
delle cose essenziali, cibo, medicine, ospedali, mascherine, guanti,
ma perché devono riprendere a produrre profitti al massimo
grado.
Alla chiamata dei padroni e dei loro servi della politica
hanno risposto anche i sindacati maggiormente rappresentativi,
compresa la FIOM. Insieme a padronato e politici hanno firmato
accordi su come far riprendere a noi operai il lavoro “in
sicurezza”.
Noi operai abbiamo chiaro che l’unico modo per
essere in “sicurezza” è quello adottato da loro, padroni
politici e sindacalisti, cioè quello di non andare a lavorare finché
la pandemia non è sotto controllo e non lo è certamente con
centinaia di morti al giorno. Sappiamo anche che nelle attuali
condizioni non bastano qualche mascherina e un po’ di igienizzante
per salvare la pelle.
Il contagio si è allargato nelle regioni
del nord principalmente perché le fabbriche sono rimaste aperte. Chi
si è salvato dopo che è stato contagiato è stato di più il ricco
rispetto al povero. Quanti politici sono morti? Quanti giornalisti?
Quanti industriali? Quanti dirigenti sindacali?
Mentre i
pensionati poveri, gli operai e i cittadini appartenenti alle classi
meno ricche della società morivano chiedendo aiuto nei letti delle
loro case, o intubati all’ultimo momento in qualche sotto scala di
ospedale, i ricchi al primo sintomo di contagio avevano subito le
cure migliori. Gli facevano subito due tamponi; se positivi,
iniziavano subito le migliori cure sperimentate in questo periodo per
superare le conseguenze polmonari della malattia, e questo nei
presidi medici migliori. Oltre a tanti giornalisti anche alcuni che
sostengono di essere scienziati con le loro dichiarazioni fasulle ci
hanno riempito di falsità. Pochi hanno detto che il contagio si
allargava nelle regioni del nord principalmente perché le fabbriche
erano rimaste aperte insieme ad altri posti gestiti dalla piccola
borghesia come fonte di profitto.
Noi operai tornando al lavoro
in attività vantaggiose solo per i padroni rischiamo di appestarci.
La cosiddetta “sanità pubblica” fa acqua da tutte le parti e non
ha nemmeno protetto quelli che direttamente vi lavorano, medici e
infermieri, che hanno pagato un prezzo altissimo per questa
disorganizzazione.
Ormai è dimostrato. Tutto il sistema
sanitario cosiddetto pubblico è completamente saltato, e questo è
successo prima di tutto in Lombardia, che, sulla carta, vantava il
sistema sanitario migliore in Italia. Questo è successo, anche se
quelli che possono parlare in pubblico preferiscono metterlo da parte
e prendersela con il singolo che ha sbagliato, come sta succedendo
sulla questione degli ospizi, perché il singolo, il direttore
dell’ospizio, lo possono sacrificare, ma il sistema nel suo
complesso bisogna salvarlo.
Hanno fatto ripartire il loro
baraccone, non hanno assicurato nemmeno gli operai ad avere la
possibilità di essere sottoposti a tampone in ogni momento,
strutture mediche adeguate in ogni distretto industriale,
sorveglianza e assistenza sanitaria. Hanno dimenticato completamente
che ci sono gli asintomatici, vogliono continuare a prenderci in giro
con il loro medico aziendale che è al loro servizio, capace tutt’al
più di misurare la temperatura ai cancelli dello stabilimento.
Non
ci sono presidi medici di riferimento, strutture all’altezza e
medici che sanno il loro mestiere e sono specializzati sul come
affrontare questa epidemia.
AI padroni dopo quello che hanno
combinato nessuno ha chiesto mettessero loro i soldi. Nella epidemia
si è anche dimostrato che la classe dei padroni ha un unico
obiettivo, fare profitti, arricchirsi, avrebbero potuto dire fermiamo
tutto invece hanno tenuto aperto anche dove non era necessario,
migliaia sono i morti a causa di questo. Con tutta la ricchezza che
posseggono sottratta agli operai ci si potrebbe stare fermi mesi e
mesi, invece con la pandemia in corso non vedono l’ora di riaprire
tutto, pronti ad accaparrarsi anche altri soldi che dovrebbero
realmente essere destinati alla Sanità. Ci vogliono costringere al
lavoro senza garantirci niente finanche i soldi delle mascherine
chiedono siano dati dalla collettività. Gli operai hanno avuto la
dimostrazione con il contagio che questa società ha fatto il suo
tempo.
I padroni e tutto il loro sistema sono contro gli operai
e contro l’umanità.
In prospettiva, gli operai più
coscienti si sono ancora di più convinti in questa esperienza, che è
arrivato il momento di organizzarsi come operai per farla finita con
il sistema dei padroni.
Questo è l’obiettivo principale
verso cui indirizzarci.
Il 4 di maggio i padroni e i loro servi
ci costringono a tornare in fabbrica, con il ricatto tra morire di
fame o di malattia.
Pensano di averci piegato, di mandarci
a lavorare senza aver risolto nulla del contagio, di farci rischiare
la pelle, ma si sbagliano ora si apre una guerriglia per la salute
reparto per reparto, corriera per corriera, officina per officina.
Tocca a noi operai decidere se ci sono le tanto decantate condizioni
di sicurezza di cui padroni governo e sindacato si riempiono la
bocca. Era meglio tenere ferme le fabbriche ma hanno voluto forzare
la mano ed allora li aspettiamo al varco e non per assicurare solo
l’applicazione dei protocolli inutili che hanno firmato.
Per
cercare di difendere la pelle, le misure minime da applicare
sono:
Una riduzione drastica della produzione per non ammassarci
sulle postazioni, avere più pause, mantenendo le stesse giornate
lavorative settimanali.
Trasporti adeguati per evitare
affollamenti nel viaggio a spese dell’azienda e non nostri.
Un
tampone ogni settimana per monitorare il contagio per noi e i nostri
familiari.
Un presidio medico specialistico formato da medici
esperti sul come affrontare il contagio e macchinari adeguati e
sufficienti, a spese delle aziende in ogni distretto industriale.
Il
Partito Operaio
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