Piangersi addosso non serve a niente, chiedere che qualcuno ascolti le nostre denunce è ancora illudersi sui sindacalisti compromessi. Occorre cercare un’altra strada, superare i ricatti di capi e capetti che ci tengono prigionieri, riprendere fiducia nella nostra forza e fermarsi per difendere la pelle e il salario senza aspettare che il funzionario sindacale di turno ci dia il permesso di scioperare, che mai darà. Resistere. E se sono capaci di resistere gli operai e il popolo ucraino all’invasione dell’esercito dell’imperialismo russo, qualunque sfruttato e oppresso dai padroni oligarchi di casa propria può resistere e non farsi schiacciare in silenzio.
di Eugenio Bonanata – 04 Aprile 2022
La denuncia di Angelo, lavoratore del montaggio e il grido inascoltato durante le ultime assemblee sindacali di fabbrica, a Melfi. “Noi lamentiamo i ritmi insostenibili – attacca – e i sindacati si vantano per il lavoro che hanno svolto e per aver garantito tutti i posti di lavoro anche per i prossimi anni”.
“Sono stato alle assemblee la scorsa settimana ed erano più i delegati sindacali che gli operai presenti, segno che c’è grande rassegnazione, e i nostri problemi concreti non stanno a cuore a nessuno”. Inizia così il racconto di Angelo, operaio di Stellantis, che era andato all’assemblea sindacale, mercoledì scorso, immaginando che sarebbe arrivata una risposta da parte dei sindacati di categoria, rispetto a questioni centrali che toccano il presente e il futuro.
“Siamo oltre la saturazione”.
Il punto dolente, per Angelo che opera al montaggio, ma anche per gli altri lavoratori, riguarda la velocità con cui si lavora da alcuni mesi. “Saprete che da novembre c’è il mix produttivo – spiega – cioè arrivano in sequenza non preordinata 500, Renegade e Compass senza che in anticipo sappiamo quante ne arriveranno davvero e in che ordine”. Tradotto, vuol dire che “da operaio non hai la possibilità di farti uno schema di lavoro, spesso ti ritrovi 10 metri più avanti, di fatto invadendo la postazione di altri colleghi, e senza aver finito le operazioni che dovevi fare”. Questo genererebbe una sorta di caos. A ciò ci aggiunge la velocità delle linee, “oltre 400 a turno”. Ed eccoci al concetto di saturazione, che è il carico di lavoro per ogni unità produttiva. “Di questo passo siamo già oltre quanto immaginavamo lo scorso anno, fino a che punto arriveremo e chi ne pagherà le spese se non noi?”, si chiede.
E intanto sindacati “elogiano se stessi per il lavoro svolto”.
A sentire Angelo, nell’assemblea della scorsa settimana più arrivavano richieste di aiuto da parte di quei pochi operai presenti, più i delegati e i membri delle segreterie rispondevano dicendo che “su questo non possiamo rispondere ma vi assicuriamo che dal 2024 si produrranno 4 nuovi modelli elettrici e non si perderanno posti di lavoro”. Più qualche operaio chiedeva chi dovrà produrre le auto del futuro, “400mila all’anno” a partire dal 2024, visti i 1000 licenziamenti con incentivo, e più i sindacati rispondevano con la formula di rito: “L’azienda richiede sacrificio”.
“C’è chi ha perso 3 chili in un mese al montaggio”.
Angelo si sente affranto e mortificato. “Ero andato all’assemblea perché credevo ancora nella possibilità che la voce operaia fosse ascoltata, invece sono ritornato a casa con meno certezze di quante non ne avessi prima”. Alcuni di noi volevano essere rassicurati che in futuro la “saturazione”, cioè i carichi di lavoro non aumentassero ulteriormente. “E invece stiamo diminuendo come lavoratori sulla linea ma produciamo le stesse auto di prima, vuol dire che ciascuno di noi da alcuni mesi produce un pezzetto di più”. Ma se davanti alla richiesta precisa che non vengano aumentati ancora di più i ritmi ti senti rispondere dal sindacalista che “questo non dipende da noi, non possiamo dirvi niente”, allora qualcosa non va. “Se chi mi tutela, non sa fornirmi queste risposte e si vanta per l’ottimo lavoro svolto e per aver salvaguardato i posti di lavoro per il 2024, allora non c’è dialogo e devo pensare che andrà sempre peggio”, aggiunge, affranto, Angelo. “In alcune aree del montaggio da qualche mese, quando si lavora, è un delirio – conclude – qualcuno mi dice di aver perso 3 chili solo da novembre a gennaio a furia di correre dietro alla nuova linea che gira col mix produttivo. Chi ha qualche anno in più non regge”.
Comments Closed