Dalle morti sul lavoro, al salario povero, alla guardia dormiente, un operaio ragiona sulla realtà della situazione sociale in cui siamo costretti a vivere e i primi passi sulla strada per rovesciarla.
E come un martello, incalzante, assillante, tutti i giorni ininterrottamente, quattro volte al giorno metodicamente … schiacciato, schiacciato, … bruciato … , caduto, caduto, …. folgorato …, schiacciato, caduto, folgorato, bruciato, avvelenato … CHI? Operaio, operaia, operaio, studente, operaio, operaia……
Qualcuno potrebbe pensare che queste frasi appena lette sono tratte da qualche opera letteraria o cinematografica, da una fiction, da un mondo che trasforma ogni denuncia in spettacolo, invece siamo di fronte ad una realtà riportata quotidianamente, ma riferita in modo da cancellare metodicamente le responsabilità, utilizzando il solito generico impegno di facciata ad affrontare il problema della sicurezza sul lavoro, quello che viene propagandato dalle istituzioni, non ultimo da Mattarella in occasione della giornata sui morti del lavoro, dalla sinistra, feudo oggi incontrastato di una borghesia, pseudo-combattiva quando è all’opposizione e paurosa e servile quando è al governo, fino alla guardia “dormiente” cioè il sindacato , il quale si agita nelle situazioni drammatiche con qualche giravolta verbale, chiedendo e richiedendo di volta in volta astrusità per poi ritornare allo stato descritto poc’anzi, una guardia dormiente.
Uomini, donne e ragazzi sempre di più sacrificati nella società attuale ad un disegno precostituito, nella quale i padroni hanno uno scopo ben preciso, il profitto ad ogni costo. Uno degli ultimi è un quarantenne operaio marocchino nel mantovano caduto dal muletto, mentre scaricava veniva schiacciato da un camion che sopraggiungeva. Pochi giorni fa era toccato a Nicoletta in una vetreria in provincia di Piacenza alle 3 di notte, quando una lastra di vetro l’ha schiacciata tra il nastro trasportatore e il macchinario senza che nessuno siaA potuto intervenire, poi in provincia di Torino mentre operava in un magazzino di tubi ,veniva travolto e ucciso Mosthafa. Cinquantanni lei e quarantuno lui, sono il sacrificio quotidiano, in questo caso nel ricco e progredito Nord, a cui gli operai spinti dal padrone di turno, con i ritmi elevati, la razionalizzazione degli occupati, l’evasione parziale o totale dei sistemi di sicurezza, devono sottostare per soddisfare la crescente fame di denaro nella giungla delle quote di mercato, le quali con l’avanzare della crisi e con una incontrollata inflazione si riducono sempre più. E poi con l’aggiunta della totale rinuncia a difendere il salario e con i diritti ridotti a gesti caritatevoli o addirittura messi da parte dalla guardia dormiente per non creare scossoni al dialogo permanente, simbolo della concertazione, gli operai restano soli a difendersi e in molti casi a soccombere come individui sempre più schiacciati dalle litanie prodotte da un sistema economico, politico, culturale oramai vetusto e dai fatti descritti quasi immutabile.
Ne abbiamo avuto l’esempio a settembre, nell’ultima giravolta ai tavoli del potere, quando si è seduta la vecchia accozzaglia post fascista, con i suoi atti economici di facciata, pseudo-nazionalistici, ma strutturati per una stantia borghesia padronale che sa di liberi tutti, infatti flat tax, condoni sulle tasse non versate, controlli fiscali più velleitari e poi ci sono gli atti legislativi improntati al ripristino delle condizioni anti-dissenso in vigore negli anni bui della repubblica, modificati in parte con le lotte operaie e ultimamente ripristinati con lo stesso piglio censorio da Salvini nel primo governo Conte che sono i decreti sicurezza che colpivano i presidi operai, le proteste studentesche, gli immigrati e attualmente viene riproposto con decreto legge un fac-simile, definito decreto anti rave, un insieme di norme che colpiscono il largo dissenso di uno strato suburbano della società, ma spulciandolo all’interno riporta come i precedenti il classico confronto tra parole da una parte e manganello “firmato” dall’altra parte. E per ultimo una rigida normalizzazione culturale con il recupero di forti “posizioni identitarie”, così si chiamano oggi le posizioni di matrice fascista che furono destituite e destrutturate dalle lotte partigiane e adesso vengono inserite dal governo dove ci sono occasioni per ripristinare privilegi economici e vincoli religiosi.
Con questo essi pensano forse di rafforzare il consenso ricevuto dalle urne, che questo modus operandi sia nelle aspettative di una volontà popolare o diciamo maggioritaria o forse qualcuno in più, la quale voglia il rispetto delle leggi, un rispetto fatto di fermezza e coerenza politica, ma già il ceto politico collocato ai cosiddetti posti di “combattimento” è tutto all’infuori di gente rispettosa delle leggi, coerenza politica, ecc. Io invece penso che la volontà popolare a cui saranno costretti a rispondere è quella di dover garantire a tutta questa gente che è stata colpita dalla pandemia, colpita dalla inflazione, colpita dal cari bollette, un salario, un salario per poter vivere. Dunque gli ultimi salariati a basso reddito che li hanno votati con questo voto hanno chiuso il cerchio, se al prossimo giro non viene dato quello che è stato promesso e siccome per molti è stata l’ultima spiaggia, il prossimo passo è quello più importante, quello di non andare a votare aumentando l’esercito di chi ha deciso di stare fuori dal gioco.
E con questo qualcuno potrebbe dirmi di chiudere, potrebbe rimproverarmi di essere approssimativo e inconcludente, il che mi trova totalmente d’accordo, però mi è servito per agganciare il come fare per reagire e organizzare la difesa della propria vita, a rischio ogni giorno che si va in fabbrica, la difesa del salario , manomesso da astrusi algoritmi e la difesa di tutti quei diritti, che davano la spinta per uscire dalla schiavitù del lavoro salariato provando a conquistare una posizione dominante nella società abiurando ogni forma di sfruttamento. La prima fase passa sempre dall’organizzazione nelle fabbriche, da come si affronta il padrone che hai di fronte, da come reagisci ai soprusi, da come non ti lasci influenzare dalle posizioni sindacali non risolute e per finire, bisogna sempre non dare mai nulla per scontato.
Un operaio della INNSE
Comments Closed