La novità e che la manifestazione è stata convocata direttamente dagli operai senza mediazione di nessuno, 40.000 manifestanti hanno risposto all’appello, ora il gioco si fa duro
La decisione degli operai Gkn di convocare in proprio una manifestazione nazionale a Firenze per il 18 settembre è stata una vera scommessa. La scommessa è potuta sembrare tanto più azzardata in quanto il percorso scelto è stato simile a quello della grandissima manifestazione di circa 20 anni fa, in occasione del Social Forum. Riempire i viali di Firenze non è cosa facile da farsi e il rischio di evidenziare così in modo eclatante un eventuale flop delle adesioni era dietro l’angolo. Le stesse previsioni meteo, che annunciavano pioggia, sembravano cospirare contro la buona riuscita della manifestazione. Ma, come si sa, “Audentes Fortuna iuvat”, la fortuna aiuta gli audaci ed anche il tempo è stato più che clemente. Soprattutto, però, si è rivelata lungimirante la convinzione di avere un tale grado di attenzione e partecipazione da parte di molti e variegati spezzoni sociali sia nel territorio fiorentino, sia in tutto il paese, da poter lanciare la sfida di una manifestazione nazionale di tale portata. Ebbene all’appello hanno risposto almeno in 40.000. La scommessa è stata nettamente vinta! Tanto più si comprende la portata di questa vittoria se si pensa che in realtà tutte le grandi strutture sindacali e politiche che si sono dichiarate finora a favore della vertenza GKN, si sono davvero impegnate poco per la loro riuscita. In pochissime città sono stati organizzati pullman per permettere al maggior numero di persone di partecipare fisicamente al corteo. Né la Fiom, né i sindacati di base, né Potere al Popolo o Rifondazione, tranne in alcuni sporadici casi, pur presenti per ottenere visibilità, lo hanno fatto. In realtà si manifesta uno strano fenomeno, tutte le parrocchie sindacal-politiche di “sinistra” fanno a gara per essere presenti con bandierine e simboli vari, mettono in atto una sorta di parassitismo verso le vere mobilitazioni operaie, ma hanno di fatto poche truppe da mettere in campo, contano quasi niente come reale presenza nelle situazioni di lotta. La maggioranza dei partecipanti sono militanti in proprio che hanno raggiunto la città con mezzi propri, pur provenendo in molti casi da città e paesi molto lontani. Eppure il risultato è stato raggiunto. La forza operaia si è manifestata.
La composizione del corteo ha riflettuto la disomogeneità sociale di questa area di solidali della lotta degli operai GKN, che, raccogliendosi intorno alla loro generica parola d’ordine, “Insorgiamo”, sperano di innescare un movimento più generale che si opponga al loro progressivo immiserimento sotto i colpi della crisi. Nel corteo spiccavano le presenze di alcune fabbriche che come la Gkn sono in lotta contro i licenziamenti. La Whirlpool, di cui c’era però solo una sparuta delegazione, l’Embraco, la Texprint, la Same, i lavoratori Alitalia, tanto per citarne alcune. L’elenco di fabbriche presenti si allunga se si considera le nutrite presenze di operai della Piaggio di Pontedera e della Electrolux e degli operai metalmeccanici di Bergamo. Scarsissima, purtroppo, è stata la presenza degli operai delle fabbriche del gruppo Stellantis, malgrado la chiusura dello stabilimento GKN di Campi Bisenzio sia legato strettamente ai tagli produttivi ed occupazionali che si stanno preparando in questi stabilimenti.
Certamente la riuscita della prova di forza di ieri (18/09/2021), con un corteo la cui testa è stata sempre saldamente mantenuto dallo spezzone degli operai Gkn, protetto da un serrato servizio d’ordine degli stessi operai e solidali, che impediva a qualsiasi altro manifestante di introdursi fra le schiere operaie, rende ancora più complicata la strada di tentare di spezzare la resistenza operaia ricorrendo ad azioni repressive. La forza è scesa in campo, in questi giorni si misurerà quanto pesa nelle scelte del governo, dei capi sindacali, di chi deve spedire le lettere di licenziamento. Se 40.000 manifestanti non provocano nessun ripensamento, nessun intervento dall’alto, bisognerà pensare ad altre forme di protesta e il tempo dei canti e dei balli sarà finito.
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