Il pacifico governo Draghi si prepara alla guerra per sostenere gli affari degli industriali italiani. Ha la priorità di fare in fretta a potenziare l’esercito, per lui la forza lavoro, futura carne da macello, oggi può tirare la cinghia in silenzio.
Caro Operai Contro, per un nucleo famigliare tipo, una stangata di 2.354 euro l’anno, dice l’Osservatorio nazionale Federconsumatori. Quindi divisi in 12 mesi, richiedono un aumento di salario di 196 euro al mese!
Che dice il governo Draghi?
Passata poco più di una settimana dall’aggressione russa all’Ucraina, ha annunciato un mega potenziamento della spesa militare. In linea con le disposizioni della Nato, che vuole dai paesi membri, una spesa militare almeno al 2% del Pil, attualmente l’Italia è all’1,4%.
I soldi e tanti, son saltati fuori per gli armamenti, mentre il promesso tanto decantato taglio del cuneo fiscale, che alleggerendo l’Irpef avrebbe portato più soldi in busta paga, si è rivelato un elemosina. Una presa in giro con lo sberleffo che a giovarne sono gli alti redditi, non i salari operai e le pensioni basse.
Lorenzo Guerini ministro della Difesa dal 5 settembre 2019, ininterrottamente dal governo Conte 2 a Draghi, con la sua lungimiranza non ha dovuto aspettare l’aggressione dell’esercito russo all’Ucraina, per rafforzare l’arsenale di armi che il governo italiano ha sempre pronto, per entrare in guerra qualora quella commerciale non bastasse più a garantire in modo adeguato gli interessi dei padroni.
Per l’Irpef, per il Reddito di cittadinanza, per introdurre il salario minimo, per superare i salari da fame, per aumenti salariali, padroni e governo oltre le poche briciole non avevano e non hanno soldi. Invece in 2 anni e mezzo alla Difesa, Guerini ha “trovato” e aggiunto 3 miliardi e mezzo di euro alla spesa militare, portandola all’1,4% del Pil.
Ma era solo un piccolo acconto. In una intervista rilasciata al quotidiano “La Stampa” annuncia: “Si tratta ora di fare più investimenti per presidiare un pezzo della nostra sovranità nazionale tecnologica”. Una frase emblematica per dire che il governo è pronto alla guerra con armi e tecnologie moderne.
La spirale degli aumenti dei prezzi, in crescendo negli ultimi mesi del 2021, ha messo il “turbo” a seguito della guerra in Ucraina. Il potere d’acquisto dei salari in parte già fortemente eroso, cala ogni giorno con il carovita che sembra non debba più fermarsi.
I dati Istat riferiti a febbraio 2022 dicono che l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) aumenta su base annua del 6,2%. Se a padroni e governo non interessa che le buste paga perdano peso, per operai e strati bassi è impensabile affrontare un carovita ancora in crescita, senza recuperi salariali.
Il governo soprattutto in presenza della guerra in Europa, ha la priorità di fare in fretta a potenziare l’esercito, per lui la forza lavoro, potenziale carne da cannone, può ulteriormente tirare la cinghia.
Guerini alla Difesa, in compagnia del ministro Giorgetti allo Sviluppo economico e Daniele Franco ministro dell’Economia, insieme stanno perfezionando in accordo col capo del governo Draghi, un aumento della spesa militare di oltre 10 miliardi di euro annui.
Dai 30,4 miliardi di euro del bilancio dello Stato, che sono le spese complessive per la difesa nel 2022, (compresi i 3,5 già stanziati quest’anno) Draghi vuole arrivare nel 2027-2028 ad oltre 40 miliardi di euro. In totale un aumento della spesa militare annua del 42%! (Fatto Quotidiano 6 marzo 2022).
Nelle fabbriche e nei posti di lavoro occorre far pressione con forme e mezzi efficaci sul sindacato, per rivendicare da subito, l’adeguamento dei salari al costo della vita.
Per aumentare i salari, i padroni tirino fuori le risorse dalle montagne di soldi che hanno accumulato nelle banche e nei paradisi fiscali. Bastano anche per far fronte all’aumento dei prezzi dei prodotti energetici e delle materie prime, invece che con Bonomi in testa, vadano da morti di fame e chiedere altri aiuti al governo.
Saluti Oxervator
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