Il braccio di ferro è su chi deve guadagnare prestando i soldi allo Stato. I grandi finanziatori del MES o i medi e piccoli borghesi patrioti, o tutti e due. Rimane un problema: chi pagherà gli interessi?
Quello che è certo sul debito dello Stato italiano è che aumenterà, e pure di parecchio, a seguito dei vari decreti e sovvenzioni che il governo sta facendo per la pandemia. Altrettanto certo è che tutti quei miliardi devono prima essere trovati e poi dovranno essere restituiti, con l’interesse.
A maggio è così partita la prima di una serie di emissioni di titoli di Stato e in questi giorni è in corso la seconda per raccogliere denaro, cosiddetto retail, tra i piccoli investitori. Btp Italia li hanno chiamati a maggio, Btp Futura quelli di questa settimana, per quelli in autunno chissà cosa si inventeranno.
Btp Futura è il «nuovo titolo che sosterrà il rilancio dell’Italia», riporta il sito di una banca. «Chi acquista … contribuisce attivamente a finanziare le spese per la ripresa dopo l’emergenza Covid-19, sostenendo il sistema sanitario nazionale, le famiglie e le imprese italiane, tutelando l’occupazione nonché fornendo alle amministrazioni locali risorse e prestiti per affrontare l’emergenza», viene riportato sul sito del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF). Ma quello che poi conta per il successo del collocamento, più che il “patriottismo” con cui vengono conditi questi titoli, è il guadagno che garantiscono questi titoli. «Minimo garantito dell’1% e fino ad un massimo del 3% del capitale sottoscritto» assicura sempre il MEF.
Il Btp Italia di maggio (durata 5 anni) aveva fissato un interesse del 1,4%, permettendo così allo Stato di raccogliere 14 miliardi in 3 giorni. Il “Futura” (durata doppia, 10 anni) ha portato nelle casse dello Stato poco più di 6 miliardi. In 5 giorni ha raccolto per l’esattezza 6,13 miliardi, da circa 174 mila piccoli risparmiatori con una media di quasi 35mila euro di piccolo capitale investito, che frutterà almeno ogni anno circa 400 € per i primi quattro anni (1,15%), 460 € dal 5° al 7° anno 8 (1,30%) e 510 € dall’8° al 10° (1,45%). Interessi che potranno aumentare per un premio fedeltà fino al 3%, se tenuti fino alla scadenza dei 10 anni.
Poca roba potrà sembrare se si guarda la vicenda dal punto di vista del singolo piccolo borghese e del suo infimo capitale, ma questi sono i saggi di interessi attuali. Diversa la prospettiva per lo Stato Italia che deve raccogliere decine e decine di miliardi e si confronta con gli altri paesi europei che hanno un debito complessivo rispetto al pil più basso, un’economia più vitale e quindi godono sul mercato di una “fiducia” più alta. Questi ultimi, se proprio non riescono con le entrate dello Stato a far fronte alle uscite e devono ricorrere all’indebitamento emettendo titoli di Stato, si trovano addirittura a guadagnarci, poiché i loro titoli godono di tassi di interesse negativi. Ciò vale per la Germania, per la Francia, ma anche per Olanda, Austria, Belgio. «Berlino incassa ben 43 milioni ogni 10 miliardi. Al Tesoro, invece, gli stessi 10 miliardi oggi costano sul mercato 122 milioni» – scrive il Corriere della sera del 7 luglio scorso, facendo il confronto tra i tassi dei Bund tedeschi (-0,43%) e i Btp italiani (+1,22%). Ma è a questo punto, con questo confronto, che si inserisce il ragionamento sul Mes, cioè sul prestito da parte del fondo europeo nato per evitare il fallimento degli Stati dell’unione europea e rivisitato sotto altra forma per finanziare le spese sanitarie dopo il Covid.
La polemica è trasversale, sia all’interno dei partiti della maggioranza con il PD a favore dell’accesso al Mes e i 5-Stelle contrari, sia tra i partiti all’opposizione con Berlusconi e Tajani pronti a votare in parlamento per il Mes e un Salvini e la Meloni che descrivono un tale voto come il più alto tradimento e la consegna degli “italiani” nelle mani degli strozzini europei. Ed è così che tutta la vicenda viene presentata in modo rovesciato.
Tutta la propaganda nazionalista che la sottoscrizione di buoni del tesoro italiani aiuterebbero l’Italia, sbandierato -come abbiamo visto- anche dallo stesso Ministero delle finanze, da apparenza si fa sostanza: è possibilità concreta di succhiare più interessi alla “patria” anche se ciò comporta aumentare il debito dello Stato Italia per interessi. La vera questione, che di fatto sostengono 5-Stelle e Salvini, di nuovo alleati per le classi che vanno a favorire, è permettere alla piccola borghesia italiana di ben più guadagnare dal loro misero capitale, poco importa se ciò comporterà un aggravamento del debito e successivamente il varo di manovre di risanamento di maggiore entità per rimettere i conti dello Stato a posto. Prendere i soldi del Mes costa invece «0,13% a 10 anni, spese di gestione comprese. I Paesi dell’Ue pagherebbero 13 milioni di interessi l’anno per ogni 10 miliardi di finanziamenti avuti». Viene anche così spiegata la ragione per cui nemmeno Spagna e Portogallo hanno convenienza a richiedere il nuovo Mes, poiché in realtà, più che le eventuali “condizioni” richiamate come spauracchio da 5-Stelle, Salvini e Meloni e negate dagli altri, sono sempre i tassi a non renderlo conveniente: «sotto i sette anni anche la penisola iberica viaggia a tassi negativi».
Insomma alla fine sono solo Grecia e Italia a cui il Mes conviene, e proprio perché, con un debito alto e in continua crescita, la conseguente valutazione del rischio da parte del mercato, tocca a loro pagare alti interessi sui titoli di Stato che emettono, più alti di quelli che le altre borghesie europee sono disposte ad offrire. Sempre il Corriere, con il suo esempio dei 10 miliardi di prestiti chiesti dallo Stato, scrive: «Al Tesoro … oggi costano sul mercato 122 milioni. Accedere al Mes ne farebbe risparmiare 109: la differenza tra 122 e 13».
L’unico vero problema per questi mungitori delle risorse dello Stato alla Salvini-Crimi-Di Maio è che i loro sostenitori (piccoli e medi padroni), nel caso del Mes, non potranno sfruttare la necessità di finanziamento dello Stato per farsi pagare interessi più alti.
R.P.
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